
Non ci fosse stato il giovane prode Flavio da Verona, le camicie
di via Bellerio sarebbero passate dal color verde padano a un tetro
nero da lutto "totale". Avevano 160 sindaci, più o meno, fino a
lunedi pomeriggio, adesso al Carroccio sono rimaste una sessantina
di amministrazioni comunali, evidentemente il recente scandalo che
ha colpito una parte del "cerchio magico". Ma proprio la riconferma
di Tosi alla guida della città di Verona ha, almeno per il
momento, allontanato il dibattito interno sulla debaclè
elettorale leghista ma non la question su chi sarà il nuovo leader
dei padani.
Tosi che però non si accontenta, della poltrona di primo cittadino
scaligero, e a questo punto avanza prepotentemente la propria
candidatura alla segreteria nazionale della Liga Veneta Lega Nord,
una sorta di corrente del nordest che ha un peso importante
all'interno del movimento bossiano. « E' possibile un mio impegno
per la segreteria del Veneto», ha ribadito ieri incontrando i
giornalisti a palazzo palazzo Barbieri, dopo aver ringraziato
quanti gli hanno assegnato un così largo consenso, non del tutto
inaspettato. «Io credo che abbiamo dimostrato che con la
concretezza e la vicinanza alla gente si può vincere anche correndo
da soli, cosa che in molti hanno giudicato impossibile in questi
anni. Abbiamo dimostrato che la Lega deve tornare alle origini».
Ha spiegato il sindaco di Verona, sempre più vicino a Maroni dopo
alcuni dissapori dei mesi precedenti, che ha confermato di non
gradire la ricandidatura alla segretaria della Lega del Senatur:
«Bossi dopo lo scandalo Belsito ha avuto il coraggio di fare un
passo indietro che è stato apprezzato da tutti, anche da chi non è
della Lega Nord. Credo che per lui, fondatore e guida indiscussa
del movimento per oltre vent'anni, sia stato un sacrificio
dolorosissimo. Quelli che oggi standogli intorno spingono per farlo
tornare alla guida del partito stanno facendo del male non solo
alla Lega, ma principalmente allo stesso Umberto Bossi». E
sull'alleanza con il Pdl ha precisato come stanno realmente i fatti
e precisando che sono stati i berlusconiani a fare harakiri: «Noi a
Verona abbiamo fatto vedere che di quell'alleanza si può fare a
meno, soprattutto se il Pdl è, come è stato nella nostra città, un
partito che fin dall'inizio del mio mandato di sindaco ha remato
contro. Nel Pdl è accaduto di tutto e di più, infatti quattordici
di loro, fra consiglieri e assessori, son venuti con me e si sono
candidati con le liste a mio sostegno. Il fatto che i veronesi li
abbiano votati e che il Pdl sia al 5 per cento credo che la dica
lunga su chi ha avuto ragione e chi ha avuto torto».
Il cambio di passo appare chiaro e la vittoria della linea
Maroni anche, mentre il cerchio magico si sta praticamente
sciogliendo come neve al sole: il Carroccio, tanto per rendere bene
l'idea della rivoluzione in atto, ha perso le amministrazioni di
Cassano Magnago, dove è nato il Senatur, e quella di Mozzo dove
vive l'ex ministro Roberto Calderoli. A via Bellerio, però, si sta
trascurando che Tosi abbia trionfato con una propria lista e che
probabilmente avrebbe rivinto lo stesso anche senza la presenza del
simbolo della Lega Nord. Il voto di primavera ha acuito ancora di
più la spaccatura tra la Lega Lombarda e la Liga Veneta. I veneti
infatti sono sempre più convinti della necessità di puntare sul
Carroccio incarnato da Tosi e Zaia per rilanciare il partito. E c'è
già chi punta proprio sul Governatore per il congresso di giugno
quando uscirà il nuovo segretario federale. Zaia per il
momento esclude una sua candidatura ma sono sempre più
insistenti.
La vittoria di Verona rappresenta il successo di Maroni e apre, di
fatto, la strada al restyling della Lega che da qui alle prossime
elezioni politiche, previste per il maggio 2013, deve allargare
necessariamente il proprio consenso e puntare maggiormente sul Nord
Est, non ristagnare tra Alto Piemonte, Brianza e Alto Veneto e
cancellare il miraggio della Padania libera. Adesso per il
Carroccio si prospetta un'estate molto calda con i congressi veneti
e lombardi di inizio estate che anticipano il congresso federale
previsto per il 30 giugno. Quel giorno potrebbe essere quello
storico per sancire la fine della "vecchia" Lega e l'inizio di un
grande partito del Nord.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:33