A La7 va in onda il collettivismo d'antan

Dopo l'abbandono di Nicola Porro del talk "In Onda", condotto a lungo insieme a Luca Telese, il tasso di sinistrismo collettivista de La7 sta diventando ancor più imbarazzante. Tra tg e programmi di approfondimento, l'emittente controllata da Cairo Communication sembra voler rinverdire i fasti di Radio Onda Rossa . Oramai i vari spazi di discussione politica, oltre ad essere condotti da personaggi affetti da statolatria, si sono trasformati in una sorta di salottini radical chic nei quali domina quasi incontrastato il pensiero unico progressista, con tutte le sue fallimentari varianti.

Tra questi ultimi mi ha colpito la prima puntata della versione estiva del mattiniero "Coffee Break", dedicato alla questione spinosa della disoccupazione crescente. Ebbene, dopo aver introdotto l'argomento con un servizio in cui si faceva un parallelo tra le proteste operaie di oggigiorno e quelle del 1968, riportando brani di un documentario dell'epoca realizzato dal regista comunista Gregoretti, ho assistito con un certo disappunto al sermone di uno degli autori della medesima trasmissione: il giornalista e scrittore romano Ivo Mej. Ebbene, il nostro ha prima sviscerato una lunga sequela di dati, ovviamente negativi, sul fronte dell'occupazione -con il tipico atteggiamento livoroso di chi, aspettandosi ogni beneficio dallo Stato burocratico, punta il dito contro la politica-, concludendo il suo intervento in modo a dir poco surreale. Dopo aver citato un auspicio di natura redistributiva di Susanna Camusso, lo stesso Mej ha addirittura tirato fuori dal polveroso armadio della storia nientemeno che Antonio Gramsci, incona della sinistra buona per tutte le stagioni.

Riportando la notizia di un parco statunitense dedicato alla memoria del fondatore del Partito comunista d'Italia, poi divenuto Pci, costui si è addirittura rammaricato di dover prendere atto che proprio nella patria del capitalismo ci giunga questa postuma lezione di comunismo. Da ciò si deduce, tornando al tema della disoccupazione, quale siano le ricette che Ivo Mej auspichi vengano adottate sul fronte caldo del lavoro. Più Stato e più tasse per tutti, con buona pace di chi ambirebbe ad una informazione un po' meno sdraiata sulle tesi di un collettivismo strisciante che ci sta portando inesorabilmente verso il baratro.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:46