
Tornato dalle vacanze trascorse nella mia meravigliosa quanto derelitta terra natia, la Calabria, trovo Roma che tanto amo, messa peggio di quando l’ho lasciata, e non per le inutili performances del ciclista Marino ma per la pervicacia del Cavaliere nell’appoggio al Governo Letta, che, oltre alla totale inutilità nei confronti dei martoriati italiani, si è distinto negli ultimi giorni per il comportamento truffaldino, utile per abolire l’odiosa Inu, solo per il 2013, e per gabbare il Popolo della libertà. Ma gli italiani da sempre un po’ distratti non sono più disposti ad essere presi in giro un giorno sì e l’altro pure dai soliti politici, specie se sono democristiani da sempre. È davvero agevole constatare, individuando nell’attuale compagine governativa, i ministri e i sottosegretari, che la loro appartenenza politica da sempre contraddistinta dal compromesso e dal linguaggio solito, il politichese, è in perfetta sintonia con l’attendismo e la presa in giro.
Faccio dei nomi: primo fra tutti l’attuale Premier, poi Franceschini, Zanonato e qualche altro che adesso mi sfugge, per il Partito democratico; il chierichetto Alfano, il ciellino Lupi, il trasformista Mauro e altri, per rendersi conto che l’Italia è tornata indietro di oltre vent’anni e che la promessa liberale nella quale la maggioranza degli italiani ha tanto creduto sembra essere svanita nel nulla. Nel mentre abbiamo assistito a fatti che definire preoccupanti è poco. Il leader del Pdl è stato condannato in via definitiva per una presunta frode fiscale alla pena della reclusione per oltre quattro anni e alla conseguente pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, con le ovvie conseguenze del caso che tutti sappiamo.
Poiché tale condanna rappresenta il penultimo atto della guerra tra il potere esecutivo, gestito per la maggior parte del tempo da Berlusconi, e l’ordine giudiziario - caratterizzato da un accanimento senza precedenti durato più di vent’anni e in coincidenza con la discesa in politica del Cavaliere che aveva distrutto la gioiosa macchina da guerra del comunista Occhetto - i cattocomunisti non vogliono perdere l’occasione della vita. Ma il Cavaliere che è tuttora amato dalla maggioranza degli italiani, nonostante i suoi tanti errori e le mancate promesse, dopo l’eliminazione dell’avversario per via giudiziaria, stretto nella morsa Gianni Letta-Napolitano, esita a prendere la decisione più utile per la salvezza sua e dell’intero Paese, stremato da balzelli e bollette, nonché vessato dal sistema bancario sempre più famelico.
La decisione è una e una sola: tornare al voto il più presto possibile. Se è vero che la decisione di sciogliere le Camere spetta esclusivamente al “monarca” Napolitano, che, per evitare il ricorso alle urne, ha pensato bene di nominare senatori a vita quattro illustri personaggi, comunque ostili al Cavaliere, per dar vita a una maggioranza diversa. Il comunista asceso al colle dei re e dei papi dovrebbe ricordarsi di essere stato il primo responsabile del vulnus alla democrazia operato con il governo guidato dal tecnocrate, massone, Mario Monti, nominato prima senatore a vita non si sa per quali meriti, e porvi rimedio restituendo agli italiani la facoltà di scegliere da chi essere governati. In ogni caso, come ho potuto constatare durante la manifestazione di via del Plebiscito, alla quale ho assistito indotto da tanti miei illustri colleghi che, come me, non riescono a comprendere l’atteggiamento attendista del Cavaliere, nulla di serio e concreto potrà mai accadere se attorno a Berlusconi vivono e vegetano alcuni personaggi che riescono a tarpargli le ali, costringendolo a mantenere in piedi un Governo inutile e quanto mai dannoso per gli interessi della popolazione.
In molti si chiedono, che cosa avrà da spartire Berlusconi con Gianni Letta se non la speranza di ottenere da Napolitano una grazia che, chi ha un minimo di dignità, non impiegherebbe un attimo a rimandare al mittente. Ma è inutile sperare in qualsivoglia provvedimento di clemenza, posto che Napolitano è stato cresciuto a pane e salsiccia nel rispetto delle storiche feste dell’Unità e si è imbevuto della dottrina leninista-stalinista del “mitico” Togliatti. Per battere questo tipo di avversario politico non è sufficiente il governo delle larghe intese, piccolissime a dire il vero, posto che la distanza tra i due partiti è abissale e incolmabile. Solo noi italiani, quelli veri, quelli del Risorgimento e dell’amore per la Patria, possiamo, come spesso è avvenuto, salvare l’Italia e con essa anche Berlusconi, a condizione che il Cavaliere si liberi una volta per tutte dei tanti mestieranti della politica dai quali è circondato.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:46