Il rapporto tra la destra e il '68, spesso, non viene analizzato
con la giusta attenzione storica. L'analisi di un anno che, anche
all'interno della destra italiana, portò a contrapposizioni interne
e a lotte generazionali tra una destra di lotta e di popolo e una
d'ordine, è importante se si vogliono cogliere appieno le
variazioni politiche che attraversarono la destra italiana in anni
turbolenti e di grandi stravolgimenti socio-culturali.
Quando si fa un balzo indietro nella storia contemporanea italiana
e si arriva al 1968, quasi tutti, addetti ai lavori e non, tendono
ad estromettere del tutto gli studenti e i ragazzi di destra dalla
partecipazione attiva al movimento sessantottino. Questo perché,
dal punto di vista ideologico, tale accostamento, destra-'68, può
sembrare antistorico e impraticabile sotto ogni punto di vista. In
realtà, prendendo in esame quegli anni di sangue e lotta, ci si
accorge di come la destra italiana abbia vissuto, proprio in quel
famigerato lasso di tempo, un anno di contrapposizioni interne e di
"punti di vista" che, il più delle volte, cozzavano con le idee
ufficiali del MSI dell'epoca, guidato dal segretario Arturo
Michelini, fautore del superamento del fascismo a favore di
posizioni decisamente più conservatrici e ben inserite nel
sistema.
Considerare la destra italiana e i suoi giovani avulsi dai grandi
cambiamenti sessantottini, accostabili, per molti, solo alla
sinistra del tempo, non rende ragione alla verità storica. Dopo gli
scontri del 16 marzo 1968 all'Università di Roma, tra giovani di
destra guidati dai leader della vecchia guardia fascista e gli
studenti del movimento studentesco di sinistra, anche l'anima della
destra italiana rimase sconvolta. Apparentemente, quel 16 marzo,
rappresentò un momento reazionario che abbracciava tutta la destra,
sia quella di potere che quella giovanile e studentesca, ma,
scavando in profondità ci si accorge che così non fu: quella data,
anche per i giovani di destra rappresentò l'inizio di uno scontro
generazionale che culminò con lacerazioni tra "padri" e "figli" che
mai verranno rimarginate.
Lo scontro, quel 16 marzo 1968 (immortalato in una immagine che
ritrae Giorgio Almirante sulle scale della Facoltà di
Giurisprudenza dell'Università di Roma, assieme ad un gruppo di
neofascisti pronti ad una spedizione contro gli studenti di
sinistra) ebbe conseguenze distruttive nell'universo della destra
giovanile italiana: la rabbia e, soprattutto, la delusione che
molti ragazzi di destra provarono nei confronti dei "padri"
conservatori e, quindi, estremi difensori di un sistema che anche
loro volevano combattere rivendicando lo stesso diritto giovanile
che avevano i loro avversari di sinistra nemici del sistema. Dalle
delusioni si passò al contrattacco: nacquero proprio in quegli anni
movimenti come Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie che
"ospitarono" i giovani studenti romani del FUAN, organizzazione
composta da universitari missini.
Quindi, il 1968 della destra romana, è solo l'incipit di una serie
di movimenti, di iniziative politiche e parapolitiche che,
all'interno della galassia neofascista romana e nazionale,
segnarono il punto di non ritorno, di abbandono della "casa-base"
conservatrice del MSI, già minata al suo interno dalla fallita
ascesa alla segreteria di Giorgio Almirante che, nel congresso
missino tenutosi a Milano nel 1956, mancò la conquista della
leadership a favore di Arturo Michelini "il normalizzatore" fautore
di una alleanza con la Dc e segretario del MSI dal 1954. Il 1968 fu
un momento importante, di svolta e di lotta per la destra italiana;
ma fu anche l'inizio di arditi intrecci politici come quello che
legò Stefano Delle Chiaie al comandante della X flottiglia Mas
principe Junio Valerio Borghese. Quest'ultimo, una volta entrato in
contatto con gli uomini di Delle Chiaie, scelse proprio l'ex
segretario della sezione missina del quartiere Appio e membro del
movimento politico e culturale Ordine nuovo di Pino Rauti come suo
"delfino".
Delle Chiaie, infatti, non solo rimarrà nell'orbita del comandante
ma, dopo la misteriosa morte di Borghese avvenuta a Cadice
nell'agosto del 1974, guiderà il movimento fondato dal principe e
denominato Fronte Nazionale. Però, tornando indietro al 1965, anno
di scioglimento di Avanguardia Nazionale, ci si accorge di altri
cambiamenti radicali all'interno delle avanguardie di destra e di
come alcune divergenze insanabili tra "padri" e "figli" erano già
presenti, seppur ancora dormienti, anni prima del 1968. Nel maggio
di quello stesso anno si tenne il convegno romano presso l'hotel
Parco dei Principi, durante il quale, il capo di Avanguardia
Nazionale decide di sciogliere il suo movimento (nato dalla
diaspora tra la vecchia linea politica del Msi e la lotta
antisistema delle nuove leve del'68) e di "consentire" ai suoi di
rientrare nell'alveo missino o di tentare di infiltrare le file
dell'estrema sinistra. Molti giovani di destra non si riconobbero
nella nuova politica di Delle Chiaie imperniata su "Entrismo" e
"Strategia della tensione".
La svolta di Delle Chiaie, sulla stessa onda di frequenza di
quella teorizzata in Portogallo nello stesso periodo dal capitano
Yves Guérin-Sérac (fondatore della discussa agenzia di stampa
Aginter Press), venne osteggiata anche da camerati ormai lontani
dai padri a livello ideologico ma contrari al nuovo dominio del
delfino di Borghese. È di questi anni, ad esempio, la strana morte
di Antonio Aliotti, dissidente rispetto al "nuovo corso" imposto da
Delle Chiaie. Aliotti, morto il 20 febbraio 1967, non era
d'accordo, come altri prima di lui, con il "new deal" di Stefano
Delle Chiaie, forse, pagò con la vita le sue idee d'opposizione a
quella virata che, sempre in quel lontano 1967, avrebbe portato lo
stesso Delle Chiaie a stringere un'alleanza di ferro con Borghese e
a frequentare il Circolo dei selvatici in via dell'Anima, a Roma,
anticamera del Fronte Nazionale che vedrà la luce un anno dopo, nel
1968.
I rapporti tra la destra e il'68 sono molteplici e, un articolo
come questo, non può scandagliare a dovere tutte le diramazioni
nate dalla diaspora tra i vecchi missini, restii a comprendere
(anche e soprattutto per motivi generazionali) il nuovo vento di
cambiamento che soffiava nel 1968 e quei giovani che quel vento,
seppur con mille contorcimenti intestini, volevano "cavalcarlo" per
ritagliarsi, come i loro coetanei di sinistra, un posticino nella
storia…
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:32