
L’Iran mira a mantenere Fordow, i siti segreti e costringere il popolo iraniano a rimanere sotto il regime degli ayatollah
La guerra tra Israele e Iran è scoppiata mentre i palestinesi celebravano il 18° anniversario del colpo di Stato di Hamas contro l’Autorità Palestinese (Ap), nella Striscia di Gaza.
Il 14 giugno 2007, il gruppo terroristico appoggiato dall’Iran organizzò un violento colpo di Stato che durò alcuni giorni e provocò la morte di centinaia di fedelissimi dell’Autorità Palestinese, alcuni dei quali vennero linciati nelle piazze, mentre altri furono gettati dagli ultimi piani dei palazzi. Il 12 giugno 2007, Human Rights Watch dichiarava:
“Negli scontri interni palestinesi degli ultimi tre giorni, sia la fazione Fatah [al potere nell’Autorità Palestinese] sia le forze militari di Hamas hanno giustiziato sommariamente prigionieri, ucciso persone non coinvolte nelle ostilità e hanno ingaggiato scontri a fuoco all’interno e in prossimità degli ospedali palestinesi...
“Domenica, le forze militari di Hamas hanno catturato il 28enne Muhammad Swairki, cuoco della Guardia Presidenziale del presidente Mahmoud Abbas, e lo hanno giustiziato gettandolo, con mani e gambe legate, da un condominio di 15 piani a Gaza City. Più tardi, quella notte, le forze militari di Fatah hanno sparato e catturato Muhammad al-Ra'fati, sostenitore di Hamas e predicatore di una moschea, e lo hanno buttato giù da un condominio di Gaza City”.
La presa del controllo della Striscia di Gaza da parte di Hamas non sarebbe potuta avvenire senza il sostegno finanziario e militare offerto dall’Iran al gruppo terroristico. L’ex capo dell’intelligence generale dell’Ap, Tawfik Tirawi, accusò Teheran di aver svolto un “ruolo importante” nella conquista della Striscia di Gaza da parte di Hamas. Secondo Tirawi, decine di membri di Hamas avevano ricevuto un addestramento militare in Iran. Accusò inoltre Hamas di aver introdotto illegalmente armi nella Striscia per combattere l’Autorità Palestinese.
Il noto attivista palestinese Bassem Eid evidenziò che Hamas era riuscito a sconfiggere le forze di sicurezza dell’AP nella Striscia anche grazie all’addestramento e alle armi forniti dall’Iran.
“Sembra che attraverso l’operato di Hamas, io possa vedere le armi iraniane lì. Sono abbastanza sicuro [del legame con l’Iran]. Ed è per questo che Hamas diventa più violento di qualsiasi altro movimento politico palestinese”.
Secondo un report del Dipartimento di Stato americano del 2020, Teheran forniva circa 100 milioni di dollari all’anno a gruppi terroristici palestinesi, tra cui Hamas. A partire dal 2023, secondo una fonte di sicurezza israeliana, l’Iran avrebbe notevolmente aumentato i suoi finanziamenti ad Hamas portandoli a 350 milioni di dollari all’anno.
Nel 2022, lo scomparso leader di Hamas Ismail Haniyeh dichiarò alla rete televisiva Al-Jazeera di proprietà del Qatar, che il suo gruppo aveva ricevuto 70 milioni di dollari in aiuti militari dall’Iran, aggiungendo:
“Abbiamo razzi di fabbricazione locale, ma quelli a lungo raggio provengono dall’estero, dall’Iran, dalla Siria e da altri Paesi, passando per l’Egitto”.
In precedenza, Haniyeh aveva ringraziato il regime iraniano per aver “sostenuto e finanziato la resistenza [palestinese] finanziariamente, militarmente e tecnicamente”.
Nel 2020, l’alto funzionario di Hamas, Mahmoud Zahar, rivelò che l’Iran gli aveva dato 22 milioni di dollari in contanti. In un’intervista all’emittente televisiva iraniana in lingua araba al-Alam, Zaha disse di aver esposto alcuni dei problemi finanziari affrontati da Hamas durante un incontro con il comandante iraniano delle Guardie della Rivoluzione Islamica, Qassem Soleimani, durante una visita a Teheran nel 2006.
“Il giorno dopo, ho trovato 22 milioni di dollari in valigie all’aeroporto mentre una delegazione di Hamas stava per lasciare Teheran”, raccontò Zahar. “Avevamo concordato una cifra maggiore, ma eravamo solo in nove e non potevamo portare altro denaro contante a causa della franchigia bagaglio”.
