Le balle di Travaglio su Grasso all'Antimafia

Mercoledì scorso Marco Travaglio ha pubblicato su “il Fatto Quotidiano” un lungo articolo dal titolo «Tutte le bugie di Grasso, il furbo che piace a tutti». In esso Travaglio ci segnala tutte le “balle” che Il presidente del senato ed ex Procuratore nazionale antimafia avrebbe raccontato nel corso della trasmissione “Piazza pulita“. Ha ripetuto le stesse cose giovedì scorso nella trasmissione “Servizio Pubblico” condotta da Santoro. In gran parte si tratta di contestazioni che riguardano decisioni e comportamenti di Grasso nello svolgimento delle sue funzioni di procuratore. Non sta certo a me esprimermi su quelle accuse. Tuttavia Travaglio tra le “balle” che a suo dire sono state raccontate da Grasso in TV include anche le cose da lui dette citandomi, o per meglio dire citando documenti del Csm da me scritti con riguardo al procedimento relativo alla sua nomina a Procuratore nazionale antimafia nel 2005 (allora ero componente del Csm).

Per evidenziare le cose non vere dette a riguardo da Travaglio (se usassi il suo linguaggio direi che sono “balle”) devo ricordare molto sommariamente gli eventi di allora dei quali ho peraltro una puntuale documentazione. Il 12 luglio 2005 la commissione referente del Csm incaricata di valutare le candidature per la nomina a Procuratore nazionale antimafia divise le sue preferenze tra due candidati: tre dei suoi 6 componenti proposero al Plenum del Consiglio di nominare Piero Grasso e tre Giancarlo Caselli. Perché il Plenum del Csm potesse decidere era tuttavia necessario che le motivazione a favore di entrambi fossero sottoposte alla sua valutazione. La motivazione a favore di Grasso fu depositata con sollecitudine ma non quella a favore di Caselli. Il 20 luglio 13 consiglieri chiesero al Vice Presidente di accelerare il procedimento non solo per dare con rapidità un direttore alla Dna ma anche per evitare che la scelta del Csm tra i due candidati potesse essere stravolta da una esecrabile norma, allora in via di approvazione, che era specificamente intesa ad escludere dalla competizione uno dei due candidati e cioè Caselli (prevedeva limiti di età per la nomina che lo avrebbero escluso).

Con lettera del 21 luglio Il Vice Presidente del Csm trasmise al relatore del parere favorevole a Caselli, il consigliere Francesco Menditto, copia della richiesta dei 13 consiglieri sollecitandolo a depositare anche la sua proposta. Questi rispose lo stesso 21 luglio di aver già predisposto la relazione ma di non volerla depositare adducendo motivi di scarsa consistenza, con ciò stesso impedendo che il Consiglio scegliesse tra Caselli e Grasso prima dell’entrata in vigore della legge che avrebbe impedito la partecipazione al concorso da parte di Caselli. Risulta chiaro da queste indicazioni (tutte comprovate da documenti ufficiali del Csm) che le affermazioni contenute nell’articolo di Travaglio non corrispondono al vero sotto vari profili. In primo luogo non è vero che il Vice presidente del Csm considerò la lettera dei 13 consiglieri “irricevibile”, che anzi diede ad essa corso il giorno dopo sollecitando Menditto a depositare la sua relazione con una comunicazione del 21 luglio. In secondo luogo non è vero che il ritardo nella decisione del Csm dipendeva dal fatto che Menditto doveva “ancora stendere le sue motivazioni” perché lo stesso Menditto lo smentisce nella sua lettera del 21 luglio dicendo che erano già pronte. Sono due le principali implicazioni di questi eventi che smentiscono altre affermazioni di Travaglio.

La maggioranza del Consiglio fece di tutto per decidere tra le candidature di Caselli e Grasso prima che entrasse in vigore la legge che impediva la nomina di Caselli. Con la conseguenza che Caselli, se soccombente, avrebbe anche potuto fare ricorso al giudice amministrativo. Contrariamente a quanto dice Travaglio ha quindi ragione Grasso quando afferma che Caselli «se la deve prendere con i colleghi che impedirono la decisione». Rimane ovviamente da capire perché la decisione fu impedita proprio dai consiglieri che erano favorevoli alla nomina di Caselli. Invece di dirvelo con parole mie preferisco farlo citando le recenti dichiarazioni di un magistrato componente del Csm di allora, Giuseppe Fici, che era favorevole alla nomina di Caselli, dichiarazioni che sono citate in un articolo de “La Repubblica” del 25 marzo scorso dal titolo «Caso Grasso, è scontro dentro La 7». Il consigliere Fici ricorda che nel caso si fosse allora votato nel Plenum del Csm «Grasso avrebbe comunque prevalso su Caselli con una prospettiva di almeno 14 voti sicuri».

Poiché Caselli non poteva comunque vincere era, quindi, politicamente conveniente rinviare la decisione a quando la legge che lo escludeva per ragioni di età sarebbe entrata in vigore e far quindi dipendere formalmente la sua esclusione non da un voto del Csm, ma da una iniqua norma di legge che, per bocca dei suoi stessi proponenti, era intesa a discriminarlo. Operazione riuscita in pieno. A tutt’oggi è quella la versione più accreditata e sono sicuro che nessuna prova, come quelle da me date in questo articolo, potranno modificare il messaggio che i consiglieri della corrente di Magistratura Democratica vollero allora trasmettere. Quattro postille. La prima è che la documentazione ufficiale a supporto delle cose che ho qui ricordato è molto più ampia di quella che potevo citare in un articolo di giornale. La seconda: la norma intesa ad escludere Caselli dalla competizione per la Direzione nazionale antimafia è, come allora ebbi a dire al Csm, ripugnante. Almeno su questo sono d’accordo con Travaglio. Terza postilla: quella norma, oltre ad essere iniqua, era anche inutile perché gli orientamenti della maggioranza dei magistrati eletti in quel Consiglio (cioè quelli delle correnti di Unicost e Magistratura Indipendente) erano irremovibilmente favorevoli a Grasso. Quarta postilla: confesso che sarei curioso di sapere se le accuse rivolte da Travaglio a Grasso con riferimento ai suoi comportamenti come Procuratore hanno la stessa veridicità di quelle di cui mi sono occupato in questo articolo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:43