Bisogna fermare la corsa al consenso

Al di là degli insulti e delle accuse reciproche puramente strumentali, la diatriba tra Beppe Grillo ed il segretario del Pd Pierluigi Bersani si presta ad una particolare riflessione. In particolare, il comico genovese, ponendo anche gli eredi della famosa diversità comunista nel mucchio della politica “cattiva”, sembra aver scosso molto duramente la suscettibilità di un partito che continua a fare dell’onestà e della moralità autocertificata uno de suoi fondamenti principali. 

Ed il fatto che proprio l’attuale campione del cosiddetto partito degli uomini comuni onesti non abbia fatto distinzioni tra il Pd e le altre forze parlamentari proprio non riesce ad essere digerito da Bersani & company. Da qui la sua scomposta reazione alle grandguignolesche provocazioni del leader abbastanza indiscusso del Movimento 5 stelle. 

D’altro canto, sotto un certo profilo, tutto ciò costituisce una sorta di contrappasso proprio nei confronti di quella cultura politica che, più di altre, ha interpretato e continua ad interpretare le illusioni collettiviste. Soprattutto l’aver da sempre sostenuto l’idea, trasformata in vera e propria credenza, che attraverso l’azione politica si potesse risolvere qualsiasi problema, venendo incontro ad ogni bisogno individuale e collettivo, alla lunga non può che trasformarsi in un boomerang micidiale, allorchè la collettività ne sperimenta i continui fallimenti.

Su questo piano, pur offrendo una risposta inaccettabile per la cultura liberale, le parole di Grillo tendono a smascherare chi per decenni ha ricercato il consenso promettendo la rapida realizzazione di un mondo perfetto. Tutto questo, soprattutto nelle componenti meno evolute e responsabili della società, ha creato una serie di crescenti aspettative il cui mancato appagamento, in un periodo di crisi nera, tende a scatenare la vorace aggressività di chi ha prestato fede a simili illusioni. Vorace aggressività che, per l’appunto, un maestro di demagogia come Grillo non ha alcuna difficoltà a canalizzare sui principali artefici delle medesime illusioni. 

Forse sarebbe il caso, giunti ad un passo dal collasso economico e finanziario del Paese, di smetterla di rincorrere il consenso promettendo mari e monti ed aprendo in tal modo una autostrada agli avventurieri del populismo di piazza e di palcoscenico. Solo cominciando a parlare al popolo in maniera realistica, facendo leva su quel senso della responsabilità individuale che le sinistra storica ha sempre avversato, il Pd di Bersani potrà contenere la sua perdita di consensi a favore del M5S. Ma se questo partito continuerà nella trita retorica che ne ha finora caratterizzato l’azione, il rischio di un sorpasso grillesco si prospetterebbe in tutta la sua sinistra eventualità.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:07