Israele attacca l’Iran, raid sui siti nucleari

Israele ha dato il via a una serie di attacchi in Iran. L’aeronautica militare israeliana ha colpito i siti nucleari dopo l’annuncio del ministro della Difesa Israel Katz che ha proclamato lo stato di emergenza speciale in tutto lo stato di Israele. Katz ha dichiarato con effetto immediato “uno stato di emergenza speciale su tutto il territorio dello Stato di Israele in seguito all’attacco preventivo condotto da Israele contro l’Iran: si prevede un attacco missilistico e con droni contro lo Stato di Israele e la sua popolazione civile nel prossimo futuro”. “Pertanto, è necessario attenersi alle direttive del Comando della retroguardia e delle autorità, e rimanere nei rifugi protetti”, si legge nella dichiarazione dell’ufficio del ministro della Difesa. L’aeronautica israeliana ha sferrato cinque ondate di attacchi che si sono abbattute su otto diverse importanti città iraniane. Oltre 200 caccia sono stati coinvolti nelle operazioni notturne contro Teheran, sganciando oltre 330 bombe su circa 100 obiettivi. Lo ha riferito il portavoce delle forze armate israeliane, Effie Defrin, in una conferenza stampa, precisando che nei raid sono stati uccisi diversi alti funzionari iraniani, tra cui il capo di Stato maggiore Mohammad Bagheri, il capo dei Guardiani della Rivoluzione islamica Hossein Salami e il capo del quartier generale centrale di Khatam-al-Anbiya, Gholam Ali Rashid. Hanno perso la vita anche due scienziati: Fereydoun Abbasi, ex capo dell’Organizzazione per l’energia atomica iraniana e Mohammad Mehdi Tehranchi, fisico e rettore dell’Università islamica Azad di Teheran. Oltre all’impianto nucleare di Natanz, a sud di Teheran, e a diversi obiettivi situati nei dintorni della capitale iraniana, sono finite nel mirino anche le città di Ilam e Avaz, al confine con l’Iraq, la città di Tabriz, nel nord ovest e sede di importanti raffinerie; le città di Esfahan e Arak a sud della capitale e la città di Kermanshah, a ovest di Teheran. L’Iran, di conseguenza, ha chiuso l’intero spazio aereo. In un primo momento si era deciso di chiuderlo solo sopra Teheran. Adesso su tutto il Paese. Anche la Giordania ha fatto lo stesso. 

Dopo l’inizio dell’attacco di Israele in Iran, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha dichiarato in un video che Israele ha colpito “il cuore del programma di arricchimento nucleare dell’Iran e i suoi sforzi per sviluppare un’arma nucleare”. Ha aggiunto che l’attacco ha preso di mira l’impianto principale di arricchimento a Natanz, nonché i principali scienziati nucleari iraniani coinvolti nello sviluppo della bomba e il nucleo del programma missilistico balistico del Paese. Il premier ha proseguito affermando che “l’operazione proseguirà finché sarà necessario”. E ha aggiunto che “l’Iran possiede ancora capacità significative per colpire Israele”. Prima dell’attacco Netanyahu “ha inserito ieri un bigliettino nel Muro Occidentale a Gerusalemme con la scritta ‘un popolo si rialza come un giovane leone e si innalza come un leone possente’”. Lo rende noto l’ufficio del premier facendo riferimento al concetto contenuto nel nome dell’operazione militare lanciata da Israele contro l’Iran, Rising Lion. La frase citata si trova nel Libro dei numeri dell’Antico Testamento ed è parte delle benedizioni pronunciate dal profeta Balaam (Bilam), nonostante fosse stato mandato a maledire il popolo d’Israele. L’aereo di Stato Wing of Zion si è alzato in volo durante l’attacco di Israele all’Iran, come era accaduto durante i raid dell’Idf nell’ottobre scorso. Il velivolo viene usato dal primo ministro Benyamin Netanyahu e dal presidente Isaac Herzog. Ecco quali sono, anche secondo fonti iraniane, le vittime eccellenti del raid israeliano. Mohammad Bagheri, dal 2016 era capo di stato maggiore delle forze armate della Repubblica Islamica dell’Iran, la più alta carica militare del Paese alla quale era stato nominato in sostituzione di Hassan Firouzabadi (che aveva ricoperto l’incarico per ventisette anni) dopo essere stato vice capo di stato maggiore per l’intelligence. Hossein Salami, maggior generale, comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione islamica, era nato nel 1960 a Golpayegan, nella provincia di Esfahan. Nel 1978 era all’Università di scienza e tecnologia dell’Iran, dove studiava ingegneria meccanica e un anno vide esplodere la rivoluzione khomeinista. Già nel 1980 entra in una divisione delle Guardie della rivoluzione impegnata nella guerra contro l’Iraq. Durante gli 8 anni di conflitto, Salami combatte nel Kurdistan iraniano e qui inizia davvero la sua carriera militare. Finita la guerra diventa comandante presso l’accademia militare delle Guardie della rivoluzione: è questo il ruolo che gli permette di avvicinarsi ai più alti ranghi dei pasdaran. Negli anni seguenti viene promosso comandante delle forze aeree. Dopo aver occupato man mano quasi tutte le cariche più importanti dell’organizzazione militare, nel 2019 viene nominato comandante capo del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica. Nelle grazie di Khamenei, maestro nell’uso della propaganda e della “guerra psicologica”, era tra le voci più dure nei confronti di Israele e del mondo occidentale.

