«Sono fatti che appartengono e riguardano la politica, io non c’entro, chiedete a loro». Così il ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri, ha risposto a chi le chiedeva cosa pensasse dell’ipotesi di un Monti bis. Un tecnico distaccato nonché prefetta di ferro al Viminale? L’apparenza inganna: la Cancellieri è persona di simpatie dalemiane, e secondo alcuni addetti ai lavori starebbe aiutando la corsa del Pd alla Regione Lazio. Infatti, il tecnico tanto distaccato sul Monti Bis si dimostra risoluto nel mandare i laziali alle urne, e con un appuntamento di gran lunga anticipato rispetto a politiche e comunali romane.
«Abbiamo fatto approfondimenti tecnici con gli esperti del ministero e dell’avvocatura dello stato per le elezioni nella Regione Lazio, l’indicazione è quella di rispettare il termine dei 90 giorni», sostiene il ministro dell’Interno al Festival del Diritto, che si è svolto due giorni fa a Piacenza.
«Questo risponde - aggiunge la Cancellieri - anche ad un’esigenza di tipo operativo: prima si va alle elezioni e meglio è, anche perché per le regioni non è previsto il commissariamento». Ma tutti sappiamo bene che tra 90 e 120 giorni la differenza politica è inesistente. Il timore per i seguaci romani di Bersani è che il centro-destra si riorganizzi su Roma, processo che si concluderà non prima di Natale, e che si possa stabilire un effetto domino berlusconiano che trascini nuovamente verso destra consultazioni politiche, regionali e comunali (pardon metropolitane)
«Ci sono conflitti - ha spiegato la Cancellieri - tra le norme nazionali e lo statuto della Regione Lazio, c’è il precedente delle scorse elezioni. Tuttavia il parere dell’avvocatura dello atato ci fa intendere che tutto deve avvenire entro il terzo mese. Però - ha ribadito il ministro tecnico dell’Interno - è una scelta che spetta alla Regione Lazio e non al ministero». Ecco che la Cancellieri scivola sull’evidenza, infatti tocca al Consiglio regionale decidere i termini e non al ministro dell’Interno. Ed il parere dell’avvocatura sappiamo quanto si vicino agli umori politici: se la Cancellieri avesse udito il parere d’un membro dell’avvocatura di simpatie berlusconiane, avrebbe sostenuto il contrario. E cioè politiche, comunali e regionali... tutte insieme ed in primavera.
Obiettivamente, ci vogliono tre mesi per indire le elezioni dalla data dello scioglimento del Consiglio regionale: un minimo di 45 giorni tra il decreto e il giorno delle urne vero e proprio. La legge fissa il programma in caso di caduta del consiglio regionale. S’è dimessa la giunta, e «le elezioni sono indette con decreto del Presidente della Regione», come recita la legge in proposito. Il Consiglio regionale del Lazio è stato sciolto per decreto del presidente Mario Abbruzzese lo scorso 28 settembre. Il decreto però, stando all’interpretazione corrente della norma, può proiettare in avanti la data delle urne a discrezione del governatore uscente. Del resto c’è il precedente Marrazzo: si dimise il 27 ottobre 2009, ma si votò tra il 28 e il 29 marzo del 2010.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:17