La Francia sotto assedio: la pericolosa avanzata dell’Islam politico

In Francia si continua a parlare di islamizzazione con un misto di preoccupazione, reticenza e, troppo spesso, complice silenzio. Ma ciò che emerge dai più recenti rapporti istituzionali non può più essere ignorato: la presenza dei Fratelli Musulmani sul territorio francese non è solo religiosa, ma chiaramente politica, strutturata e strategicamente infiltrata in settori chiave della società. Un rapporto riservato del Ministero dell’Interno francese, trapelato recentemente sulla stampa, ha confermato ciò che da anni denunciamo: i Fratelli Musulmani non sono semplicemente una confraternita spirituale. Sono una rete transnazionale che, sotto l’apparenza di moderazione e legalità, persegue un progetto politico che mira alla creazione di una società islamizzata dall’interno, in aperto contrasto con i valori laici e repubblicani. In Francia esistono oggi circa 2.500 moschee, e almeno 400 di queste sono sotto il controllo diretto o indiretto dell’Uoif, la branca francese della Fratellanza.

È qui che si annida il cuore ideologico dell’Islam politico. Gran parte di queste strutture religiose riceve finanziamenti da Paesi esteri, che veicolano non solo denaro, ma anche visioni teocratiche del mondo incompatibili con la democrazia. L’obiettivo non è solo pregare, ma formare una nuova élite islamista. Lì dove si insegna il Corano, si insegna anche la separazione dalla società occidentale, il rifiuto dell’integrazione, la costruzione di un’identità alternativa a quella repubblicana. Alcune scuole, pur operando legalmente, diffondono una cultura dell’alterità e della diffidenza verso lo Stato. E nelle università si segnalano casi crescenti di radicalizzazione, con giovani che abbandonano la vita pubblica per abbracciare una visione rigorista e politicamente militante dell’Islamismo. Il fondamentalismo della fratellanza non si accontenta della sfera religiosa. Opera attraverso associazioni culturali, Ong e centri sociali, ma si inserisce anche nel dibattito politico, cercando di influenzare elezioni locali e nazionali. In alcuni quartieri, i loro rappresentanti sono diventati interlocutori privilegiati delle istituzioni.

Ma dietro la facciata del “dialogo interreligioso” c’è una precisa strategia: conquistare spazi di potere per poi rimodellare la società secondo una visione teocratica. Servono azioni concrete: vigilanza sui finanziamenti, chiusura delle associazioni che diffondono odio o ideologie anti-repubblicane, formazione obbligatoria degli imam in Francia, con programmi approvati dallo Stato. Ma soprattutto, serve coraggio politico. Perché oggi, combattere l’infiltrazione dell’Islam politico non è solo una questione di sicurezza, ma una battaglia per la libertà, l’uguaglianza e la laicità. L’Islam dei Fratelli Musulmani non è una religione, ma un progetto ideologico totalizzante. E se la Francia, e l’Europa intera, non vorranno svegliarsi, sarà troppo tardi, dovranno cominciare a chiamare le cose con il loro nome.

(*) Tratto da Alma News 24.it

Aggiornato il 27 maggio 2025 alle ore 09:15