
Chi va con i democristiani impara a democristianeggiare ma chi va anche con Fini prima o poi rischia di imparare a finire. Mai regola fu più attuale! Non tanto per la Lista Civica “Con Monti” capitanata dall’ex premier tecnico apparentemente in perenne “rodaggio” politico. Quanto per il suo listone unico per il Senato che meriterebbe il più coerente nome di Lista Cencelli. Se non altro il traghettatore della Terza Repubblica renderebbe il giusto omaggio a quella logica spartitoria inaugurata dall’ex consigliere e funzionario democristiano Massimiliano Cencelli nel dopo De Gasperi. Quella logica che sta dimostrando di aver assimilato senza necessità di alcun tirocinio. Con quei 5 senatori da assegnare a Fli, 15 all'Udc e 30 alla componente che fa capo a se stesso ed al cui interno dovrà sistemare i fuoriusciti dal Pd (Ichino, Marloni e D’Ubaldo) e dal Pdl (Cazzola, Mantovano, Bertolini, Pecorella, Stracquadanio e Pisanu) Monti predispone insieme con i suoi alleati lo scacchiere di palazzo Madama. Tenendo lo sguardo puntato sul suo modello di governo inequivocabilmente autoritario.
E su cui, però, pesa l’improvvisa sterzata dell’ambiziosissimo ex ministro Corrado Passera che al Manuale Cencelli montiano, nonostante l’ex premier abbia espresso l’auspicio che sul suo nome non sia scritta la parola fine, ha di fatto dichiarato battaglia. Non risparmiando profonde critiche nei confronti della linea, ormai spalmata su Italia Futura, su Montezemolo e Casini, dell’Agenda Monti. Di cui il ministro dello Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti, che nel frattempo potrebbe spiegarci di quale esecutivo pensa di aver fatto parte, ha criticato aspramente la mancanza di coraggio in termini di tagli alla spesa pubblica, di interventi strutturali profondi e di costi della politica. Uno in meno da piazzare, dunque, dato che a sistemarsi penserà presto autonomamante. In base all’unica certezza effettiva che regna sovrana in politica: la somma di due o più addendi non è mai quella matematica. Tanto più se i singoli appetiti spingono verso repentine insofferenze per gli alleati e se le variabili dello scenario politico consentiranno a Passera di ottenere ancora una volta un ruolo da ministro in funzione di reciproca garanzia tra il Pd e i montiani.
Un profilo politicamente intenso,quello che sta contrassegnando il lavoro di tessitura da parte di Monti all’insegna dell’elitarismo più antidemocratico e a cui fa da corifeo un rassicurante Pier Ferdinando Casini pronto a sventare ogni ipotesi di spartizione cencelliana dei posti al sole e a confermare la totale decisionalità di Monti sull’assegnazione dei seggi a Palazzo Madama .Come dire che si tratta di prove cenciose per un futuro premier sempre senza maggioranza parlamentare.
Aggiornato il 05 aprile 2017 alle ore 11:08