Perchè aderisco all'iniziativa

Mi sembra molto interessante l'iniziativa di costituire una "Comunità de L'Opinione". Aderisco volentieri a questo interessante tentativo di realizzare una carta d'intenti liberale con lo scopo di «far uscire il Paese dalla crisi che l'opprime». In particolare, mi sento di sottoscrivere in toto il punto in cui si sostiene l'esigenza di una «riforma dello Stato sociale per smantellare le inutili e pesanti sovrastrutture burocratico-assistenziali». Poiché ciò rappresenta a mio avviso una "conditio sine qua non", spesso glissata ad arte dai tanti presunti liberali della nostra politica di Pulcinella, senza la quale nessun rilancio del sistema nel suo complesso si potrà mai realizzare. Se infatti assumiamo per valida la relazione tra il mancato sviluppo e la presenza di un eccesso di spesa pubblica, di burocrazia e - conseguentemente - di tassazione, un progetto di ripresa economica e sociale non potrà prescindere da una riduzione significativa del perimetro pubblico.

Dato che per produrre e competere occorre innanzitutto lavorare sul rapporto qualità/prezzo, è ovvio che se i costi fiscali, burocratici e infrastrutturali restano agli attuali, proibitivi livelli le aziende italiane saranno costrette ad operare con una sempre più insostenibile palla al piede. Nel contempo, all'interno di uno Stato che intermedia il 55% delle risorse e che esercita un controllo opprimente sulle imprese, è totalmente scoraggiata la libera iniziativa. E da questo punto di vista non ci sono scorciatoie europee che tengano. Non si può più ingannare il popolo raccontando, come sta avvenendo in modo trasversale un po' in tutti i partiti, che possiamo riprendere a crescere lasciando inalterato l'attuale peso della mano pubblica, magari convincendo i nostri partner e la Bce ad usare la leva monetaria per farci uscire dai guai. In Italia il collettivismo strisciante che va sotto il nome di welfare all'amatriciana sta sempre più squilibrando il sistema Paese, incentivando quote crescenti di cittadini -soprattutto nelle regioni meno sviluppate- a cercare rifugio sotto l'ombrello dello Stato assistenziale e burocratico. Uno Stato leviatano che tutti dicono di voler cambiare ad ogni campagna elettorale, ma la cui inesorabile espansione nessuno è riuscito a bloccare. La prossima spada di Damocle dell'Iva al 22% sta li a ricordarcelo.

Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 10:43