Il deficit spending non funziona più

È indubbio che Angela Merkel sia divenuta per buona parte della nostra classe politica un comodo capro espiatorio su cui scaricare molte pecche tutte interne al paese. Soprattutto chi vorrebbe continuare a distribuire risorse all’infinito, in cambio di consenso, tende a demonizzare la cancelliera di ferro, sottolineando l’insensatezza del suo intransigente rigore o presunto tale. Questa trasversale maggioranza di personaggi, appartenenti all’invincibile partito del cosiddetto deficit spending, accusa la Merkel ed i paesi che sostengono la linea tedesca di impedire ai membri più in difficoltà di uscire dalla grave crisi in atto. 

L’idea, in sostanza, sarebbe quella di spalmare su tutti gli aderenti all’Ue il costo di un indebitamento che, come è noto, in Italia ha oramai raggiunto il 125% del Pil. Ma questo colossale sacrificio richiesto in primo luogo alla Germania dovrebbe avvenire senza intaccare la tanto decantata sovranità dei singoli paesi. Sovranità che, giunti a questo punto, per molti sistemi irresponsabili come il nostro rappresenta semplicemente una sorta di licenza delle cicale per spendere e spandere senza alcun limite. La Merkel, al contrario, ha più volte dichiarato che l’uso della solidarietà sociale senza il contrappeso di un forte senso di responsabilità politica non può che sfociare in quelle perniciose forme di assistenzialismo che stanno alla base della crisi dei debiti sovrani. 

Sotto questo profilo, se l’Italia si trova ad affrontare la sfiducia dei mercati con un sistema pubblico che, spendendo il 55% della ricchezza nazionale, soffoca di fatto lo sviluppo economico, non possiamo certamente prendercela con il premier tedesco. Per troppo tempo ci si è cullati nell’illusione che si potesse continuare a dilatare la spesa corrente semplicemente confidando sull’ombrello dell’euro, il quale per molti anni ha consentito di indebitarci a tassi d’interesse molto bassi. 

Ma ora che il giochino del deficit spending è stato letteralmente frantumato dalla crescente sfiducia dei mercati finanziari, la ragionevolezza vorrebbe che si ponesse fine alla stagione delle spese pazze, cominciando a ridurre senza trucchi il perimetro di uno stato burocratico ed assistenziale insostenibile. Invece, ed in questo la fantasia dei nostri politicanti sembra illimitata, si vorrebbe ripiegare nella stampa di nuove banconote e/o nell’emissione di eurobond per colmare con altra carta e altri prestiti la voragine finanziaria creata dalla propensione a fare i signori con i soldi degli altri. 

E dato che la Merkel rappresenta il principale ostacolo per questa forma di delirio politico di onnipotenza, la sua figura è divenuta nell’immaginario collettivo dei seguaci del suddetto deficit spending il nemico pubblico numero uno. Solo che, sarebbe il caso di prenderne finalmente atto, se per avventura la cancelliera di ferro dovesse cedere alle insensate richieste del partito dell’euro-spesa, non vi sarebbe più nulla ad impedire agli investitori di ogni latitudine di fuggire in massa dai nostri titoli di stato, decretando di fatto il fallimento del paese. Meditiamo gente, meditiamo.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:56