L'asse Pd-Udc parte da Roma, con Riccardi

Dopo che nel bosco dei possibili candidati alla poltrona del futuro primo cittadino di Roma è spuntato addirittura un Abete, è arrivata la notte dei lunghi coltelli nel centrosinistra, per decidere quale sarà la vincente strategia per le prossime amministrative. Neanche a dirlo che per Roma passano tutti gli equilibri politici nazionali. E neanche a dirlo che lo sport preferito dalla sinistra italiana, da sempre, è il confondersi a tal punto da confondere anche il solido elettorato della base (militante e non).

Ecco che, ispirato dal partito de la Repubblica, il centrosinistra ha deciso di dare una chance al "Messia" che potrebbe unire saldamente il mondo progressista dei post comunisti e il giardino incontaminato dell'elettorato cattolico (del Pd e dell'Udc), l'attuale ministro tecnico e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi. 

Un nome che evoca due ben noti temi della politica attuale. Uno è quello dell'alleanza fra Pd e Udc, una chimera inseguita a livello nazionale e che potrebbe avere come sua "palestra" proprio Roma. L'altro è quello del peso che ha il partito de la Repubblica nelle scelte di politica nazionale e locale. Con un editoriale con non pochi riferimenti a Riccardi e al liason Pd-Udc, Ezio Mauro sosteneva la scorsa settimana che il centrosinistra può vincere se e solo se si allea con i cattolici. Nei giorni a seguire, una serie di interventi di Riccardi su temi locali riguardanti Roma, nonché un'intervista che, fra le altre cose, parlava anche di politica locale romana e laziale.

Un nome, quello di Riccardi, che solo a pronunciarlo crea non pochi movimenti tellurici all'interno della ancora non ben definita coalizione elettorale di centrosinistra. Per due motivi. Il primo è che se dovesse uscire fuori la candidatura di Riccardi, tramontando di conseguenza quella del presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, salterebbe l'asse Pd-Sel che assicurerebbe una solida percentuale di consensi, tale da poter anche determinare la chiusura della partita al primo turno del prossimo aprile. Con tute le conseguenze del caso. Ossia la scomparsa del miraggio di una poltrona di vice sindaco per Massimiliano Smeriglio al fianco di Zingaretti e il gioco al ribasso per tutto ciò che riguarderebbe le nomine della futura (e futuribile) giunta capitolina. Fermo restando che col passare dei giorni la candidatura di Zingaretti crea sempre nuovi scetticismi all'interno della generanda coalizione, il nome di Riccardi rassicura molto l'area cattolica tout court del cattolicesimo romano. Portando con sé anche tutti i sogni di rappresentanza istituzionale che deriverebbero dalla salita al Palazzo Senatorio del ministro di Santa Maria in Trastevere. E stiamo ovviamente parlando dell'Udc che, se dovesse essere scelto il candidato Riccardi, avrebbe di certo una corsia preferenziale nella eventuale "lottizzazione" delle cariche. In questo caso, cioè con Riccardi sindaco, il Pd avrebbe senza alcun ragionevole dubbio, il posto di vice sindaco. Mentre il partito di Vendola, che sostiene la linea politica piuttosto ecumenica di Zingaretti, perderebbe tutto, senza neanche poter sperare. Soprattutto dopo le ultime amministrative, che hanno visto una relativa débacle del partito del presidente della regione Puglia.

Insomma, occorre attendere, per l'ufficialità di una delle ipotesi suindicate per riuscire a tratteggiare un quadro politico che sia rispondente il più possibile agli schemi della politica tradizionale. Perché di questo si tratta. Nulla di nuovo. 

Di certo, Sandro Medici, presidente del X municipio di Roma (storico esponente della sinistra romana) ha deciso di presentarsi alle primarie. Non tanto per cercare di vincere, quanto per dare una sferzata al suo nemico giurato, Massimiliano Smeriglio. Che per molti esponenti e militanti della sinistra capitolina, sta assumendo un atteggiamento un po' troppo sopra le righe in quanto a decisioni eccessivamente personalistiche. 

Ci si aspetta anche una candidatura Idv alle primarie. Forse proprio Stefano Pedica, il senatore battitore libero del partito di Di Pietro, con il sostegno anche di una parte dei movimenti civici, assimilabili al Cinque stelle e riconducibili, in parte, anche ai movimenti referendari dell'acqua dello scorso anno.

Ma rimane tutto in stand by finché il primo non darà inizio alle danze, ufficializzando la propria candidatura, aprendo così alle primarie. A quel punto tutto sarebbe chiaro, per il Pd, per Sel, per la Federazione della Sinistra (ancora incerta sul presentare o meno un suo candidato sindaco da opporre, nel caso, a Riccardi). 

Molta della colpa, in questa situazione di stallo, è del Pd e di Zingaretti. La candidatura ancora in dubbio, lascia aperte troppe variabili, che le varie anime del centrosinistra devono poter essere in grado di manovrare intorno ad un nome sicuro. Se Zingaretti o Riccardi, non importa. Basta che si sappia. Anche perché l'esperimento della Provincia di Roma, dove Zingaretti è riuscito a conciliare le varie anime del pd (dai popolari agli ex Ds), con le istanze della sinistra radicale di Sel, è un esperimento che, riuscito nel piccolo di Palazzo Valentini, potrebbe però non risultare agevole nel mare magnum del Campidoglio.

Nel centrodestra, che non se la passa meglio, Alemanno sta correndo contro il tempo, per decidere se dimettersi o meno da sindaco, così da potersi ricollocare in Parlamento senza dover fare, nella peggiore delle ipotesi, il capo dell'opposizione in Campidoglio. Il periodo ultimo per dimettersi è di sei mesi prima delle prossime elezioni politiche. Quindi dopo l'estate. Intanto un movimento interessante, in chiave di prossima campagna elettorale, è dato dalla trasmigrazione di due consiglieri comunali di Roma, Giordano Tredicine e Samuele Piccolo, verso Città Nuove, la creatura di Renata Polverini, che si propone di appoggiare propri candidati supportati da una lista civica. Piccolo e Tredicine sono due "pezzi da novanta", sia per quanto riguarda il bagaglio di consensi, sia per quel che riguarda il fund raising necessario per portare avanti una campagna elettorale degna della Capitale. Resta solo il grande punto interrogativo sul chi candiderà il centrodestra per la corsa allo scranno di primo cittadino romano. Sempre meno avvalorabili sono le voci sulla ricandidatura di Alemanno, mentre sull'appoggio ad un'eventuale candidatura di un esponente dell'imprenditoria romana (o delle istituzioni imprenditoriali romane e laziali) inizia a farsi largo qualche possibile nome papabile. Ma tutto è ancora molto nebuloso. almeno fino a quando non sarà deciso lo sfidante di centrosinistra.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:12