Invasione (moleste) di e-mail e WhatsApp

Si sta consolidando un modello di comunicazione e d’interlocuzione tra soggetti innovativo per avere messaggi sempre più veloci e quindi risparmiare tempo. A patto, però, di leggerli sistematicamente. Ci sono, infatti, persone che non rispondono alla posta elettronica, pur avendo il cellulare o il computer. È stato calcolato che nel mondo circolano circa 350 miliardi di e-mail al giorno. Per i giornalisti sta diventando un’ossessione, dopo la prima fase di benevolo accoglimento per i benefici di una visione rapida e scritta dell’argomento che interessa di portare a conoscenza. Gli indirizzi con chiocciola e punti it (oppure com, net, eu) sono una valanga, anche se ormai sono facilmente individuabili. Quello che resta indigesto è il numero di password da avere per utilizzarle in molte funzioni: banca, bollette di luce, acqua, gas, istituto di previdenza, assicurazioni varie, amministrazioni pubbliche. Le e-mail rappresentano un elemento di protezione per i singoli soggetti che le utilizzano, ma emergono molte criticità, tanto che per avere una certificazione formale si è passati alla Pec, obbligatoria per i professionisti ma non per i privati, i quali spesso si trincerano dietro l’affermazione di non averla e di non aver ricevuto la e-mail.

C’è qualcosa che non va nell’uso della tecnologia. In Italia siamo ancora indietro nell’utilizzo del Pos, della Carta di credito e nelle altre forme elettroniche di pagamento. Vado al mercato di ortofrutta o del pesce in un mercatino dell’Olanda, del Belgio, della Germania e il titolare del banco mette subito a disposizione lo strumento per il pagamento elettronico. Ho provato a chiedere un pacchetto di arachidi e non c’era problema, sono andato al caffè e l’espresso l’ho pagato due euro, con biscottino. Difficoltà in Svizzera, perché chiedono i franchi al posto dell’euro. Torniamo allora all’e-mail. Si possono scrivere con il cellulare, che a seconda del modello compie ormai qualsiasi operazione. Ultimamente, però, è subentrato un nuovo soggetto di comunicazione: WhatsApp. Perché? In primo luogo, per la velocità del messaggio da leggere; secondo, perché si può utilizzare la registrazione vocale in modalità vivavoce; terzo, perché la graffetta blu indica che l’interlocutore ha letto il messaggio. Che finora è gratis anche se il big web vorrebbe portare questa servizio a pagamento.

Il problema della comunicazione in tempi moderni riguarda tutti: singoli cittadini, pubbliche amministrazioni, imprese, professionisti. Per i giornali e gli altri media le cose si complicano. Una volta, ma non molto tempo fa, erano gli inviati che fornivano di prima mano le notizie degli avvenimenti (a causa dei costi crescenti ce ne sono sempre meno). Oggi le difficoltà derivano dalla necessità di distinguere le “fake news” da quelle vere e quindi di fornire ai lettori un preciso e veritiero quadro di riferimento sul quale farsi le proprie opinioni. È stato calcolato, da un gruppo di esperti dell’Eco della stampa, che la metà circa degli utilizzatori della posta elettronica preferisce i messaggi istantanei, nonostante i rischi sulla sicurezza e sulla certezza dei dati riferiti. A proposito di “security”, circa il 52 per cento degli intervistati ha ammesso che vengono trasmessi via WhatsApp anche documenti riservati e segreti. Con un altro dato preoccupante: circa 25 volte su 100 il massaggio arriva alle persone sbagliate, avendo commesso errori di battitura o di indicazione dell’indirizzo.

Aggiornato il 21 settembre 2023 alle ore 10:31