
Migliaia di lettori a bocca asciutta anche sabato 14 per chi
segue le rassegne stampa di Camera e Senato sul web: già dal 10 si
erano presentati problemi, ritardi, silenzi. Con ritardo
Montecitorio va online, mentre Palazzo Madama non pubblica niente.
Cosa sta accadendo ad uno dei servizi più seguiti da chi si
interessa alla politica?
La risposta è nel comunicato della Camera del 10 aprile: la Fieg
diffida le Camere a pubblicare le rassegne stampa gratuite a
partire dalle ore 10,30 della mattina. Un servizio che va avanti da
circa dieci anni, utilizzato da migliaia di utenti in Italia e
all'estero, una fonte per rimanere informati e poter ricostruire il
dibattito esistente. La Fieg rileva la crisi del mercato della
stampa quindi, e dice basta alla carta stampata in formato pdf.
Chiaramente insorge il mondo di internet: bloggers scatenati, siti
infuriati, c'è chi parla di censura delle rassegne web.
Probabilmente sarebbe più giusto parlare di denari e problemi
legati ai guadagni dei giornali.
La rassegna è comunque andata avanti, Gianfranco Fini su Twitter
ha rilanciato subito: «La rassegna online è un servizio che
garantisce il pluralismo dell'informazione. Personalmente non vedo
perché, nell'era di internet, la rassegna debba essere oscurata».
Il caso è però aperto e di certo si porterà dietro diversi
strascichi. Il gesto della Fieg appare anacronistico ed addirittura
pericoloso. Perché spesso sono gli stessi quotidiani a pubblicare
gli articoli sui propri siti e l'informazione corre oramai più sul
web che sulla carta.
Di certo è complicato mettere il silenziatore alla rete.
Pericoloso perché spesso le anteprime che si leggono sui siti o
sulle rassegne poi fanno invece sì che un tale quotidiano diventi
d'interesse per il lettore. Non solo: molti giornali non hanno
quelle possibilità per avere una distribuzione adeguata su tutto il
territorio nazionale e le rassegne sul web, o i propri siti,
diventano il miglior modo per partecipare al dibattito. Una
possibile soluzione è che si lasci ai singoli quotidiani e ai loro
editori la possibilità di essere nelle rassegne e in che modo (con
articoli parzialmente o totalmente riportati o magari inserendo
delle pubblicità), nel massimo della libertà. Ci sarà chi cercherà
di usare quello strumento per migliorare le proprie vendite, e chi
invece non vorrà esporsi, lasciando tutto al cartaceo o al proprio
sito. Si crei una strategia per la lettura online approfondita:
nessuno pensa al futuro prossimo?
La Fieg non può pensare che il chioschetto col giornalaio sotto
casa possa rappresentare la realtà dei prossimi decenni: sul web le
notizie si aggiornano di continuo, a volte si creano o nascono
seguendo i social network, che oramai funzionano come fossero
agenzie stampa. Oggetti come i tablet aiutano la lettura ed anzi
forse ne stanno rilanciando il ruolo in questo paese: oggi non si
legge di meno, anzi ci si informa di più, a discapito dei giornali
di carta.
I siti dei quotidiani sono più letti delle versioni cartacee
perché sono più economici, più interattivi, non occupano spazio in
casa e fare confronti tra le diverse posizioni diventa più
immediato. E se le pubbliche istituzioni vogliono offrire a tutti
un servizio, ben fatto e sintonizzato con le nuove tecnologie, che
le si lasci fare tenendo a mente che sono proprio quelle
istituzioni che agiscono contribuendo alla sopravvivenza della
carta stampata in Italia. O la Fieg non se ne rammenta?
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 16:14