
Come ho avuto modo diverse volte di evidenziare, i media nostrani in particolare, nonché il dibattito pubblico in generale, omettono completamente di narrare le conseguenze che ci sarebbero qualora l’Italia prestasse le proprie basi Nato come punti logistici e militari per attaccare l’Iran.
Con l’entrata in guerra degli Stati Uniti l’Italia potrebbe diventare un centro nevralgico del conflitto in atto, a causa delle sue basi Nato di Aviano, Sigonella e Camp Darby, pagando di conseguenza un prezzo molto caro, sotto ogni punto di vista, da quello militare, politico e diplomatico.
Per entrare maggiormente nel merito della questione, bisogna considerare cosa accadrebbe se dalle suddette basi decollassero degli arei militari in direzione dell’Iran.
L’Italia, senza essere direttamente coinvolta nella guerra contro l’Iran si troverebbe irretita in un conflitto globale, a causa della disponibilità del proprio territorio data agli Usa come piattaforma logistica e operativa per le loro operazioni militari, facendo per esempio decollare i bombardieri statunitensi B-2 Spirit o i caccia F-16.
Pertanto, approfondendo, in modo più accurato, le funzioni svolte da ogni rispettiva base Nato in Italia, prenderemmo atto che ad Aviano sono ubicati i caccia F-16 statunitensi, che a Sigonella è presente un importante snodo strategico per l’intelligence aerea, con i droni Global Hawk e Reaper continuamente operativi e che a Napoli c’è il quartier generale della Sesta Flotta, insieme al comando Nato per tutta l’Europa meridionale.
Mentre tra Pisa e Livorno è presente Camp Darby, ossia uno dei più grandi depositi di armi e munizioni degli Stati Uniti all’estero.
Perciò, colpisce alquanto l’indifferenza dell’opinione pubblica riguardo al pericolo che correrebbe la nostra Nazione qualora gli Usa decidessero di sferzare un attacco militare contro Theran a causa di un’ulteriore crisi, dovuta sia dall’utilizzo di armi nucleari sia da un’eventuale aggressione nei confronti di Israele da parte degli iraniani.
In un’ipotesi del genere, il governo italiano avrebbe la forza politica per opporsi non consentendo gli statunitensi di utilizzare le proprie basi Nato come punti di riferimento belligeranti?
Se l’Italia autorizzasse il decollo degli aerei militari degli Usa, aprendo lo spazio aereo e garantendo un supporto logistico, ci sarebbero dei risvolti significativi.
Prima di tutto, verrebbe violato l’articolo 11 della Costituzione, da cui si evince in modo chiaro e inconfutabile il principio secondo il quale l’Italia “ripudia la guerra come strumento di offesa”.
In secundis, un’autorizzazione governativa che venisse data senza passare per il voto del Parlamento potrebbe generare una violazione costituzionale di elevata gravità, tanto quanto quella che ci fu con l’intervento in Iraq, in Libia nel 2011e in Siria nel 2014.
Tutta questa situazione conferma che la sovranità dell’Italia è decisamente limitata se non addirittura compromessa e per questo colpisce assai il fatto che il popolo italiano non si preoccupi di ciò e che non manifesti in alcun modo il proprio dissenso al riguardo.
Un altro aspetto cruciale e non meno rilevante, è costituito dal fatto che un eventuale appoggio logistico e militare agli Usa causerebbe una perniciosa compromissione delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e le nazioni del Medio Oriente, come ad esempio l’Algeria, l’Egitto, la Turchia, e le due contendenti Israele e Iran.
Dopo anni di lavoro diplomatico per tessere dei contatti e una credibilità diplomatica significativa, tutti i risultati ottenuti verrebbero dissolti da un eventuale appoggio militare agli Usa, dimostrando in tal modo che l’Italia, insieme a tutta l’Europa, è appiattita politicamente in sudditanza degli Usa.
Oltre a tutto ciò, vi è il problema russo, che con questa escalation in Iran, in virtù dell’annosa alleanza tra la medesima e la Russia, i rapporti dell’Italia e Putin potrebbero ulteriormente degenerare, al punto da diventare lo stesso territorio italiano un obiettivo militare del duo Iran-Russia.
Nello specifico, l’Italia potrebbe diventare il bersaglio ideale per operazioni ibride, come degli attacchi informatici e ancor peggio oggetto di un’ulteriore destabilizzazione migratoria, tanto da fare del nostro Paese l’approdo di svariati profughi iraniani che scappano dal conflitto in atto.
Invero, una guerra globale ai giorni nostri non si combatte solamente con le armi, ma anche con questi strumenti tanto invisibili, quanto altrettanto nocivi.
Il quesito che dovrebbe porsi ciascun italiano è fino a che punto l’alleanza con gli Usa può spingerci a concedere la nostra collaborazione e quale prezzo noi siamo disponibili a pagare per assecondare le strategie militari e geopolitiche statunitensi.
Un ipotetico decollo dalla base Nato di Aviano di un bombardiere statunitense B-2 non rappresenterebbe un mero dato tecnico-militare, bensì una compromissione della nostra Nazione nel conflitto attuale, a causa della quale l’Italia sarebbe costretta a prendersi le proprie responsabilità.
Aggiornato il 24 giugno 2025 alle ore 10:15