Il sostegno finanziario e militare dell’Iran ad Hamas ha permesso al gruppo terroristico di costruire una vasta rete di tunnel e di produrre armi nella Striscia di Gaza. Grazie a questo supporto, Hamas è stato in grado di costruire un esercito composto da decine di migliaia di combattenti e di trasformare la Striscia di Gaza in una grande base per il jihad (guerra santa) contro Israele.
Senza il sostegno finanziario e militare di Teheran, Hamas non sarebbe stato in grado di lanciare l’invasione di Israele del 7 ottobre 2023. Quel giorno, i terroristi del gruppo e migliaia di palestinesi “comuni” uccisero più di 1.200 israeliani e stranieri e ne ferirono migliaia.
Non sorprende che l’Iran si sia affrettato a elogiare i massacri. La Guida Suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei ha salutato l’invasione del 7 ottobre come “logica e legale”. Il Ministero degli Esteri iraniano ha descritto il massacro come “una svolta nella storia della legittima lotta del popolo palestinese contro il regime sionista”.
Il regime iraniano ha scelto di sostenere Hamas e i suoi altri proxy terroristici (Hezbollah, la Jihad Islamica Palestinese e gli Houthi) per perseguire il suo obiettivo di distruggere “l’entità sionista”. I mullah iraniani hanno la piena responsabilità della morte di migliaia di palestinesi nella Striscia di Gaza. Sono anche responsabili della fine della “soluzione dei due Stati”, perché il loro sostegno al colpo di Stato di Hamas del 2007 ha portato alla creazione di due entità palestinesi rivali nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania. Il regime iraniano è sempre stato pronto a sostenere qualsiasi palestinese o arabo che portasse la bandiera del jihad contro Israele.
Il regime iraniano non ha recato altro che morte e distruzione ai palestinesi e a molti arabi in Libano, Siria, Iraq e Yemen. Il suo sostegno a milizie e gruppi terroristici ha scatenato guerre civili e spargimenti di sangue in tutto il Medio Oriente. Questi attacchi hanno causato la morte di oltre un migliaio di americani (si veda, ad esempio, qui, qui e qui).
L’Iran e i suoi proxy, come gli Houthi, hanno ripetutamente lanciato razzi e missili non solo contro le risorse statunitensi in Medio Oriente, ma anche contro i vicini Paesi sunniti ricchi di petrolio, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.
Molti arabi e iraniani non verseranno una lacrima se i mullah iraniani verranno rimossi dal potere.
Se il presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump desidera una vera pace a lungo termine in Medio Oriente, che gli piaccia o no, non c’è altra alternativa che permettere l’uscita di scena dei dittatori terroristi teocratici di Teheran e liberare il popolo iraniano, proprio come, dopo la Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti liberarono la Germania e il Giappone per consentire l’elezione del cancelliere Konrad Adenauer nella Repubblica Federale tedesca l’introduzione nel Paese del Sol Levante di una democrazia che si è consolidata nel tempo.
Come rilevato da Politico, che non è certo un organo di informazione di “Destra”, “l’obiettivo dell’Iran non è solo Israele. Siamo noi”.
Ulteriori negoziati sono soltanto la solita tattica dilatoria del regime iraniano. Negoziare all’infinito un qualche “accordo” che, a giudicare dai precedenti (si veda qui e qui), Teheran violerà, a prescindere dalla vigilanza dei suoi garanti, non fa altro che offrire al regime iraniano un’occasione promettente per rifornirsi, riorganizzarsi e terrorizzare di nuovo la regione.
Trump farebbe bene a lasciare che Israele “finisca ciò che ha iniziato” in Iran e faccia ciò che è bene per lo Stato ebraico, per il mondo libero e per l’Occidente.
L’ ultima cosa di cui Trump ha bisogno è “l’aiuto” del presidente russo Vladimir Putin.
Gli Stati Uniti e il resto della comunità internazionale dovrebbero sostenere pienamente Israele nella sua guerra contro il sanguinario regime iraniano che non è solo brutale nei confronti dei suoi vicini e dello Stato ebraico, ma anche nei confronti del suo stesso popolo.
Nel 2024, Teheran ha represso, imprigionato, torturato e giustiziato un gran numero di suoi cittadini.
Gli Stati Uniti hanno urgente bisogno di gestire e concludere non un altro “accordo nucleare” fasullo e poroso, ma di una vera sicurezza, stabilità e libertà, non solo per milioni di musulmani, cristiani ed ebrei, ma anche per il grande popolo iraniano che è stato costretto a soffrire troppo a lungo sotto despoti psicopatici e crudeli.
Per una vera pace, Trump deve essere il Churchill dei nostri tempi. Lasciamo che Israele finisca il lavoro. È compito nostro.
(*) Tratto dal Gatestone Institute
(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada
Aggiornato il 19 giugno 2025 alle ore 10:01