La garanzia dell'equità dei sacrifici /2

La vicenda ha avuto sviluppi. Nella prima pagina del "Corriere della Sera" del 13 giugno 2013 si legge un buon articolo di Michele Ainis, che così si conclude (a pag. 34): «Se il Parlamento vuole, se il Governo lo decide, la tassa sule pensioni (e sugli stipendi) d'oro si può ripristinare da domani. Però per tutti, senza distinguere tra lavoratori pubblici e privati. E, magari, questa volta, con un po' di raziocinio, dal momento che la discriminazione era figlia di una normativa caotica e convulsa, con leggi abrogate ancor prima d'entrare in vigore, con una raffica di decreti non convertiti oppure emendati in corso d'opera. Calma e gesso, per favore». Ciò che Ainis non si chiede, per carità di Patria, è perché il Legislatore, in una materia tanto rilevante e socialmente "scottante", abbia legiferato in modo caotico e convulso.

Quasi qualcuno sollecitasse implicitamente l'intervento sanzionatorio della Corte Costituzionale. Sempre per carità di Patria, Ainis non dice che si tratta di sentenze che non brillano per chiarezza e sono scritte con un linguaggio grigio e burocratico, come se le Corte stesse compiendo un noioso adempimento. Né mi sento di condividere la critica che Ainis muove a Giorgia Meloni, colpevole, a suo dire, di essersi infiammata senza ponderare abbastanza l'argomento. In realtà, in casi come questi, la reattività dei parlamentari che hanno a cuore l'esigenza dell'equità è auspicabile e sempre benvenuta. Qualunque sia la loro parte politica. Perché ci sono tanti sabotatori interni che operano per svuotare ogni intervento legislativo in materia; sabotatori che si appigliano a tutto, anche al principio di eguaglianza. Ora occorre che il Parlamento ed il Governo si muovano davvero.

Altrimenti, dalla declaratoria di illegittimità costituzionale, discenderà come conseguenza che gli interessati avranno titolo per chiedere la restituzione di quanto hanno versato in più. Sprecare risorse per questa finalità sarebbe intollerabile; con buona pace di quanti hanno già iniziato a festeggiare (perché convinti egualitari, si intende...). Inoltre, le pronunce della Corte Costituzionale hanno squilibrato i conti pubblici, sottraendo risorse già contabilizzate in bilancio fra le entrate. Un Governo doverosamente attento ai conti pubblici non può non adottare il necessario intervento riequilibratore.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:01