Gholam Ali Rashid, Maggior generale aveva servito come comandante del quartier generale centrale di Khatam-al Anbiya, una sorta di genio militare responsabile anche per la realizzazione dei siti di arricchimento dell’uranio. In precedenza aveva prestato servizio come vice capo di stato maggiore delle forze armate iraniane ed era stato tra i comandanti con incarichi decisionali nella guerra con l’Iraq. Mohammad Ali Jafari, ex comandante dei Guardiani della Rivoluzione fu nominato nel 2007 e rimosso nel 2019 per lasciare il posto a Salami. Sotto la guida di Jafari, l’Irgc ha supportato il presidente siriano Bashar al-Assad nella guerra civile e ha combattuto a fianco delle milizie sciite contro l’Isis in Iraq. Mohammad Mehdi Tehranchi, fisico teorico iraniano, professore dell’Istituto di ricerca laser e plasma e il Dipartimento di Fisica dell’Università Shahid Beheshti, membro del consiglio di amministrazione e presidente dell’Università islamica Azad. È stato rettore della Filiale Centrale di Teheran dell’Università islamica Azad, dell’Università islamica Azad della Provincia di Teheran e dell’Università Shahid Beheshti. Fereydoon Abbasi, 67 anni, capo dell’Organizzazione per l’energia atomica dell’Iran dal 2011 al 2013 era stato anche eletto nel Parlamento iraniano. Era stato ferito in un tentativo di assassinio nel 2010. Coinvolto nello sviluppo dell’estrazione dell’uranio e della produzione di yellowcake era stato membro della Shahid Behesti University, ricercatore presso l’Istituto iraniano di Studi in Fisica Teorica e Matematica (Ipm) e professore associato presso l’Università Imam Hossein (Ihu), dove aveva guidato il gruppo di fisica. Era membro del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie.

L’obiettivo degli attacchi israeliani è stato danneggiare profondamente le capacità nucleari dell’Iran, comprese le strutture chiave, i presunti depositi di armi nucleari e i comandanti militari. La valutazione all’interno dell’apparato di sicurezza è che questo fosse il momento giusto e necessario per colpire – prima che l’Iran ricostruisca le difese distrutte nell’attacco israeliano molto meno profondo dello scorso ottobre, e in un momento in cui le informazioni sul programma iraniano sono considerate particolarmente solide. Sebbene Netanyahu abbia parlato dell’imminente liberazione del popolo iraniano dalla tirannia, l’obiettivo non è quello di accelerare direttamente un cambio di regime, ma solo di contrastare il pericolo rappresentato dal programma nucleare iraniano. Netanyahu ha anche fatto riferimento al programma missilistico balistico iraniano che è in forte espansione e, a prescindere dalla minaccia nucleare, costituisce di per sé un pericolo esistenziale, in grado di sopraffare le difese militari di Israele. D’altronde, negli ultimi anni, l’Iran ha aumentato notevolmente la portata del suo programma nucleare, in risposta al ritiro americano nel 2018 dall’accordo che avrebbe dovuto regolare le sue attività atomiche in cambio della revoca delle sanzioni internazionali. A metà maggio, Teheran disponeva di una scorta totale di uranio arricchito di 9.247,6 chili, ovvero 45 volte il limite autorizzato da quel patto noto con l’acronimo Jcpoa, secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Intanto, secondo fonti vicine alle forze di sicurezza israeliane, sarebbero state raccolte importanti informazioni di intelligence e sarebbero state condotte attività di sorveglianza per incriminare alti membri dell’apparato di difesa iraniano e scienziati nucleari, che sarebbero stati eliminati. Ciò sarebbe stato effettuato contestualmente a una campagna operativa segreta mirata al sistema missilistico strategico iraniano. Il Mossad avrebbe condotto una serie di operazioni segrete in Iran volte a danneggiare l’infrastruttura missilistica strategica e le capacità di difesa aerea dell’Iran. Nell’ambito delle loro attività, gli agenti del Mossad avrebbero eseguito misure significative per infiltrare grandi quantità di armi speciali, dispiegarle in tutto l’Iran e lanciarle verso obiettivi designati con precisione ed efficacia.

Aggiornato il 13 giugno 2025 alle ore 15:09