
Credo sia a tutti evidente la differenza di trattamento, da parte delle sinistre italiane ed europee, riservate a ciò che sta accadendo a Gaza rispetto a ciò che sta avvenendo in Ucraina. Innanzitutto, non riesco a ricordare alcuna manifestazione di piazza contro Putin mentre decine sono state dedicate a Netanyahu e, vacanze finite, ne vedremo ancora. Inoltre, come sempre, le sinistre europee e non solo, mentre condannano le decisioni militari del governo israeliano non risulta abbiano mai avanzato alcun suggerimento in fatto di risposta ai terribili avvenimenti del 7 ottobre 2023.
In altri termini: quale intensità di risposta o quale strategia sarebbe stata “accettabile”? Come fare a dare una risposta militare forte, come anche alcuni commentatori di sinistra non indottrinati dicono fosse legittimo da parte di Israele, su un terreno nel quale tunnel e insediamenti di Hamas erano, e in parte sono ancora, in totale simbiosi con gli insediamenti civili? Personalmente, nonostante le tremende e continue notizie sulle perdite di vite umane palestinesi non militari, non credo affatto che il governo israeliano abbia intenzionalmente ordinato alcun massacro ‒ come abnorme forma di rappresaglia ‒ né che decisioni in questo senso siano state prese dai militari stessi. Credo, piuttosto, che le stragi dipendano proprio dalla commistione fra civili e uomini armati crudelmente voluta da Hamas, cosa che, come si vede, rende auspicabile agli occhi degli occidentali più ingenui, una pace dalla quale ciò che resta dei terroristi non avrebbe altro che guadagnare a cominciare dal riconoscimento dello “stato” di Palestina cioè, rebus sic stantibus, di Hamas stessa.
Un’altra differenza significativa sta nella assoluta assenza di manifestazioni da parte dei palestinesi contro Hamas pretendendo che i residui ostaggi israeliani vengano immediatamente liberati, manifestazioni da tempo quotidiane, invece, nello Stato ebraico. Come mai? Ora, si dirà, la popolazione palestinese ha altro cui pensare perché la fame e le malattie vengono prima di tutto. Ma, a parte qualche timido segno di rivolta contro Hamas che le cronache hanno riferito qualche mese fa, nessun gesto pubblico degli abitanti di Gaza ha avuto come obiettivo Hamas la cui azione di due anni fa, in fondo, è alla base di tutto quanto sta accadendo.
Questo silenzio indica un consenso di fondo nei riguardi di terroristi che si erano resi colpevoli di indicibili azioni di violenza oppure indica il livello di terrore di cui Hamas è ancora capace nei confronti del suo stesso popolo? Su tutto questo i solerti analisti occidentali stendono un silenzio decisamente ambiguo e in qualche caso sospetto. Un giorno forse scopriremo come siano andate le cose. Per ora constatiamo che le sinistre piangono per i bimbi morti in Palestina ma, per quanto riguarda l’invasione russa in Ucraina, ne fanno, giustamente, una questione politica e geopolitica. Ma senza mai scendere in piazza per manifestare scandalo non solo contro orribili ma forse inevitabili effetti collaterali ma anche, se non soprattutto, contro reiterate decisioni russe tese a colpire deliberatamente insediamenti civili in tutto il territorio ucraino. Senza covi terroristici al loro interno.
Aggiornato il 26 agosto 2025 alle ore 13:35