Un bersaniano per il presidenzialismo

«Per quanto mi guarda sono favorevole ad una riforma delle istituzioni in senso semipresidenziale». Parola di Antonello Cabras, senatore del Partito democratico, da anni descritto come uomo molto in sintonia con le scelte e le posizioni assunte dal segretario Pierluigi Bersani. Un rafforzamento del ruolo del Quirinale è per Cabras «il solo modo per non trasferire l'evidente crisi dei partiti all'interno delle istituzioni».

Ieri il testo semipresidenzialista del Pdl è arrivato in aula al Senato. Domani probabilmente ci sarà il voto finale. Che fa il Pd?
Il segretario ha spiegato che non è possibile affrontare ora una riforma del genere, perché un cambiamento così radicale renderebbe necessarie ulteriori modifiche costituzionali per le quali il tempo non sarebbe sufficiente.

Qualche apertura è sembrata arrivare dall'ultima direzione nazionale.
Non c'è stata nessuna chiusura su un tema che noi tutti riteniamo rilevante, questo è certo. Ma il modello istituzionale che è stato indicato dal partito è quello parlamentare, con un rafforzamento della figura del presidente del Consiglio. 

Un premierato, più che un presidenzialismo?
È quella la formula, pur non essendo il semipresidenzialismo un tema estraneo al dibattito interno al Pd. Se separassimo la riforma del sistema di governo dal sistema dei bilanciamenti e dei contrappesi istituzionali, i tempi ci sarebbero. Ma se affrontiamo le altre tematiche, come è del tutto opportuno fare, il problema è più complesso.

Ma un ragionamento complessivo la vedrebbe favorevole.
Sicuramente. Un cambio della forma di governo eviterebbe di trasportare l'estrema frammentazione del sistema partitico nel sistema istituzionale. Si guardi in Francia. Se la partita delle legislative si fosse chiusa con il primo turno, sarebbero nell'impossibilità di definire una maggioranza di governo. È il secondo turno a garantire la governabilità. E a permettere così di evitare uno scenario "alla greca".

Sarebbe entusiasta di importare il sistema francese.
È quello più adatto ai nostri tempi. Sia dal punto di vista delle istituzioni, che per i cittadini. Gli italiani sono abituati da anni a eleggere direttamente il proprio sindaco e i propri presidenti di provincia e di regione. Non vedo perché non possano avere la medesima possibilità anche nei confronti di chi guida il paese.

Lo importerebbe così com'è?
Probabilmente unirei le elezioni presidenziali a quelle legislative. In Italia rischieremmo di avere un effetto elastico, che consegni al paese un presidente di un certo orientamento e la maggioranza parlamentare di quello opposto. Ad ogni modo, la Costituzione francese prevede anche questa ipotesi, che si è verificata in passato. Dunque non sarebbe un dramma.

C'è un disegno di legge dell'onorevole Giuseppe Calderisi, del Pdl, che propone un sistema simile. Potrebbe essere la bozza su cui imbastire la discussione?
Sicuramente potremmo partire dal testo Calderisi per poter costruire un discorso di questo genere. Anche se l'articolato del deputato del Pdl non prevede la contestualità della riforma presidenziale con gli altri aggiustamenti della Costituzione che sarebbero necessari. Occorre però che ci siano spazi e volontà politica.

Non ne vede?
Ci sono alcuni segnali. Si potrebbe rilanciare l'idea di introdurre in Costituzione il referendum propositivo, come suggerito da Vannino Chiti e Luciano Violante. Certo, sarebbe opportuno pensarlo al dettaglio e regolamentarlo, ma se ci fosse una forte spinta popolare in questa direzione faciliterebbe le cose.

Doppio turno anche per l'elezione del Parlamento?
La posizione del partito è quella. Vedo gli spazi per un possibile accordo, ma sulla base dell'intesa raggiunta a suo tempo dai "saggi" dei principali partiti. Anche se quello sul modello ispano-tedesco è un accordo maturato in tempi politici differenti da quello in cui stiamo vivendo. Un compromesso estremamente al ribasso. Lo si dovrebbe aggiornare rivedendo il premio di maggioranza, per esempio. Certo che se nel centrodestra si allargasse il fronte dei favorevoli al doppio turno, le cose potrebbero cambiare.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:45