Nel caos del Pdl vince comunque Silvio

Maretta infinita nel Pdl. In attesa di sapere se e come sarà costruito il partito post Cavaliere, all'interno del maggiore partito del centrodestra italiano serpeggiano le più articolate ipotesi sull'immediato futuro.

Il punto nodale della tenzone interna è sempre quello atavico (e mai risolto) della convivenza fra le due anime ex An e ax Fi. I primi, forti di una indubbia presenza capillare sul territorio, frutto della decennale storia del partito, spingono per la convocazione (anche se rimandata di poco rispetto alla tabella di marcia ufficiale) di un Congresso quasi rifondativo del partito, che muova i primi passi solo dopo aver portato a buon fine il tesseramento. Mossa che potrebbe senz'altro giocare a favore di un rinnovamento della dirigenza che sarebbe, ad ogni buon conto, fortemente rappresentativa dei politici "di strada", a svantaggio di chi, in questi ultimi anni, è stato scelto per logiche diverse da quella di rappresentanza della base. Avrebbero, dicono la maggior parte dei dirigenti di Via dell'Anima, la maggioranza schiacciante gli ex An, andando così a scardinare la conquista del fifty fifty fra i due ex partiti confluiti sotto la stessa bandiera, tornando al più verosimile (sempre a detta dei dirigenti) 70%-30% del momento di nascita del Pdl.

Pesa anche l'esperimento (non del tutto riuscito) della nuova segreteria di Angelino Alfano che, seppur investita di un ruolo di rilievo massimo in una situazione a dir poco implosiva del partito stesso, non ha raccolto i frutti che ci si aspettava il giorno dell'investitura ufficiale operata da Berlusconi. Ed ecco che si inziano a paventare le varie ipotesi per la sopravvivenza e per la tenuta alle prossime elezioni politiche. Si inzia a parlare di una "listona civica" che raccolga quell'elettorato centrista e scontento, che ancora non ha trovato una propria casa di appartenenza. E si parla anche di provare ad intercettare anche una parte dell'elettorato grillino (non quello proveniente dal centrosinistra) che ha abbandonato la pedissequa osservanza dei dettami del partito, per avvicinarsi ad una "quasi-militanza" con distacco dalla politica tradizionale.

L'idea è quella di cui si parlò anche mesi addietro, proprio sulle colonne de L'Opinione , in un editoriale del direttore, nel quale si dava per possibile la nascita di una lista (al tempo non era stata definita civica) riconducibile senza dubbio alcuno a Silvio Berlusconi. Una lista che sappia valorizzare ed investire il patrimonio di consensi che il Cavaliere ha a prescindere dal partito. Una mossa non sbagliata e, a ben vedere, molto più praticabile e meno pericolosa dell'iperbole tattica che vorrebbe intraprendere il centrosinistra con la ormai nota "lista Saviano" (a prescindere dal fatto che Saviano stesso abbia smentito un suo diretto impegno in tale progetto).

Per il centrodestra, dunque, siamo ad un interessante bivio. Da una parte provare a tenere unito il Pdl, malgrado le fratture interne e le lotte interne per la maggioranza relativa della dirigenza. Dall'altra il graduale abbandono del predellino, per traghettare l'elettorato verso la possibilità di scegliere, sempre in un panorama di centrodestra liberale, fra la forma tradizionale di partito e una forma più partecipata di formazione nata dal basso e dalla società civile. Neanche a dirlo che, in ognuna delle due ipotesi, se sarà messo a punto il disegno da Berlusconi, la scelta sarà senz'altro, se non quella vincente, di sicuro la migliore possibile.

Il terzo quesito, non di poco conto, è quello che riguarda l'immediato futuro. Può il Pdl appoggiare ancora il governo Monti? Può il partito che dovrebbe incarnare gli ideali della presenza minima dello stato nell'economia, appoggiare un esecutivo che sta aumentando la pressione fiscale ai limiti della sopportabilità umana? Con che faccia andrebbe a chiedere i voti dei liberali un partito che fino alla prossima primavera, verosimilmente, approverà in Parlamento le misure assistenzialiste del governo tecnico? Restano sul tavolo queste domande. In attesa che si convochi il Congresso e si faccia chiarezza sul futuro del centrodestra italiano. Cattolici inclusi.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:18