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Sempre più irritata, la presidente di Mondadori e di Fininvest, Marina Berlusconi, affida ad una nota la sua ennesima, ma questa volta più che mai secca, smentita alle ipotesi e ricostruzioni giornalistiche che da qualche giorno la vorrebbero intenzionata a scendere in politica e succedere al padre nella guida del Pdl/FI. Insomma, nessun passaggio di consegne, né da Marina alla sorella Barbara per la guida delle aziende di famiglia, né da Berlusconi alla figlia.

Ma, questo l’unico obiettivo sortito da chi ha tutto l’interesse a creare scompiglio e ad alimentare la divisione interna al Pdl con la prospettiva di una nuova leadership della rampolla Berlusconi, un’improvvisa impennata per i titoli di Mondadori che sarebbero accresciuti dell’1,45% e di Mediaset cresciuta dell’1,58%. Eterogenesi dei fini. L’ipotesi dell’impegno politico della presidente della Mondadori è stato d’altronde smentito anche dal “comandante dell’Esercito di Silvio”, Simone Furlan, che nega di aver mai sentito parlare di Marina nel corso di un aperitivo seguito all’ultimo Ufficio di presidenza cui ha partecipato.

“Per la politica ho grande rispetto - ha spiegato Marina Berlusconi - ma amo moltissimo il mio lavoro e le aziende nelle quali sono impegnata da ormai oltre vent'anni. Questo è il mio passato e il mio presente, e questo sarà anche il mio futuro. Vi prego di prenderne atto”. Tutti messi a tacere? Vedremo. L’interregno tra gli scenari di successione delineati dalla stampa e la ferma smentita da parte della presunta erede politica di Berlusconi, però, è intanto servito a delineare una mappatura dell’accoglienza che nel Pdl questa eventualità avrebbe suscitato.

Dal favore tutto teorico della Gelmini, ad un impegno di una donna che “ha mostrato coraggio e determinazione alla guida delle aziende e che, anche a giudizio dei dirigenti del partito, sarebbe una candidatura molto forte”, fermo restando che “il Cavaliere resta il leader”, alle tiepidissime reazioni del vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, che, in vista del confronto con il centrosinistra, non esita ad invocare comunque le primarie come strumento decisionale della leadership del Pdl/FI.

Di fronte all’ipotesi di ingresso della figlia del Cavaliere, dunque, regge a fatica anche il clima di compattezza finora tenuto dai fedelissimi. Anche se, chi realmente è stato piagato a più miti consigli sono gli alfaniani che, a malincuore ma col pessimismo della ragione, colgono il pericolo di una rottura col Cavaliere e dell’abbraccio pericolosissimo fornito loro dalla grande stampa ossessionata da Berlusconi.

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, si è cautelato dietro un farisaico e prudentissimo: “Marina rinuncia a cosa che non c’è poiché nessuno di noi ha messo in discussione la leadership del presidente Berlusconi, nessuno di noi vuole una scissione”. Che si legge: nessuno dei diversamente berlusconiani può permettersela, tanto che quando Lupi afferma che “Berlusconi è votato ancora da milioni di italiani e non c’è alcuna gara a chi è più lealista a riconoscerne la leadership”, nella sua testa preme la consapevolezza che chiunque ricopra un incarico o un ruolo nel Pdl è per la semplice ragione di aver contato sul traino di questo fantasma che seguita ad imperversare di nome Silvio Berlusconi.

Lo stillicidio di voci è, insomma, tanto mirato ad un avvelenamento del clima e a creare divisioni all’interno de centrodestra quanto controproducente. Parricidio da parte di Alfano rimandato, dunque? Intanto qualcuno forse ricorderà che se è vero che Crono evirò suo padre, ciò per cui è sempre citato e a cui deve la sua fama è l’essersi pappato i suoi figli. Ne sopravvisse uno solo, gran tombeur de femmes. Un’ ulteriore, nuova sfida attende Alfano. Che si richiuda, in modo farsesco, il cerchio?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:49