
Le opere di Luigi Pirandello? Roba per dilettanti. Le allegorie
di Franz Kafka? Racconti per bambini. Niente, in confronto ai
risultati delle elezioni amministrative a Palermo, dove si
consolida un altro genere letterario: la miopia sulla realtà. Un
problema di vista che non riguarda i palermitani ma le "lenti" dei
partiti, a Roma come a Palermo, appannate dalla erronea convinzione
che il nuovo e giovane surclassi il vecchio: un clamoroso errore di
valutazione.
Infatti, quasi tutti i pronostici si sono verificati:
l'affermazione di Leoluca Orlando che va al ballottaggio, lo
sbandamento e la polverizzazione del Pdl (ma non in queste
proporzioni), l'evanescenza del partito della Nazione di Casini, la
resa dei conti all'interno del Pd, la sconfitta politica del
governatore Raffaele Lombardo, leader dell'Mpa. "L'usato" e
l'esperienza contro la politica del nuovo: Costa, Aricò,
Ferrandelli, Caronia. L'exploit di Orlando che sfida, in un
duello che si profila durissimo, il suo ex pupillo Fabrizio
Ferrandelli, era prevedibile. E sebbene nei conteggi dei voti vi è
una diversa interpretazione della nuova legge elettorale, tra
regione e comune, la sostanza non cambia (per il comune Orlando al
47,35%, per la Regione al 31%, Ferrandelli rispettivamente al
17,39% e all'11%. "Il sindaco lo sa fare" era lo slogan di Orlando,
che ha puntato tutto sulle sue precedenti esperienze a Palazzo
delle Aquile, dove ha "regnato" (sebbene con brevi interruzioni)
dal maggio 1985 all'aprile del 2000.
Un volto noto e conosciuto, quello dell'esponente dell'Idv,
che ha fatto leva sui palermitani reduci dell'amministrazione
Cammarata (disastrosa eredità di Orlando, però, non sanata) per i
quali è sempre valido l'adagio popolare "megghiu u tintu canusciutu
che u bonu a canusciri". E c'è anche chi, paradossalmente, si
augurava che l'ex sindaco vincesse al primo turno. La nuova legge
elettorale, infatti, prevede che il vincitore al ballottaggio
ottenga un premio di maggioranza pari al 60 per cento dei seggi.
Orlando, in caso di vittoria, avrebbe il potere assoluto a Palazzo
delle Aquile con 30 consiglieri su 50.
E proprio la legge con la quale i siciliani sono andati a votare
(voluta fortemente dal Pd per battere il centro destra), cioè con
il voto disgiunto per il sindaco senza il trascinamento delle
liste, ha favorito l'esponente dell'Idv che, a Palermo, risulta il
primo partito con il 10% seguito dal Pdl che si attesta intorno
all'8%. E in questo terremoto elettorale i partiti, soprattutto il
Pdl e il Pd, dovranno preparasi alle elezioni regionali di ottobre
che si prospettano tutt'altro che semplici.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:19