Riyad e Teheran: due pesi, due misure? Sì, per fortuna

La guerra tra Israele e Iran ha riattivato una vecchia polemica: quella del “due pesi, due misure”. Perché l’Iran no, e l’Arabia Saudita sì? Perché Teheran viene isolata e colpita, mentre Riyad è un partner per la stabilità? Ecco, la risposta è tutta in questa domanda.

Perché l’Iran è il problema, e l’Arabia Saudita fa parte della soluzione. E non si tratta di una simpatia personale o di un’opportunità economica. Si tratta di una scelta di campo. Perché chi sostiene il terrorismo e chi cerca la pace non possono essere messi sullo stesso piano. E se ci sono due pesi, due misure, è perché ci sono due modelli opposti.

L’IRAN È LA TESTA DELLA PIOVRA

Tutto quello che sta accadendo in Medio Oriente non è scollegato, non è improvviso, non è casuale. È l’effetto diretto e inevitabile del 7 ottobre. Quel giorno Hamas ha superato ogni limite, ha mostrato cosa significa il fanatismo islamista quando è armato, addestrato e protetto da uno Stato sovrano.

Da quel momento, Israele ha smesso di contenere. Ha iniziato a colpire. Non solo a Gaza. Non solo Hamas.

Prima i tentacoli della piovra: Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen, le milizie sciite in Iraq e Siria ‒ tutte armi nelle mani di un unico grande regista del caos: l’Iran. Teheran è la centrale operativa della destabilizzazione regionale.

Da anni lavora per costruire una rete paramilitare transnazionale al servizio della sua visione teocratica e antioccidentale. Lo fa con soldi, armi, tecnologia e intelligence. Lo fa attraverso la Quds Force, un’unità d’élite dei Pasdaran (Irgc), che agisce fuori dai confini nazionali per finanziare, addestrare e coordinare gruppi terroristici in tutto il Medio Oriente.

Il risultato è un fronte armato che va dal Mediterraneo al Golfo Persico, progettato per accerchiare Israele, minacciare i suoi alleati e tenere in ostaggio l’intera regione.

E poi c’è il programma nucleare. L’Iran ha portato l’arricchimento dell’uranio al 60, una soglia tecnicamente a un passo dalla bomba. Mentre per un utilizzo civile del nucleare è sufficiente un arricchimento del 3-5 per cento.

Lo fa in impianti sotterranei, protetti, spesso fuori dal controllo degli ispettori. Chi dice che non esiste una “prova definitiva” sull’arma atomica ignora il punto: Teheran ha fatto e sta facendo tutto il possibile per essere pronta a costruirla. Oggi Israele colpisce non solo per difendersi, ma per porre fine a questa minaccia sistemica.

Non si può più trattare l’Iran come un attore tra gli altri. È il motore ideologico, militare e strategico dell’islamismo armato.

È chi sceglie di alimentare il terrorismo mentre gli altri cercano di spegnerlo. Che Israele, con l’aiuto Usa, vada fino in fondo. E che il resto dell’Occidente abbia il coraggio di stare dalla parte giusta.

LA PACE PASSA DA RIYAD, NON DA TEHERAN

Il grande errore che spesso si commette è credere che tutti i Paesi del Medio Oriente si somiglino. Che “tanto sono tutte dittature”, che “tanto pensano solo al petrolio”. È una lettura pigra, e soprattutto falsa.

L’Arabia Saudita, negli ultimi anni, ha scelto di aprirsi. Ha ridotto il ruolo della polizia religiosa, ha investito nella diversificazione economica, ha permesso alle donne di guidare, ha lanciato una serie di riforme sociali e culturali sotto la guida di Mohammed bin Salman. Ha promosso dialoghi regionali, anche con Israele, superando barriere ideologiche che sembravano invalicabili. Ha tenuto a bada gli estremisti, ha frenato l’espansione iraniana, ha difeso i propri interessi ma anche la stabilità dell’area.

Sì, l’Arabia Saudita ha ancora molte contraddizioni. Ma non è il punto. Il punto è che vuole un Medio Oriente ordinato, stabile, connesso al mondo. L’Iran vuole l’opposto: un Medio Oriente armato, incendiario, isolato.

Ecco perché c’è una differenza. Ed ecco perché l’alleanza con Riyad è non solo utile, ma necessaria. Non è un compromesso. È una scelta strategica. Per l’Occidente. Per Israele. Per la pace.

Perché la pace, se mai arriverà, non passerà da Teheran. Passerà da Riyad.

Aggiornato il 20 giugno 2025 alle ore 09:39