La Corte Suprema degli Stati Uniti, il social network cinese più utilizzato in Occidente, TikTok, e un presidente eletto pronto a insediarsi, Donald Trump. Un tavolo a tre gambe su cui si sta scrivendo la prossima pagina di una delle applicazioni più influenti degli ultimi anni, ma anche del rapporto tra potere politico e tecnologico e delle relazioni tra Stati Uniti e Cina.
Joe Biden, ancora in carica fino all’inizio del mandato repubblicano, è convinto che il social cinese debba essere bloccato sul suolo statunitense proibendone la distribuzione sugli app store per rischi legati alla sicurezza nazionale. L’amministrazione americana, infatti, teme che l’applicazione possa sfruttare i 170 milioni di utenti americani per acquisire dati strategici e manipolare l’opinione pubblica. In pratica, la preoccupazione di Biden è che TikTok sia un grimaldello digitale nelle mani del Governo cinese. Per tale ragione, ad aprile si è affrettato a firmare una legge approvata dal Congresso che impone delle condizioni severissime alla società che controlla TikTok, Bytedance. TikTok dovrà trovare un acquirente statunitense per il suo ramo americano entro il 19 gennaio, oppure lasciare il mercato.
Sul fronte politico opposto, Trump invoca le sue doti di negoziatore per chiedere alla Corte Suprema di posticipare la data del blocco del social. La Corte ha fissato per domani 10 gennaio l’udienza in cui ascolterà le argomentazioni di Bytedance. La società accusa la legge voluta da Biden di violare la libertà di espressione, principio cardine della Costituzione americana sancito dal Primo Emendamento. In questi giorni, i più importanti media americani stanno offrendo ampio spazio agli accademici e agli opinionisti che prevedono una risposta della Corte negativa per Trump e Bytedance, in quanto la limitazione della libertà è giustificata da interessi di sicurezza nazionale. In ogni caso, aggiungono per commentare l’insistenza di Trump, la Costituzione non prevede che il presidente eletto possa modificare le decisioni del Governo ancora in carica. È altresì vero, rispondono i sostenitori del leader repubblicano, che il futuro presidente tornerà ad abitare la Casa Bianca il 20 gennaio; quindi, basterebbe posticipare di pochi giorni la sospensione di TikTok per dare tempo a chi ha vinto le elezioni di proporre una trattativa.
L’eccentrico tycoon ha già fatto un passo in avanti in questa direzione a dicembre accogliendo Shou Zi Chew, l’amministratore delegato di TikTok, a Mar-a Lago, lo sfarzoso club privato sulle rive di Palm Beach divenuto il quartier generale di Trump, oltre che sfondo di numerosi incontri strategici con presidenti di tutto il mondo, compresa Giorgia Meloni, e con facoltosi imprenditori, tra cui Elon Musk.
Quest’ultimo sembra essere, ancora una volta, decisivo. Secondo un’indiscrezione mai smentita pubblicata dal Wall Street Journal, subito dopo le elezioni si sarebbe aperto un dialogo tra Chew e l’uomo più ricco del mondo. Questo suggerirebbe che Chew consideri l’audace proprietario di uno dei social più influenti, X, nonché braccio destro del prossimo presidente americano, un interlocutore imprescindibile per facilitare i rapporti tra il social cinese e il Governo degli Stati Uniti. In un’intervista alla Bbc del 12 aprile 2023, Musk confessava di non avere ancora “un’opinione forte” sull’ipotesi di bloccare TikTok, dichiarandosi “tendenzialmente contrario”, ma ammettendo con franchezza che questo porterebbe molti utenti a migrare sul suo social, X, ex Twitter, generando guadagni ingenti per lui e gli altri azionisti. Le parole di Musk, ancor più se riascoltate oggi, sintetizzano con efficacia i problemi del rapporto difficile tra il potere politico e quello tecnologico. Sia Trump con Truth, sia Musk con X hanno da tempo riconosciuto nei social network degli strumenti potenti per impostare strategie politiche. Trump sa che se la decisione della Corte Suprema gli permettesse di trattare le sorti di TikTok in America, acquisirebbe un maggiore potere contrattuale nei confronti della Cina da spendere per trovare soluzioni vantaggiose per i cittadini americani alle numerose altre questioni rimaste irrisolte, incluse quelle che hanno portato alla guerra commerciale. Se la Corte Suprema rimanderà il blocco di TikTok, quindi, il prossimo mandato potrà iniziare col vento a favore nei rapporti col Dragone. In caso contrario, la prima mattinata della presidenza Trump inizierà con una difficoltà in più.
Aggiornato il 09 gennaio 2025 alle ore 15:15