
Durante la mia vita professionale ed istituzionale sono stato, forse al di là dei miei meriti, più volte onorato, ma tutt’oggi insieme ad alcuni magistrati di grande valore, faccio parte del Giurì deontologico di Farmindustria, ragione per la quale partecipo ogni anno all’assemblea apposita. L’altro ieri ero al Capranica e ho potuto ascoltare con interesse sia l’intervento mirato e puntuale dell’attuale presidente, sia gli interventi di natura politica ed istituzionale riguardanti il settore farmaceutico. Avrei voluto tanto presenziare al convegno indetto dalla prestigiosa testata che pubblica i miei articoli e per rendere omaggio a un grande giornalista come Arturo Diaconale, che dà lezioni quotidiane di giornalismo a chi svolge la professione senza la libertà ed indipendenza che la dovrebbe caratterizzare. Impegni professionali presi da tempo me lo hanno impedito, ma sin da adesso voglio aderire con entusiasmo a tutti i temi della riunione primo fra tutti quello riguardante le riforme istituzionali.
Raccomando al mio Amico Guzzetta di insistere sulla riforma dello Stato di tipo semipresidenziale quanto mai indispensabile per fare dell’Italia quel Paese che deve primeggiare non solo in Europa ma anche nel mondo, ricordando che, dopo la martoriata Grecia, la civiltà nel mondo è stata portata da Roma, le cui vestigia non debbono essere strumento solo di risorse economiche e pure scarse, bensì occasione per dimostrare che la Gens Italica ha civilizzato i barbari, i Galli, gli Unni, i Vichinghi i Germanici e chi più ne ha più ne metta. Il mio può essere interpretato come un nostalgico discorso patriottico, ma così non è, sol che si faccia per un attimo riferimento ai grandi uomini, scienziati, artisti e finanche statisti il cui esempio nulla ha a che vedere con i protagonisti tutti e non solo politici del nostro tempo, fra i quali spiccano, pensate un po’ i vari Bersani, Renzi da una parte e Cicchitto, Gasparri e Lorenzin dall’altra. A proposito dell’attuale ministro della Salute, mercoledì ho sentito cose da fare inorridire per la loro inconsistenza i partecipanti all’assemblea di Farmindustria.
Mi ha tanto ricordato il modo di esporre gli argomenti all’ordine del giorno da parte di un vecchio ministro democristiano, ma non con l’abilità che gli appartenenti allo scudo crociato avevano. Il Governo si è insediato e sta lavorando alacramente per assicurare la tutela della Salute, con quali mezzi non importa. L’importante è che duri anche se non fa nulla di concreto per la gente. Chiaro era l’imbarazzo del presidente della prestigiosa associazione superato dal solito complimento per le fatue promesse fatte. Mentre si parlava di innovazione e ricerca in un campo davvero strategico, è intervenuto Zingaretti che era preoccupato di evidenziare il commissariamento del settore che dura da sette anni.
Basta, davvero basta, la gente è stanca di promesse non mantenute e di rinvii e di vedere sempre sul proscenio i mestieranti della politica, a tal punto di legittimare il Capo dello Stato ad assumere provvedimenti che non gli competono, in surroga a chi dovrebbe prenderli. Raccomando infine la riforma dell’Ordinamento giudiziario che è certamente, non forse, l’emergenza maggiore in modo da non consentire a chi amministra la giustizia la libera scelta della trattazione dei processi, penali, civili, amministrativi e tributari con ritardi e tempi insopportabili che sono forse la causa principale del mancato interesse degli stranieri ad investire in Italia. Condivido infine il pensiero del mio amico e collega, Carlo Priolo, circa il davvero ridicolo sostegno al Cavaliere da parte dei legionari del partito che non esiste più.
Il Cavaliere ha bisogno del sostegno morale della maggioranza del popolo italiano che tornerà a votare ad una sola indefettibile condizione, il mantenimento delle promesse tutte, che lo ricordo a tutti sarà sempre ostacolato da chi vede in Berlusconi l’unico ostacolo da eliminare per tener salde le leve del potere che non è mai riuscito ad esercitare. Le larghe intese volute dal Monarca Napolitano e da Berlusconi si stanno dimostrando ogni giorno che passa un modo davvero strano di stare insieme, quello della costante contrapposizione politica tra due modi totalmente diversi di amministrare la cosa pubblica e non solo.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:06