
Il calendario della crisi rischia di allungarsi ben oltre i tempi previsti, scadenzato oltretutto dalle estemporanee e provocatorie proposte di governo lanciate via Twitter da Grillo e dai grillini al solo fine di creare scompiglio. L'insistenza con cui Pier Luigi Bersani, privo della maggioranza in Senato, richiede al Capo dello stato l'incarico di formare il governo, quasi la sua maggiore soddisfazione fosse quella di assistere alla plateale sconfessione da parte dei grillini in aula, costringerà Napolitano a dargli un incarico esclusivamente esplorativo.
Un modo per evitare un voto di sfiducia che avrebbe sonore conseguenze sui mercati e sulle cancellerie europee. Anche in questo caso, per Bersani la prospettiva è la disfatta perché ad attenderlo è una lunga fase di consultazioni e di trattative con le altre forze politiche che non solo non potrà essere breve ma che se, come sembra, Grillo confermerà la linea dell'inflessibilità, condurrà inevitabilmente alla rinuncia del mandato da parte del segretario del Pd e il ritorno dello stallo politico-istituzionale alla casella di partenza. E da qui dovrà ripartite Giorgio Napolitano per verificare le altre ipotesi in campo. Bruciata definitivamente l'opzione di un'alleanza Pd-Grillo e crollata sul nascere la possibilità di un esecutivo a guida Bersani, al Presidente della Repubblica non resta che guardare ad un governissimo o ad un governo istituzionale. Tutta in salita la prima: il Partito democratico ha escluso a priori un responsabile accordo tra Pdl-Pd-Monti.
Tutta da verificare anche la seconda che, dopo l'indisponibilità ufficiale di Mario Draghi e quella ufficiosa di Ignazio Visco, che avrebbero obiettivamente potuto rappresentare una garanzia di stabilità e affidabilità, appare tutta il salita data l’oggettiva carenza di profili spendibili. L’ultimo a circolare è il nome del direttore della Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni che potrebbe essere chiamato a gestire in via transitoria questa disastrosa fase del paese. Certo è che qualunque dovesse essere alla fine il prescelto, lo scopo di un governo istituzionale non potrebbe essere che quello di assicurare una riforma francese dimezzata, garantendo però il ritorno alle urne senza l’attuale sistema elettorale.
Nell’attesa di poter mettere mano ad una riforma costituzionale che introduca il semipresidenzalismo alla francese (e che se fosse stata tempestivamente approvata avrebbe consentito di governare la situazione attuale) ma che richiede tempi ben più più lunghi di quelli previsti per l’esecutivo che deve ancora vedere la luce. Ed il cui tratto distintivo è comunque rappresentato da un'unica certezza. La ferrea volontà di Grillo di alimentare il caos politico-istituzionale e lasciare per sé il ruolo del gatto che gioca col topo. Anche, anzi soprattutto, quando rilancia provocatoriamente alla guida del nuovo governo la conferma di Monti e quello del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:25