La responsabilità civile dei magistrati

Il giudice di Berlino si è trasferito a Bruxelles. Ed ha stabilito che la legislazione italiana è in netto contrasto con quella europea sulla questione della responsabilità civile dei giudici. Perché tutela totalmente i magistrati e scarica le conseguenze degli errori o delle omissioni compiute dalle toghe nell'esercizio della funzione sulle sole spalle dei cittadini. Ora, il tema della responsabilità civile dei giudici non è una invenzione del giudice di Bruxelles.

Nel nostro paese si discute da tempo innominabile della necessità di infrangere il consolidato tabù della irresponsabilità dei magistrati e non certo in nome di una presunta volontà punitiva nei confronti della categoria ma della credibilità e del funzionamento della giustizia, della parità dei cittadini di fronte alla legge, del loro diritto di vedersi risarciti in caso di errore e del regolare funzionamento del sistema democratico. Nel 1987, un referendum votato a stragrande maggioranza dagli italiano ha chiesto una diversa regolamentazione della responsabilità civile dei giudici.

Ma le battaglie dei radicali, che avevano promosso il referendum, e dei garantisti di tutti gli schieramenti politici che si erano e si sono sempre battuti per una 'giustizia giusta', non di casta e che per troppo tempo è stata garantita da una autonomia ed una indipendenza identificata con l'assenza di responsabilità, si sono sempre infrante contro la resistenza della lobby dei magistrati che ha avuto nella sinistra giustizialista e in alcuni settori forcaioli e manettari della destra italiana dei validissimi e pugnaci alleati. La volontà popolare espressa attraverso il referendum è stata dunque disattesa e addirittura irrisa e grazie alla infrangibile irresponsabilità di casta alcuni magistrati hanno tentato di condizionare la vita politica ed istituzionale del paese.

 Tanto da spingere l'intera categoria ad assumere progressivamente la consapevolezza di status di intoccabilità, sempre e comunque al di sopra di ogni altro cittadino della Repubblica. Ora, però, che a parlare è la tanto così determinante Europa, è pensabile un raddrizzamento dell'anomalia italiana? Immaginare che la decisione europea cancelli in un colpo solo un fenomeno degenerativo che va avanti da più di due decenni è illusorio.

 Il nostro è paese di tetragoni interessi di casta e categoria e le resistenze che hanno creato il tabù non cesseranno, al contrario, come sempre in occasione di qualsiasi turbativa che minaccia di incrinare il sistema di potere, di qualunque 'classe', diventeranno sempre più determinate.

Non solo dalla lobby dei magistrati ma anche dal sistema mediatico che ha sostenuto il tabù dell'intoccabilità dei giudici allo scopo di preservare i propri editori dal rischio di finire nel tritacarne giudiziario. Chissà come mai ieri l'indipendente Corriere della Sera ha nascosto chirurgicamente la notizia della decisione della Commissione europea. Dimostrando agli sguardi più attenti che la grande stampa che si dichiara libera in realtà, fiancheggi puntualmente la lobby irresponsabile.

 Come faranno ora che è' in corso, però, anche un nuovo referendum sulla responsabilità civile dei magistrati? Molte battaglie sono state perse anche per l'evidente boicottaggio e per responsabilità parlamentari (il cd ha colpe notevoli) ma la guerra non è ancora finita! E la speranza di una giustizia non di casta o di parte ma semplicemente giusta è sempre viva.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:07