Sudan: una tragedia aggravata dal colera

Il Sudan vive la propria quotidianità in uno scenario dalle caratteristiche raccapriccianti. Un Paese con delle potenzialità economiche enormi legate alle risorse naturali, oro in testa, ma anche uranio, oltre una potenzialità rilevante di acqua proveniente dal sistema idrico generale del Nilo. Se tutte queste risorse fossero gestite in un contesto equilibrato potrebbero garantire un benessere diffuso. Ma proprio queste ricchezze naturali sono la causa di conflitti cruenti che saccheggiano le speranze del suo popolo. Criticità non solo nazionali, ricordando che il Paese è stretto tra due colossi come Etiopia ed Egitto, con i quali condivide, con complesse problematiche, le acque del Nilo. Inoltre, la guerra civile che si combatte in Sudan – il terzo Paese più grande dell’Africa – dall’aprile 2023 tra il generale Abdel Fattah al-Burhan, capo dell’esercito e de facto governatore del Paese dopo un colpo di Stato del 2021, e il suo ex braccio destro, Mohamed Hamdan Daglo, comandante delle milizie paramilitari Rsf, Forze di supporto rapido, ha creato una catastrofe umanitaria dalle proporzioni planetarie.

Vi è anche la questione delle interferenze internazionali, come la Russia con i suoi mercenari dell’Africa Corps, ex Wagner, che supportano le Rsf, e i Paesi arabi del Golfo come gli Emirati Arabi Uniti, che affiancano, con forniture strategiche l’esercito del Governo ufficiale guidato da al-Burhan. Il tutto acuisce la violenza del conflitto nel quadro di interessi economici e strategici dove l’oro del Paese occorre anche a Mosca per proseguire la guerra in Ucraina. Proprio droni tattici di fabbricazione russa sono stati utilizzati la settimana scorsa dalla milizia delle Forze di supporto rapido, per bombardare un deposito di carburante nella città di Kosti, situata circa 330 chilometri a sud di Khartoum, nello stato del Nilo Bianco, ed il quartier generale del governo locale. Ma se i combattimenti tra i gruppi rivali portano con sé morti e mutilati, ai quali si affiancano violenze, omicidi di minori e donne, e stupri di massa, da alcune settimane si stanno verificando anche morti a causa di una epidemia da colera.

Solo la settimana scorsa sono stati contati intorno a 200 morti a causa del colera. Va ricordato che questa infezione diarroica, è già endemica in Sudan, ma i contagi hanno avuto una crescita esponenziale e una virulenza impetuosa a causa del crollo delle infrastrutture igienico-sanitarie e idriche causate dalla guerra. Secondo l’Unocha, Ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli affari umanitari, la situazione in Sudan è aggravata anche dal fatto che il 90 per cento delle stazioni di pompaggio dell’acqua sono state distrutte, in un quadro dove il numero degli sfollati supera i 15 milioni. Fonti del Ministero della Salute sudanese rivelano che in questi ultimi dieci giorni i casi di colera sono quasi 2.800, e oltre il 90 per cento delle nuove infezioni si verifica nello Stato di Khartoum. Ma come possiamo intuire i dati sono decisamente inferiori alla realtà, in quanto il controllo capillare sui cittadini infettati è praticamente impossibile. Il tutto si fonde nella grave carenza di farmaci come soluzioni endovenose, la quasi totale assenza di attrezzature per la sterilizzazione e disinfettanti, ma anche la mancanza di fonti di acqua potabile.

In pratica, la diffusione del colera nell’area dello Stato di Khartoum, controllato dai “regolari”, è stata accentuata degli attacchi con droni sulle centrali elettriche dell’area effettuati dai ribelli. Una guerra biologica indiretta delle Rsf che togliendo corrente e distruggendo impianti rendono inutilizzabili i sistemi di trattamento delle acque del Nilo. Quindi i cittadini sono costretti a bere acqua direttamente dal Nilo o acquistare bottiglie di acqua dai venditori ambulanti, che spesso è la stessa del fiume. È proprio l’acqua non trattata la causa principale dell’esplosione  dell'epidemia di colera. Questa infezione intestinale acuta si diffonde, oltre che con l’acqua anche attraverso il cibo contaminato dal batterio Vibrio cholerae, spesso presente nelle feci, infezione che se non trattata può portare alla morte in poche ore.

Un collasso globale del Paese. A Khartoum tutti gli edifici sono stati lesionati. Anche il palazzo presidenziale è completamente distrutto. La città prima popolata da sette milioni di persone è semi deserta e risulta che speso i cadaveri si decompongono ai bordi delle strade. Sulla pista dell’aeroporto internazionale restano solo le carcasse degli aerei distrutti. Il conflitto fra le due fazioni ha raggiunto da tempo livelli di atrocità elevatissimi, entrambe le parti hanno fatto dello stupro di massa un’arma di guerra, anche se gli autori di tali violenze, come di consueto, utilizzano l’alibi della guerra per facili soddisfazioni. Un contesto di terrore e di insicurezza crescente e globale dove anche l’epidemia di colera funge da arma da guerra biologica, come avveniva anche in epoca medievale e moderna con la diffusione intenzionale di pestilenze.

Aggiornato il 03 giugno 2025 alle ore 10:08