
Il cataclisma elettorale del amministrative del 6 e 7 maggio ha posto sul tappeto la questione nodale dell'offerta politica, già molto carente e confusa in questi tempi di crisi. Offerta politica che, al di là dei documenti programmatici che quasi nessuno legge, si percepisce in via prioritaria dalle varie uscite mediatiche, per così dire, degli esponenti più in vista dei vari partiti e movimenti in lizza. Molto brevemente, in merito alla questione dirimente del come uscire dal pantano della recessione, la sinistra - con qualche sfumatura tra riformisti e radicali - propone la solita ricetta keynesiana basata sul rilancio dell'economia attraverso lo stimolo della domanda. E per far questo vorrebbe, tanto per cambiare, far piangere i ricchi, attraverso patrimoniali ad hoc ed un uso ancor più indiscriminato della leva fiscale. Il Pdl, invece, intenderebbe riprendere la crescita abbassando correttamente l'altissima pressione fiscale ma sostanzialmente convincendo l'Europa e la Bce ad adottare una linea monetaria ulteriormente espansiva. In tal modo, si ritiene, una politica inflazionistica dell'euro consentirebbe di tagliare le tasse in deficit, senza immediate e visibili conseguenze sul piano macro-economico. Il leader in pectore del già defunto Terzo polo, Pier Ferdinando Casini, poi, esprime da tempo una offerta politica che potremmo definire dei sacrifici necessari. Sostenendo a spada tratta l'operato del governo Monti, da questo versante si propone agli italiani di continuare anche per la prossima legislatura a farsi tartassare, in nome di un risanamento tutto contabile, senza praticamente toccare lo spinoso versante di una spesa pubblica la quale, proprio grazie alle ultime tosature tributarie, ha raggiunto il 54% del Pil.
Ora, come ho già avuto modo di scrivere su queste pagine, è ovvio che molti cittadini, preoccupati per le crescenti difficoltà economiche e disorientati da un bailamme di proposte fumose e pericolosamente sbilanciate dal lato di un rigorismo tassaiolo, finiscano per accettare l'offerta politica di un Grillo qualsiasi che, pur mancando di un accettabile progetto d'insieme, promette di cacciar via in blocco una classe politica incapace di offrire una risposta adeguata alla grave situazione del momento. In altri termini, tra una sinistra ancorata ai dogmi dello statalismo, una destra moderata in grande confusione ed un centrino che cerca di lucrare una rendita di posizione dall'appoggio incondizionato all'esecutivo dei tecnici, francamente non dovremmo stupirci affatto del successo politico dei grillini. E' ovvio che proprio in assenza di una offerta politica seria il grande vuoto di rappresentanza che si determina non può che far crescere l'astensionismo ed il voto di protesta. Per questo, ribadisco, occorre che il fronte liberale si dia una mossa e metta in piedi, con nuovi volti e nuove idee, una concreta alternativa per non cadere dalla padella dello schieramento della spesa e delle tasse, alla brace di una demagogia populistica che si fa ogni giorno più inquietante.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:05