
Dalla riapertura dei valichi per l’ingresso degli aiuti umanitari a Gaza, una settimana fa, si sono verificati almeno 110 episodi di saccheggio. Ad ammetterlo sono le Forze di difesa israeliane, che hanno attribuito le responsabilità non ad Hamas, bensì a tre distinti attori locali: gruppi di civili, bande armate e clan organizzati. Negli ultimi giorni, diversi utenti della Striscia attivi su X hanno segnalato la comparsa di una nuova milizia palestinese, legata a un individuo che si presenta con il nome di Yasser Abu Shabab. La sua immagine è apparsa sui social, accompagnata da post in cui oppositori di Hamas lo paragonano a figure terroristiche.
Secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, Abu Shabab appartiene a una numerosa famiglia beduina di Rafah ed è conosciuto come un personaggio influente e “radicato nel tessuto sociale locale”. In passato ha scontato pene detentive nelle carceri di Hamas per reati comuni. Durante una precedente ondata di saccheggi nel sud della Striscia, nel 2023, lui e i suoi uomini furono indicati come i principali responsabili del furto di aiuti. Intervistato dal Washington Post nel novembre 2024, Abu Shabab non ha completamente respinto le accuse, affermando che il suo gruppo evitava di prendere provviste destinate ai bambini e spiegando che le sue azioni erano motivate dalla disperazione, poiché “Hamas non aveva lasciato nulla”. In rete circolano video che mostrano uomini armati a Gaza in tenuta militare standard con la scritta “Servizio antiterrorismo” impressa sulle uniformi in inglese e in arabo. Lo stesso Abu Shabab ha pubblicato una foto su Facebook in cui imbraccia un Kalashnikov, dichiarando di collaborare con organizzazioni umanitarie internazionali “per garantire la consegna di camion di farina ai campi profughi”. Alcune fonti palestinesi però, non sono d’accordo. E lo accusano di cooperare con Israele.
Nel frattempo, l’Idf ha confermato l’avvio delle operazioni in due dei quattro centri di distribuzione di aiuti recentemente allestiti nella Striscia. Migliaia di famiglie palestinesi hanno ricevuto pacchi alimentari nelle ultime ore. I siti sono gestiti da una compagnia di sicurezza privata americana, mentre l’esercito israeliano controlla le aree circostanti per ragioni di sicurezza. Tre centri si trovano a Tel Sultan, nell’area meridionale di Rafah, mentre il quarto è situato nel corridoio di Netzarim, a sud di Gaza City. “L’istituzione dei centri di distribuzione è avvenuta nel corso degli ultimi mesi, facilitata dai vertici politici israeliani e in coordinamento con il governo degli Stati Uniti”, si legge nella prima dichiarazione ufficiale dell’Idf sul nuovo sistema di aiuti.
Hamas, dal canto suo, ha duramente criticato l’iniziativa. In una nota diffusa dal Ministero degli Interni della Striscia, il movimento islamista ha affermato che “il tentativo dell’ingresso degli aiuti attraverso un nuovo meccanismo fallirà. Invitiamo il nostro popolo ad agire responsabilmente in queste difficili circostanze”. Nel contempo, secondo quanto riferito da testimoni locali e confermato dall’emittente israeliana Channel 12, Hamas ha avviato la distribuzione gratuita di viveri nella zona umanitaria di Al-Mawasi. Intanto, il canale Inner Front, affiliato al movimento, ha minacciato che chiunque riceva cibo dalla Gaza Humanitarian Foundation (GhF) sarà “accolto con cura”.
Aggiornato il 27 maggio 2025 alle ore 16:48