Carceri, ora Marco scommette tutto

Non dev’essere una casualità che proprio nel giorno dell’annuncio di Emma Bonino della risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu di messa al bando universale delle mutilazioni genitali femminili, Marco Pannella, abbia deciso di sottoporsi alla terapia di sopravvivenza. Quella che dovrebbe strapparlo al blocco renale ed alle inevitabili conseguenze dell’ennesimo sciopero della fame della sete sostenuto dal leader storico dei Radicali pur di trovare uno sbocco alla ciclopica emergenza del sovraffollamento delle carceri. 

Pannella resta forte e massiccio come una montagna e determinato come un rocciatore che conosce come assicurarsi il tragitto. Per questo il leader radicale deve aver voluto puntellare con la vittoria internazionale frutto della tenacia e del coraggio della vicepresidente del Senato radicale, Emma Bonino, l’altra battaglia per l’amnistia e per l’adesione di nomi di richiamo alla lista “Amnistia, Giustizia e Libertà”. 

Grazie a quella vittoria, in sostanza, Pannella ha deciso di «salvare questa vita per salvare quella delle migliaia di persone che soffrono in carcere in una situazione di illegalità». Ed è riuscito a conquistare i un’apertura del dialogo per l’amnistia e sui temi giudiziari da parte di Mario Monti e dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano, comunque distante da ipotesi di provvedimenti clemenziali, la sollecitazione alle istituzioni e alle forze politiche ad affrontare sotto i crismi della civiltà costituzionale e della dignità umana la situazione della realtà carceraria italiana. 

Marco Pannella, però, non accetta la pietà. Anzi, ne è infastidito ed alza la posta. Reclama giustizia e una revisione del sistema carcerario che lo Stato italiano ha lasciato scivolasse verso una gestione al limite della criminalità. Contesta il  provvedimento come la legge “salvacarceri” della Severino di cui, stando ai dati dei radicali, beneficerebbero soltanto lo 0,3% dei detenuti ossia un totale di 250 detenuti contro i 66.500 ammassati in condizioni inumane e lesive di ogni dignità in 45.000 posti giudicati dalla Corte europea dei diritti dell’uomo inammissibili e degradanti. 

È sempre stato l’uomo dei principi e dei diritti civili, Pannella, un gigante nel nostro paese, e li ha difesi e conquistati per tutti noi continuando a combattere con il suo corpo, l’unico strumento di cui dispone per ritagliarsi quella visibilità che i media da sempre negano ai radicali. 

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:59