Ma la vera emergenza è la governabilità

Sempre in bilico tra proseguire le larghe intese ed andare rapidamente ad elezioni anticipate, l'Italia si trova perennemente alle prese con uno dei suoi principali problemi politici: la governabilità. Governabilità che costituisce una delle conditio sine qua non per convincere i finanziatori del nostro colossale debito pubblico a non fuggire a gambe levate. Molto in soldoni, i mercati e gli analisti internazionali non possono guardare con fiducia ad un sistema democratico che, soprattutto in caso d'emergenza, non sia in grado di adottare tutta una serie di misure impopolari che la situazione del momento impone.

E sotto questo profilo la citata governabilità fa assolutamente rima con stabilità, ossia la capacità per una maggioranza politica di restare in piedi anche a seguito di decisioni di particolare gravità. Decisioni che, per la cronaca, l'esecutivo in carica si e’limitato ad annunciare, accontentandosi -come ci ricorda il direttore dell'Opinione- di accordicchi al ribasso sulle questioni più urgenti.

Ora, al di là delle particolari caratteristiche di un Paese eterogeneo come il nostro, è indubbio che senza una legge elettorale che garantisca esecutivi di legislatura non si va molto lontani. Sicuramente non andiamo da nessuna parte con l'attuale porcellum, di cui tutti dicono di volersi liberale ma che, ciononostante, ha resistito a governi di vario orientamento. Anche perché la prerogativa di nominare i parlamentari fa gola ai vertici di tutti i partiti, compresi quelli che vorrebbero rivoltare il mondo a colpi di utopia.

Di fatto, attualmente non v'è forza politica - tranne gli "uomini nuovi" del M5S- che non ponga al centro del suo impegno l'esigenza di superare l'attuale legge elettorale, eventualmente cercando di superare lo scoglio costituzionale di un bicameralismo che, attraverso il diverso meccanismo elettivo delle due Camere, condanna il sistema ad una sostanziale ingovernabilità. Ma posta da tutti la questione sul piano generico, non mi sembra che sul tappeto vi siano serie ed articolate proposte con cui uscire da questo imbarazzante e pericoloso empasse. Neppure il governo Letta, sempre più incartato in meschine logiche di sopravvivenza, si spinge oltre l'enunciato dei soliti auspici di facciata.

 Eppure, almeno sul piano della legge elettorale, ci si aspettava qualcosa di molto più concreto dalla maggioranza delle larghe intese. D'altro canto se pure una grande coalizione dovesse fallire nel tentativo di riscrivere le più elementari regole del gioco democratico, questo reppresenterebbe l'ennesima dimostrazione di un Paese irriformabile oramai alla deriva.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:05