
L’umanità sta per caso ballando sul ciglio del vulcano di una terza guerra mondiale (WW-3)? Beh, forse sì. Anzi no. Più si balla più si prende tempo: dittatori, autocrati e folli di Stato possono pure divertirsi a sperimentare missili balistici a testata nucleare e ad ammirare funghi atomici nel proprio giardino. Ma, di certo, nessuno di loro (e di quelli che accanto a loro detengono le chiavi doppie e triple) può minimamente sognarsi di iniziare per primo, visto che tutti tengono famiglia e la Terra è una sola, per cui nessuno può davvero sperare di rimanere vivo e ricominciare daccapo. Questa dinamica, del resto, la si è vista benissimo fin dal 2022, con la guerra russo-ucraina e poi con un suo timido abbozzo nel conflitto recente con l’Iran, in cui due dei protagonisti, Russia e Israele, possiedono arsenali atomici. Ma, mentre i tromboni di regime a Mosca hanno più volte minacciato di usare l’atomica contro di noi e la riottosa Ucraina, Tel Aviv è rimasta in merito nel silenzio più assoluto. Ci si chiede: e se non ci fosse stata l’America a integrare le sue difese antiaeree, come avrebbero reagito Benjamin Netanyahu e il suo Governo se non avessero più potuto abbattere le migliaia di missili lanciati da Teheran? A che cosa sarebbe servita, in questo caso, l’atomica? A colpire Teheran e fare centinaia di migliaia di vittime innocenti? Improponibile, come si vede. Rigirando il ragionamento, la stessa identica cosa vale per l’Iran: ha senso acquisire una capacità nucleare quando nessun regime statuale, né secolare, né teocratico, potrebbe mai pensare di impiegarla per primo per ragioni di odio ideologico-religioso? Riflettiamo: ammettiamo che gli ayatollah dispongano già dell’agognata bomba e stiano studiando il modo di impiegarla per primi.
In questo caso, volendo distruggere tutta Israele con un first-strike decisivo che non ammetta repliche, di quanti megatoni dovrebbe essere questa benedetta bomba per fare un deserto di quella parte della Palestina? Cento volte più potente dell’Enola Gay di Hiroshima? Bene: e quanti morti collaterali ci sarebbero a causa delle radiazioni in Cisgiordania, Gaza e Paesi limitrofi? Quindi, meno scemenze sulla “bomba-fine-di-mondo” alla Dottor Stranamore, e molta più riflessione sulla vera politica da mettere in gioco per ritornare in Medio Oriente a un decente equilibrio tra comunità ed etnie, che non ha nulla a che vedere con la deterrenza nucleare. E qui emergono tutti gli aspetti, a volte drammatici, a volte patetici in merito alle questioni del regime-change, alla luce dei disastri innominabili causati dall’Occidente, quando ha preteso di esportare il suo modello liberal-democratico con la forza delle armi. Le uniche due volte in cui c’è riuscito è stato grazie alle conseguenze terribili della WW-2 (Seconda Guerra mondiale) e alla compresenza di un imponente esercito di occupazione. I due casi prendono i nomi di Germania e Giappone: l’uno di fede cristiana e l’altro scintoista, che nulla hanno a che vedere con l’Islam. Alla prima, uscita letteralmente devastata dalla follia hitleriana e dalla vergogna dell’Olocausto, non restava che scegliere se essere dalla parte di Mosca o da quella di Washington. In quel caso, com’è noto, si fece metà e metà. Cosa che ha comportato immensi lutti e sofferenze durante tutta la guerra fredda, a causa della divisione tra Ossi (Germania Est) e Wessi (Germania Ovest). In Giappone, si sono tenuti l’imperatore ma ne hanno fatto una monarchia costituzionale che ha sempre funzionato benissimo. E tutto ciò grazie allo straordinario carattere del popolo giapponese, piegato soltanto a carissimo prezzo da quell’atomo così caro ad Ali Khamenei.
Ora, a proposito della Guerra dei “12 giorni” tra Iran e Israele, sarebbe bene dare una seria occhiata ai dati di struttura che questo conflitto ci ha suggerito. Due osservazioni di fondo, innanzitutto: la prima riguarda la differenza tra missili e droni, da un lato, e un’aviazione moderna dall’altro, con tanto di piloti adeguatamente addestrati e coraggiosi. Mentre le lance di dio sciite avevano i sistemi-guida tarati per colpire solo certi obiettivi predefiniti e, quindi, stupidi e ciechi (anche se ferocemente distruttivi), l’aviazione israeliana a guida umana ci ha visto sempre benissimo e, grazie alle più raffinate tecniche di guida satellitare e di intelligence, è riuscita a fare in Iran terra bruciata senza essere colpita, distruggendo postazioni di lancio, depositi di munizioni, apparecchiature radar e centri di comando. Accecati e senza difesa aerea, i mullah le hanno prese di santa ragione da gente che ha volato decine di ore per colpire le loro roccaforti a migliaia di miglia di distanza. Quindi, secondo aspetto: non c’è partita tra Oriente e Occidente sui sistemi d’arma avanzati e sulla preparazione militare, sia israeliana che americana, anche in considerazione della incredibile dimostrazione data dall’Air Force Usa con i bombardamenti dei siti nucleari iraniani, da parte dei bombardieri stealth B-2 che sono stati decine di ore in volo per arrivare sui loro bersagli. La Nato senza gli Usa sarebbe oggi in grado di colpire uno Stato canaglia che minacci la nostra sicurezza a migliaia di chilometri di distanza?
E dove lo troviamo il cuore e il fegato che hanno israeliani e americani mentre difendono la propria libertà e quella del resto del mondo? E noi, parliamo di “spesa” anziché di uomini e di coraggio? I fondamentalisti islamici e i loro Stati teocratici non hanno nessun timore di morire combattendoci, e sarà meglio ricordare che l’Ayatollah Ruhollah Khomeini nella guerra contro l’Iraq ha mandato per otto anni la sua migliore gioventù a morire a petto nudo (sic!) sui campi di battaglia. Giovani miliziani che si esponevano senza timore al fuoco dell’artiglieria nemica, armati simbolicamente di una chiave di plastica allacciata al collo che, se uccisi, avrebbe aperto loro le “porte del paradiso” di Allah, con tutto il corredo di vergini previsto. Questo per dire: non ci dobbiamo preoccupare della spesa militare ma di preparare gli uomini a battaglie in cui “quegli altri” non hanno paura di morire e di uccidere per il loro credo. Sì, sfortunatamente le cose stanno così: noi non abbiamo nessuna vera preparazione, né psicologica né caratteriale, per affrontare le armate (terroristi, miliziani ed eserciti regolari) dei “soldati di dio” (sono bastati per questo l’Afghanistan e l’Iraq) che, invece, al contrario di noi, non credono in nessuno dei valori laici delle democrazie liberali che, sempre dal loro punto di vista, sono figlie di Satana, corrotte e depravate.
Misoginia, intolleranza religiosa e negazione delle libertà individuali fanno sì che il fedele musulmano sia soggetto al solo volere di Allah, così come codificato da Maometto, e il Corano, libro della fede e codice penale e civile a un tempo, è un testo immortale i cui precetti valgono per sempre e in ogni luogo. Dunque: li possiamo colpire ovunque, con le nostre armi supertecnologiche, ma noi siamo disposti a dare la vita per difendere il nostro credo laico? Se ci fanno saltare in aria a casa nostra con i loro kamikaze e autobombe, che facciamo: ci arrendiamo subito, e a chi? This is the problem!
Aggiornato il 26 giugno 2025 alle ore 09:41