
Come accade da sempre in simili frangenti, la blanda e contorta riforma del lavoro portata avanti dal governo Monti, sta creando una surreale contrapposizione nel Paese tra chi vorrebbe ammodernare il sistema economico e chi, soprattutto nell'area della sinistra, intenderebbe lasciare le cose come stanno. Nella fattispecie, l'infuocato dibattito si sta concentrando sulla decennale questione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ebbene, su quest argomento, che da sempre riveste più che altro un valore simbolico, l'esecutivo ed i partiti che lo appoggiano rischiano di innescare un incendio, consentendo alle componenti più retrograde dello schieramento ad est di Bersani di innalzare barricate e dichiarare l'ennesima guerra santa di un comunismo che non muore mai. Tant'è che lo scaltro segretario del Pd, messo in difficoltà da una misura che rischia di spostare molto a sinistra l'asse politico del Pd, ha immediatamente annunciato che in Parlamento vi sarà battaglia per modificare l'aspetto che attiene ai licenziamenti di natura economica, unico elemento realmente dirimente all'interno del polpettone indigesto che Monti e Fornero hanno elaborato. Ovviamente, tanto i cervelloni che occupano la stanza dei bottoni che il loro alleato Bersani non credo che abbiano sottovalutato il rischio che avrebbe comportato andare a toccare un aspetto che per l'intera sinistra rappresenta una sorta di totem intoccabile. Ma se lo hanno fatto ritenendo di passare inosservati, hanno commesso un errore clamoroso, dato che da decenni chi tocca i fili della normativa sul lavoro muore, anche fisicamente purtroppo. Questo principalmente perchè, tipica anomalia italica, nel Paese è presente una consistente minoranza di irriducibili bolscevichi i quali, all'occorrenza, sono sempre pronti a mobilitarsi contro il loro nemico pubblico numero uno: il sistema capitalistico basato sul libero mercato e la concorrenza. Per questa gente, occorre sottolinearlo con chiarezza, le aziende di qualunque dimensione non sono nella disponibilità dell'impreditore, bensì quast'ultimo rappresenta ai loro occhi una sorta di affidatario con il compito principale di dare occupazione. E quando una medesima azienda si trovasse in gravi difficoltà economiche, a parere dei sinistri fautori di un collettivismo fallimentare l'unico ad esseremandato a casa dovrebbe essere lo stesso imprenditore, sostituito da un commissario governativo di stampo sovietico. D'altro canto, per chi ritiene in modo insensato che il lavoro ed il salario, come tutta una serie infinita di beni e servizi, costituiscono una variabile totalmente indipendente rispetto a ciò che il sistema nel suo complesso produce realmente è abbastanza normale insorgere non appena si provi a scalfire uno dei simboli della propria ideologia, di cui l'articolo 18 rappresenta uno dei capisaldi. Ciò che non è normale, invece, è l'ampia voce in capitolo di cui ancora gode questo ingombrante residuo della rivoluzione d'ottobre , nonostante Berlinguer abbia pronunciato il suo de profundis una quarantina di anni orsono, decretandone la fine della spinta propulsiva. Invece, malgrado il colossale fallimento e gli immensi guasti provocati dal collettivismo, in Italia chi si ispira ad un modello di organizzazione sociale ed economica di stampo marxista continua a dettare, in simili frangenti, buona parte dell'agenda politica del Pd e dei suoi affini. Un Pd che, a mio avviso, anche in questa situazione sembra perdere l'occasione per sottrarsi definitivamente da un abbraccio mortale che, a partire dal finto strappo della Bolognina di occhettiana memoria, tiene pesantemente ancorato questo partito agli imbarazzanti retaggi del novecento. A tale proposito non serve cambiare nome se poi, all'occorrenza, il germe del comunismo riacquista l'antica suggestione. E da questo punto di vista, accettare il principio del solo indennizzo sui licenziamenti economici rappresenterebbe un grande passo in avanti per i nipoti di Togliatti. D'altro canto, se si vuole finalmente attraversarlo il proverbiale guado, da qualche parte occorrerà pur cominciare. Staremo a vedere.
Aggiornato il 04 aprile 2017 alle ore 15:33