«Ma il Parlamento non governa»

Peppino Calderisi, ex parlamentare del Pdl non rieletto, grande esperto di regolamenti parlamentari e di norme costituzionali, prima di lasciare Montecitorio, formula l’analisi dell’attuale impasse. E individua nelle pretese, espresse dal M5S per bocca del suo prossimo capogruppo al Senato, Vito Crimi, di far funzionare l’attività parlamentare senza un governo e in quelle del segretario del Pd di ottenere un incarico dal capo dello Stato anche senza i voti necessari per la fiducia, le due morse che comprimono e immobilizzano il quadro politico ed istituzionale.

Nell’attuale sistema è possibile che il Parlamento funzioni senza il governo?

La tesi del Parlamento governante che può approvare le leggi, non solo decreti legge e ratifiche, senza governo nella pienezza dei poteri contrasta nettamente con la forma di governo parlamentare stabilita dalla nostra Costituzione.

Attraverso quali strumenti, allora, potrebbe verificarsi una tale ipotesi?

Attraverso i poteri che i regolamenti delle Camere assegnano ai Presidenti. Ad esempio, la possibilità che un presidente, ancor prima che il governo riceva la fiducia, convochi le Commissioni per la loro costituzione e la Conferenza dei Presidenti di gruppo, al fine di stabilire le proposte di legge di iniziativa parlamentare.

Un quadro allarmante considerando il livello di attenzione che la Ue tiene sull’Italia e che l’attuale momento di crisi che richiede decisioni rapide e incisive anche ai tavoli internazionali che soltanto l’esecutivo può prendere.

Si tratterebbe infatti di una linea irresponsabile che non si pone minimamente il problema delle ricadute sia sul bilancio dello Stato che sulla credibilità internazionale. Insomma, nel caso in cui un presidente volesse metterla in pratica determinerebbe una vero e proprio caos istituzionale.

In questo clima da “Nessuna legge al di là del rio Bravo”, poi, ci sono le pretese di Bersani deciso a governare ad ogni costo e senza avere i numeri per farlo.

Bersani identifica l’incarico esplorativo con l’incarico vero e proprio, che sono due cose diverse, mentre non c’è automatismo tra incarico e nomina per un Governo privo di maggioranza. Ma il segretario del Pd insiste nella interpretazione per cui il Presidente del Consiglio incaricato ottenga dal Presidente della repubblica il decreto di nomina anche senza dimostrare di avere i numeri per ottenere la fiducia da parte di entrambe le Camere.

Ma è ipotizzabile un tale ed effettivo dimezzamento delle prerogative del Capo dello Stato?

No, il Presidente della Repubblica è l’unico decisore fino al decreto di nomina. E il punto grave è che per tentare di avere qualche chance su questa ipotesi, Bersani potrebbe essere tentato di eleggere un presidente di Assemblea grillino.

All’interno del Pd, nel frattempo, si è comunque creata una fronda che non intende rinunciare alle presidenze di assemblea, contraria all’ ipotesi di baratto dell’elezione di un presidente grillino con le ambizioni di Bersani di guidare il governo. In questo caso cosa ci attende?

Al momento la partita diventa tutta politica e ci è entrato anche Monti che non sarà certo disponibile a fare sponda con i grillini al Senato e il Pdl Entro oggi verranno comunque eletti i presidenti di Camera e Senato. Ma le incognite non finiscono dato che se anche le presidenze delle Camere andassero al Pd, la strada del Parlamento governante, sempre nell’ottica della rincorsa ai grillini, potrebbe essere seguita. Sebbene, ad esempio, i funzionari di Palazzo Madama, non essendo disponibili a svolgere funzioni che esulano dalle loro competenze, hanno già alzato un fuoco di sbarramento contro questa ipotesi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:52