Inizia il declino del Movimento 5 Stelle

È iniziato il declino del Movimento5Stelle. I risultati delle elezioni in Friuli sono eloquenti: da primo partito che in Regione a febbraio aveva ottenuto il 27,7% alla Camera, M5S è sceso al 19,2% perdendo otto punti. La drastica flessione del movimento di Beppe Grillo nel Friuli non è che la prima fuoriuscita di consensi che ben presto rappresenterà un'emorragia sul piano nazionale per la  ben confezionata bolla grillina. E il calo può ascriversi soltanto in parte al fallimento di M5 nella partita del Quirinale.

Ad una lettura anche superficiale dei dati sulle quirinarie, cui ha, oltretutto, partecipato un misero attivista su due, è evidente che i 4.677 voti accordati dai grillini a Stefano Rodotà, per la cui mancata candidatura al Quirinale M5S ha organizzato la manifestazione di piazza  davanti a Montecitorio a difesa del "candidato scelto dagli italiani", rappresentano un decimillesimo del corpo elettorale italiano. La matematica o svela l'ingenuità o la malafede. E M5S che, sulla commistione di entrambe, ha cavalcato esclusivamente il rigurgito dell'antipolitica, seguendo la propria inclinazione distruttiva e protestataria, si sta inesorabilmente avviando ad un esaurimento che la spinta visionaria ed innovativa del web, la ventata della partecipazione orizzontale on line che avrebbe dovuto inaugurare una primavera democratica, non sa arrestare perché ora è il momento di scelte obbligate e condivise per il bene del paese. 

Che il movimento di Beppe Grillo stia marciando verso il declino lo dimostrano anche i sondaggi che ritraggono in costante discesa M5S passato, secondo Sky, nelle dichiarazioni di voto al Senato da 23,8% del suo promettente e dirompente esordio sullo scenario politico del paese nelle elezioni di due mesi fa al 22,5% di consensi registrati il 17 Aprile, giorno dell'elezione del presidente della Repubblica, fino al 19,6% di ieri. E per la Camera dal 25,6% delle scorse politiche al 24,2% del 17 aprile all'odierno 21,2%. E non è un caso che un'ulteriore flessione si sia avuta dopo l'esito negativo  negativo di quella manifestazione di piazza davanti a Montecitorio che avrebbe dovuto rappresentare la spallata di M5S al Palazzo e precedere una vittoriosa  manifestazioni contro il Capo dello Stato ma che  Beppe Grillo è stato costretto a disertare, nonostante il timido tentativo di assicurare la sua presenza, spinto dalla consapevolezza che seguitare in questa offensiva contro il presidente della Repubblica sarebbe stato ulteriormente dannoso per il suo movimento.

Così come lo sono stati i mancati applausi di fronte al discorso di altissimo, responsabile e asciutto profilo pronunciato da Napolitano liquidato da tutti i grillini a termine del giuramento come «vetusto», o le stolte dichiarazioni di un loro parlamentare tronfio per aver «regalato il gesto più nobile che un deputato della Repubblica italiana possa donare ai cittadini del proprio territorio... restando a Varese insieme agli attivisti del M5S anziché a Roma ad ascoltare le stronzate dette da Napolitano...», o, infine, quelle pronunciate ieri dal capogruppo al Senato Vito Crimi che per stroncare il discorso del Capo dello Stato ha usato l'aggettivo «politico». A riprova dell'indisponibilità totale e assoluta a pensare ed elaborare una politica propositiva e di contenuti da parte del movimento di Grillo.

Tempo scaduto, però.  Anche l'elettorato più qualunquista e sensibile alla seduzione dei mille e giustificati "no" alle pastoie e agli immobilismi di palazzo, pretende ora una prova di capacità progettuale. Il che per M5S si profila davvero come un problema serio: nati nella piazza, prima reale poi virtuale, e  pasciuti nel caldo ventre della protesta i grillini debbono dar corso ad una impegnativa metamorfosi,  quella che li traghetti dal mondo virtuale a quello reale. Che volenti o nolenti per loro è quello della politica. Attiva. E la strada è una sola: diventare partito di opposizione con capacità di operare all'interno dei quelle istituzioni di cui finora hanno soltanto denunciato le storture ( Napolitano ha ammonito più volte che è la politica a decidere non il web), e nei lavori di commissione in cui saranno chiamati ad assumere posizioni frutto di elaborazione politica. Sfida che, però, è molto insidiosa. Per M5S e per l'Italia. Stando alle premesse metodiche e di approccio alle emergenze ed agli interlocutori di cui ha ampiamente dato prova, M5S condivide la presunzione e la demagogica titolarità del nuovo con tutte le opposizioni oltranziste. Come Sel e l'estrema sinistra, che ci sono ottime probabilità diventi la "portatrice sana" di idee idee e contenuti e, perché no, di apparato dirigenziale, ad un movimento la cui capogruppo alla Camera sta ancora sfogliando gli articoli della Costituzione per scoprire in quale si parla dell'età minima richiesta per essere eletto Presidente della Repubblica!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:43