Basta qualche buona idea per crescere

Buona parte dell'establishment del nostro paese sembra avere un forte interesse a mistificare l'origine dell'attuale crisi. Non v'è dibattito mediatico in cui non prevalga l'idea, oramai divulgata al livello di credenza popolare, che i nostri guai dipendano da una certa egemonia della finanza nei confronti dell'economia reale, la quale avrebbe orientato la cinica e bara speculazione a colpire, chissa poi perchè, in modo particolare l'Italia e gli altri Paesi mediterranei dell'Ue.

Da questo assunto deriva, come principale conseguenza, una forte richiesta di politica per uscire dai guai. Politica che, data la nostra permanenza oramai forzata nell'euro, non può che estendersi all'intera Europa unita. Tant'è che proprio nel corso di Coffee break - talk condotto da Tiziana Panella su La7 - di lunedì, un autorevole ospite spagnolo ha candidamente dichiarato, senza essere minimamente controbattuto da nessuno, che se solamente la politica può risolvere la crisi, allora è giusto e sacrosanto che sia la politica europea a farlo. Ciò, tradotto in un linguaggio comprensibile ai più, non significa altro che realizzare a livello comunitario una ulteriore espansione dei fattori principali che hanno messo in ginocchio alcuni dei suo membri, tra cui l'Italia. Ossia ulteriore aumento dell'indebitamento complessivo, attraverso euro-bond o project-bond che dir si voglia, e conseguente crescita della spesa pubblica. Quest'ultima finalizzata a sostenere la ripresa attraverso la solita, e francamente stantia, impostazione keynesiana.

Ma, in realtà, il vero motivo che spinge quasi all'unisono l'intera classe politica a premere affinchè l'Europa adotti misure finanziariamente espansive, compresa l'idea pazza della stampa illimitata di moneta, è molto meno nobile di quello che si vorrebbe far credere. In sostanza, trovandosi obiettivamente a corto di risorse da redistribuire in cambio di consenso, il partito trasversale del deficit-spending spera di riuscire, grazie all'Europa, a trovare altre fonti di finanziamento per continuare a regalare "caramelle" ai propri elettori. Tant'è che, almeno da noi, la linea rigorista non sembra neppure presente nell'intero panorama politico, grillini compresi. Anzi, più che rigorista la potremmo definire linea del buon senso in quanto, all'interno di un paese gravato da un indebitamento colossale ed entrato in una profonda recessione, tutto occorrerebbe fare fuorché proseguire lungo la strada che ci sta portando alla bancarotta. Ma invece di riportare in equilibro il sistema, contenendo fortemente la spesa pubblica e le imposte, così da liberare risorse per una crescita endogena dell'economia, si pensa di allargare i confini del citato deficit-spending a tutta l'Ue. E da questo punto di vista tanto l'idea dei titoli europei che quella di emettere grandi quantità di nuova moneta rappresentano la stessa faccia di impostazione chiaramente fallimentare.

È, difatti, mia profonda convinzione che, in termini generali, ogni ulteriore allargamento della quota di risorse controllata direttamente dalla politica - sotto qualunque forma venga realizzato - non può che squilibrare ulteriormente il quadro socio-economico di un paese, ingigantendo la componente improduttiva a parassitaria, a tutto danno dei ceti che ancora tirano la cosiddetta carretta. Per questo ritengo che non ci vogliano idee pazze per riprendere a crescere, bensì scelte sane che ci riportino entro i confini di una finanza pubblica in cui il pareggio di bilancio, oramai sempre più utopico, si raggiunga esclusivamente attraverso un sostanziale abbattimento della spesa pubblica. In caso contrario, ahinoi, ci penserà il fallimento del sistema a spazzare via ogni illusione salvifica della politica.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:14