Trump sente anche Zelensky, ora “pace possibile”

Scambi di prigionieri, vertici per la pace e un fragile cessate il fuoco parziale. Tutti i punti che Donald Trump e Vladimir Putin hanno vagliato insieme, sono stati poi riportati a Volodymyr Zelensky. I passaggi diplomatici verso la pace stanno aumentando, ma almeno la situazione non è in stallo. Anche se la guerra, nonostante tutto, continua a imperversare. “Siamo sulla buona strada”, ha scritto il tycoon su Truth Social, definendo “ottima” la sua conversazione con Zelensky, durata quasi un’ora. Il presidente americano è convinto che le posizioni di Russia e Ucraina si stiano avvicinando, e ora toccherà ai negoziatori affinare i dettagli nei prossimi giorni. Anche Zelensky si è mostrato fiducioso, parlando di un confronto “franco” e “sostanziale”. “Abbiamo concordato che Kiev e Washington dovrebbero continuare a lavorare insieme per raggiungere una vera fine alla guerra. Crediamo che insieme all’America, al presidente Trump e sotto la guida americana, si possa raggiungere una pace duratura quest’anno”, ha scritto il capo di Stato su X.

Uno dei punti chiave del colloquio è stata la richiesta di nuovi sistemi di difesa aerea da parte di Kiev. Trump, pur rimanendo fedele alla sua linea di non inviare armi direttamente dall’arsenale americano, ha promesso di aiutare l’Ucraina a ottenere i Patriot da altri Paesi. “Il presidente ha acconsentito a lavorare insieme per aiutare a trovare ciò che è disponibile, soprattutto in Europa”, si legge nella nota rilasciata dal senatore repubblicano Marco Rubio. Un compromesso che permette a Trump di evitare lo scontro con il Congresso – dove la resistenza repubblicana agli aiuti militari è sempre più forte – ma che allo stesso tempo garantisce a Zelensky il supporto di cui ha bisogno per contrastare i missili russi.

Se sui Patriot Trump è rimasto cauto, su un altro fronte ha avanzato una proposta decisamente più audace: gli Stati Uniti potrebbero assumere un ruolo nella gestione delle centrali elettriche e nucleari ucraine. “La proprietà americana di queste centrali rappresenterebbe la migliore protezione per tale infrastruttura e il miglior supporto per l’energia ucraina”, si legge nel resoconto della telefonata. Un’idea a dir poco scaltra del tycoon, che a Roma si direbbe che l’ha buttata lì. Il settore energetico è da mesi uno dei fronti più delicati della guerra, con attacchi continui alle infrastrutture. L’ipotesi di un coinvolgimento americano potrebbe offrire maggiore sicurezza a Kiev, ma al tempo stesso rischia di inasprire la tensione con il Cremlino.

Un altro punto affrontato nel colloquio riguarda i bambini ucraini deportati in Russia, un tema particolarmente sentito da Zelensky. Trump ha promesso di impegnarsi per riportarli a casa, anche se non è chiaro con quali strumenti o pressioni diplomatiche. In cambio, Kiev ha accettato di fermare gli attacchi alle infrastrutture civili russe, un passo che rientra nella proposta russa di tregua parziale. “Gli ucraini vogliono la pace, motivo per cui l’Ucraina ha accettato la proposta di un cessate il fuoco incondizionato”, ha spiegato Zelensky.

E nonostante le aperture diplomatiche, il conflitto non mostra segni di rallentamento. Da Mosca arrivano accuse di cinque offensive ucraine nella regione di Belgorod, con 57 droni abbattuti in diverse zone della Russia e sul Mar d’Azov. Kiev, invece, denuncia attacchi russi mirati alle infrastrutture energetiche, con due missili balistici Iskander-M, quattro missili S-300 e 145 droni lanciati contro la regione di Dnipropetrovsk, colpendo la rete elettrica che alimenta le ferrovie. Nel frattempo, lo scambio di 175 prigionieri di guerra per parte è stato completato con successo. Tra questi, Mosca ha consegnato 22 soldati ucraini gravemente feriti, definendo l’operazione un “gesto di buona volontà”.

Aggiornato il 20 marzo 2025 alle ore 15:10