Israele, nella notte raid su decine di obiettivi a Teheran

Va in scena l’ottavo giorno di guerra tra Israele e Iran. Nella notte si sono registrati numerosi raid su decine di obiettivi a Teheran. Sono stati presi di mira siti industriali militari. La giornata di venerdì è stata segnata da nuovi bombardamenti su entrambi i fronti, gravi danni infrastrutturali, vittime e un tentativo di rilancio del dialogo diplomatico a Ginevra. Le sirene d’allarme sono scattate all’alba in diverse aree del sud di Israele, dopo il lancio di missili iraniani. Un missile balistico ha colpito Beersheba nelle prime ore del mattino. Lo riferisce il quotidiano israeliano Ynet, aggiungendo che il missile non è stato intercettato e ha raggiunto un’area adiacente a diversi condomini, causando danni e ferendo leggermente cinque persone. Nella regione di Haifa, nel nord del Paese, l’esercito ha annunciato l’intercettazione di un drone. Nel corso della notte, l’aviazione israeliana ha colpito decine di obiettivi nella capitale iraniana. Secondo l’esercito di Tel Aviv, tra i bersagli figurano il quartier generale del Spnd – l’organizzazione responsabile del programma nucleare militare iraniano – e siti di produzione missilistica. In una nota, i militari parlano di “una serie di attacchi al cuore di Teheran, mirati a strutture di ricerca e sviluppo del progetto nucleare iraniano”.

Intanto, l’Iran ha smentito di aver preso di mira l’ospedale Soroka di Beersheva, colpito giovedì da un missile che ha provocato circa quaranta feriti. La missione iraniana all’Onu ha affermato che le operazioni di autodifesa “rispettano il diritto internazionale” e che i bersagli sono stati infrastrutture militari coinvolte direttamente nell’aggressione israeliana. I guardiani della Rivoluzione avevano indicato come obiettivo “un centro di comando e intelligence” situato nei pressi della struttura ospedaliera. Frattanto, l’Iran ha nominato un nuovo capo dell’intelligence dei guardiani della Rivoluzione. Si tratta del generale di brigata Majid Khadami. Sostituisce Mohammad Kazemi, ucciso domenica da un attacco israeliano. Un fatto è certo: le operazioni militari israeliane dal 13 giugno hanno decimato la catena di comando militare iraniana, eliminando, tra gli altri, il comandante dei Guardiani Hossein Salami e il capo di Stato maggiore Mohammad Bagheri.

Nel frattempo, l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) ha riferito che diversi edifici chiave del reattore ad acqua pesante di Arak, noto come Khandab, situato a circa 240 chilometri a ovest di Teheran, sono stati danneggiati dagli attacchi israeliani. Ha aggiunto che anche l’unità di raffineria dell’impianto è stata danneggiata. D’altro canto, secondo il ministro britannico degli Esteri David Lammy, è in atto una “finestra per una soluzione diplomatica”. Lammy, che ha incontrato a Washington il segretario di Stato americano Marco Rubio, parteciperà oggi a Ginevra a una riunione con i colleghi di Francia e Germania e con il capo della diplomazia iraniana Abbas Araghchi. È prevista anche la presenza dell’alto rappresentante dell’Ue, Kaja Kallas. Secondo il Quai d’Orsay, l’incontro mira a “favorire il ritorno al dialogo e la ripresa dei negoziati sul programma nucleare iraniano”.

Nel pomeriggio si terrà a New York una nuova riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, convocata su richiesta dell’Iran e sostenuta da Russia, Cina e Pakistan. Si tratta della seconda sessione d’urgenza in una settimana sulla crisi in corso. Il presidente statunitense Donald Trump ha fatto sapere che prenderà una decisione su un eventuale intervento americano “nel giro di due settimane”. Secondo la Casa Bianca, esiste una “possibilità concreta” di riavvio dei negoziati con Teheran, e ogni scelta militare sarà valutata in questo contesto. Infine, delle immagini satellitari analizzate dall’Afp, mostrano che decine di aerei militari sono stati rimossi dal piazzale della base americana di Al Udeid, in Qatar. Secondo analisti, il trasferimento servirebbe a prevenire danni in caso di attacco iraniano, qualora Washington decidesse di prendere parte alla guerra in corso.

Aggiornato il 20 giugno 2025 alle ore 10:36