Uno slancio liberale per fermare Grillo

Francamente non comprendo lo stupore di tutti quei commentatori che non si aspettavano una crescita così impetuosa del Movimento 5 Stelle. Anzi, a mio modesto parere, dopo anni e anni di illusioni sparse a piene mani a destra e a manca da una classe politica irresponsabile, il potenziale elettorale dei grillini potrebbe riservare altre amare sorprese al sistema dei partiti.

D'altro canto, non si può proseguire in eterno - e continuano a farlo anche i molti sedicenti liberali in circolazione - a raccontare che la politica rappresenta lo strumento principale per risolvere qualunque problema dei cittadini, dalla culla alla tomba, e poi non pagarne le conseguenze sul piano elettorale. È inevitabile che, nel momento in cui si attraversa una devastante crisi economico-finanziaria, sbuchi il solito Masaniello di turno per sconfiggere su uno stesso piano demagogico chi si è mantenuto in sella regalando "caramelle" e, cosa ancor più grave, promettendo che queste ultime non sarebbero mai finite.

In altri termini, in assenza di una vera alternativa culturale fondata sui principi cardine del liberalismo - in cui prevalga il senso di responsabilità individuale su una idea salvifica dello stato leviatano - se tutti i partiti presenti sulla scena si pongono su una linea mediamente collettivista, rafforzando nella massa la pretesa di aspettarsi ogni beneficio dai sacerdoti della politica, possiamo poi scandalizzarci se arriva un comico a sbaragliare il campo? Io penso proprio di no.

Da questo punto di vista il grande successo dei grillini è assolutamente speculare alla disillusione che, dopo decenni di statalismo, la crisi in atto sta producendo in vasti strati della società. Ma la risposta, date le premesse, non può che essere sbagliata. In sostanza, l'impostazione del Movimento 5 Stelle si può così sintetizzare: visto che i partiti tradizionali non ci danno quel paradiso terrestre che da sempre ci promettono, ce lo prendiamo da soli, mandando nella stanza dei bottoni una nostra rappresentanza di cittadini comuni. E sotto questo profilo la mancanza di una alternativa liberale a questa forma di populismo demagogico appare molto evidente, contribuendo a fare di Beppe Grillo il paladino di ogni tipo di frustrazione statalistica.

Poichè mi sembra evidente che se il discrimine, così come accadeva nel corso della Prima repubblica, si basa sul tasso di onestà dei politici e sulla loro volontà di occuparsi dei cittadini-elettori a mo' di balie asciutte, è ovvio che la formula dei grillini di partire dal basso risulti assolutamente dirompente, almeno fino a che - come è inevitabile che accada - questo movimento non si professionalizzi, entrando a pieno titolo nella schiera dei tanto bistrattati partiti. Ma nel frattempo, questa ulteriore ondata di collettivismo strisciante sotto l'etichetta della democrazia diretta non può che provocare ulteriori devastazioni in un sistema che avrebbe, invece, bisogno di ben altro per uscire dai guai. Ad esempio, una vera e propria rifondazione liberale che ponga al primo punto l'esigenza fondamentale di ridurre il perimetro dello stato, così da costituire una credibile alternativa a qualunque forma di populismo demagogico. Staremo a vedere.

Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:53