Attenti ai talebani della sinistra italiana

La vicenda dell'elezione del Capo dello Stato, conclusasi con una sorta di voto di salvataggio in extremis, ha rivelato per l'ennesima volta la presenza all'interno del Partito democratico di due anime del tutto inconciliabili tra loro. Grosso modo, da una parte vi sono quelli che vorrebbero proiettare codesto residuato bellico del comunismo all'amatriciana in una dimensione civile, interpretando il ruolo di una moderna socialdemocrazia, e dall'altra parte troviamo i cosiddetti talebani di un radicalismo intollerante, pronti a dare fiato ad ogni forma di protesta presente nella società. Ed in tale tale frangente ha chiaramente prevalso la prima componente la quale, molto aiutata dalla paura di tornare in breve tempo alle urne, ha messo nell'angolo la variegata ala massimalista, facendola malamente risvegliare dal sogno di realizzare la folle utopia di un governo coi grillini.

A mio avviso questa operazione concretezza, che quasi certamente porterà ad un esecutivo del presidente, era già da tempo nella testa della maggioranza dei democrat, solo che realizzarla di primo acchito li avrebbe esposti ad un fuoco incrociato di critiche giudicato insostenibile. Tuttavia, dopo aver dato l'impressione al Paese di aver tentato tutte le strade pur di non realizzare le famigerate larghe intese, ora possono spendersi l'unica carta che hanno per non andare rapidamente a casa con l'atteggiamento di chi è costretto muoversi sulla base del supremo interesse nazionale. Interesse nazionale incardinato nuovamente sulla ancor molto spendibile figura di Giorgio Napolitano. Ora, a prescindere da come si evolverà questo difficile e complesso momento politico, è sperabile che tutto ciò sfoci nella nascita di una sinistra finalmente presentabile, la quale riesca finalmente ad emarginare la summenzionata componente talebana. Un passaggio che le incursioni del ministro Barca e, soprattutto, l'opa annunciata da Vendola sul Pd tenderanno indirettamente a favorire.

D'altro canto, una forza progressista veramente intenzionata a fare i conti con la realtà, uscendo del tutto dalla contrapposizione del nulla basata sull'antiberlusconismo, costringerebbe pure il fronte opposto a presentare una destra diversa, scevra da quell'evidente eccesso di demagogia e populismo che la caratterizza da tempo. E tutto questo all'insegna di un cambiamento politico che possa scongiurare la presa del potere da parte del sempre più esteso fronte della protesta. Un cambiamento che, repetita iuvant, non può prescindere da una decisa riduzione del peso complessivo dello Stato e conseguentemente delle tasse, creando i presupposti di una ripresa economica non effimera.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:43