La rassegna stampa va offline

martedì 17 aprile 2012


Migliaia di lettori a bocca asciutta anche sabato 14 per chi segue le rassegne stampa di Camera e Senato sul web: già dal 10 si erano presentati problemi, ritardi, silenzi. Con ritardo Montecitorio va online, mentre Palazzo Madama non pubblica niente. Cosa sta accadendo ad uno dei servizi più seguiti da chi si interessa alla politica?

La risposta è nel comunicato della Camera del 10 aprile: la Fieg diffida le Camere a pubblicare le rassegne stampa gratuite a partire dalle ore 10,30 della mattina. Un servizio che va avanti da circa dieci anni, utilizzato da migliaia di utenti in Italia e all'estero, una fonte per rimanere informati e poter ricostruire il dibattito esistente. La Fieg rileva la crisi del mercato della stampa quindi, e dice basta alla carta stampata in formato pdf. Chiaramente insorge il mondo di internet: bloggers scatenati, siti infuriati, c'è chi parla di censura delle rassegne web. Probabilmente sarebbe più giusto parlare di denari e problemi legati ai guadagni dei giornali.

La rassegna è comunque andata avanti, Gianfranco Fini su Twitter ha rilanciato subito: «La rassegna online è un servizio che garantisce il pluralismo dell'informazione. Personalmente non vedo perché, nell'era di internet, la rassegna debba essere oscurata». Il caso è però aperto e di certo si porterà dietro diversi strascichi. Il gesto della Fieg appare anacronistico ed addirittura pericoloso. Perché spesso sono gli stessi quotidiani a pubblicare gli articoli sui propri siti e l'informazione corre oramai più sul web che sulla carta.

Di certo è complicato mettere il silenziatore alla rete. Pericoloso perché spesso le anteprime che si leggono sui siti o sulle rassegne poi fanno invece sì che un tale quotidiano diventi d'interesse per il lettore. Non solo: molti giornali non hanno quelle possibilità per avere una distribuzione adeguata su tutto il territorio nazionale e le rassegne sul web, o i propri siti, diventano il miglior modo per partecipare al dibattito. Una possibile soluzione è che si lasci ai singoli quotidiani e ai loro editori la possibilità di essere nelle rassegne e in che modo (con articoli parzialmente o totalmente riportati o magari inserendo delle pubblicità), nel massimo della libertà. Ci sarà chi cercherà di usare quello strumento per migliorare le proprie vendite, e chi invece non vorrà esporsi, lasciando tutto al cartaceo o al proprio sito. Si crei una strategia per la lettura online approfondita:  nessuno pensa al futuro prossimo?

La Fieg non può pensare che il chioschetto col giornalaio sotto casa possa rappresentare la realtà dei prossimi decenni: sul web le notizie si aggiornano di continuo, a volte si creano o nascono seguendo i social network, che oramai funzionano come fossero agenzie stampa. Oggetti come i tablet aiutano la lettura ed anzi forse ne stanno rilanciando il ruolo in questo paese: oggi non si legge di meno, anzi ci si informa di più, a discapito dei giornali di carta.

I siti dei quotidiani sono più letti delle versioni cartacee perché sono più economici, più interattivi, non occupano spazio in casa e fare confronti tra le diverse posizioni diventa più immediato. E se le pubbliche istituzioni vogliono offrire a tutti un servizio, ben fatto e sintonizzato con le nuove tecnologie, che le si lasci fare tenendo a mente che sono proprio quelle istituzioni che agiscono contribuendo alla sopravvivenza della carta stampata in Italia. O la Fieg non se ne rammenta?


di Enrico Strina