Crisi: l'Europa non basta

Da ciò che sta accadendo in questi ultimi giorni sui mercati finanziari, con il famigerato spread che ha ripreso salire verso la soglia critica dei 500 punti, il miracolo che molti, compreso il premier Monti, attendevano non si è realizzato. Anche dopo gli ultimi accordi di Bruxelles, finalizzati a calmierare le turbolenze finanziarie, gli stessi mercati mostrano di avere scarsa fiducia su ciò che la sfera politico-burocratica europea sta mettendo in campo per salvare la moneta unica. In particolare, checchè ne dicano i teorici di una crisi causata unicamente dalla speculazione cinica e bara, chi compra titoli sul mercato globale è disposto addirittura ad accettare tassi negativi dalla Germania piuttosto che acquistare i nostri Btp decennali con rendimenti molto alti.

Ora, mi sembra evidente che una simile differenza di fiducia segnali le crescenti difficoltà, per così dire, strutturali dei paesi come il nostro, la cui situazione complessiva non offre spiragli ottimistici sulle prospettive di medio e lungo termine. E da questo punto di vista, qualsiasi misura di natura finanziaria decisa a livello comunitario non può avere alcun effetto risolutivo se non viene accompagnata da provvedimenti interni in grado di far ripartire l’economia reale. Provvedimenti che nel caso dell’Italia, come ho avuto modo di scrivere più volte, debbono andare verso la direzione di un alleggerimento sostanzioso della spesa pubblica e della conseguente, altissima pressione fiscale. Altrimenti, con una mano pubblica che controlla un livello di risorse incompatibile con qualsiasi tentativo di ripresa, i mercati continueranno sostanzialmente a mostrare il pollice verso nei confronti dei nostri titoli di stato, così come fotografa l’ultimo declassamento operato sui medisimi titoli da Moody’s, da A3 a Baa2.

E a nulla servirà gridare al complotto, promuovendo surreali inchieste contro questa o quella agenzia di rating, per fermare la fuga dal nostro debito sovrano. L’unica strada per invertire la tendenza, riportando i rendimenti sugli stessi titoli pubblici ad un livello sostenibile, passa attraverso l’introduzione di profonde riforme strutturali, così come è avvenuto in merito alle pensioni, in grado di modificare il quadro generale del paese. Un quadro generale in cui è sempre più evidente che il sistema economico si stia avvitando in una spirale recessiva senza apparente via d’uscita. E non può certamente aiutare la grande incertezza politica sulle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento, unita alla confusione circa il sistema elettorale che si riuscirà a varare. Quest’ultimo aspetto, in particolare, da solo vale parecchi punti di spread, soprattutto perchè l’attuale caos politico apre le porte a qualunque possibilità di governo, Grillo incluso. E ciò non può che scoraggiare qualsiasi tipo di investimento sul nostro paese.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:46