Washington si oppone all’unione Microsoft-Activision

L’unione da 69 miliardi di dollari tra Microsoft e Activision Blizzard è stata ufficialmente bocciata dalle autorità degli Stati Uniti, che hanno presentato un’azione legale per fermare l’acquisizione della casa di produzione da parte del colosso di Bill Gates. L’annuncio di Washington ha fatto sprofondare le azioni di Activision che, in una seduta tendenzialmente positiva per i listini a stelle e strisce, perde quasi il 4 per cento. La Federal Trade Commission ritiene l’unione delle due aziende dannosa sia per la concorrenza che per i consumatori. “Cerchiamo di bloccare Microsoft dall’assumere il controllo” di una casa di produzione di videogiochi indipendente e dall’usare questo vantaggio per “danneggiare la concorrenza nei dinamici e crescenti mercati dei videogiochi”. Queste le motivazioni della Commissione. Inoltre, Microsoft potrebbe “manipolare i prezzi di Activision e diminuire la qualità dei suoi giochi per le piattaforme rivali a danno dei consumatori”, dichiarano le autorità americane. Una doccia fredda per le ambizioni di Activision Blizzard e dell’azienda capitanata da Phil Spencer (Microsoft Games), a cui non dovrebbero andar giù le accuse di concorrenza sleale.

Infatti, con Activision e i suoi Call of Duty e Candy Crush, Microsoft salirebbe solo al terzo posto (per ricavi) fra i colossi dei videogiochi, alle spalle di Tencent e, indovinate, proprio della Sony (che per prima si è messa di traverso all’acquisizione). Inoltre, l’accordo in questione varrebbe a Spencer e Gates un’asso nella manica contro Meta, considerata il numero uno riguardo il Metaverso. Gli Stati Uniti non sono gli unici ad aver avuto dubbi e riserve sull’operazione. A novembre scorso il Governo britannico ha analizzato il contenzioso e ascoltato diverse testimonianze, per vederci chiaro sulla faccenda. Per Washington, lo stop all’acquisizione di Activision da parte di Microsoft è soprattutto una sfida alle aziende tecnologiche. Lisa Khan, la presidente della Federal Trade Commission – salita alla ribalta per le sue critiche contro Amazon – considera l’azione legale come un test per verificare se i suoi piani per controllare lo strapotere delle Big Tech possono resistere al vaglio del tribunale.

Aggiornato il 10 dicembre 2022 alle ore 11:26