
Per quanto tempo domineranno il Partito repubblicano? L’attuale clima rivoluzionario è innaturale per i conservatori e finirà. Do al movimento Maga un altro decennio al massimo.
Il fiasco di venerdì, con il presidente Donald Trump che ha intimidito e insultato il leader ucraino, Volodymyr Zelensky, è considerato uno dei peggiori incidenti diplomatici nella storia degli Stati Uniti. Ciò mi mortifica come americano e conservatore, e soprattutto come uno che, con riluttanza, ha votato per Trump alle elezioni presidenziali del 2020 e del 2024. Ho votato per Trump perché intende ribaltare i controlli lassisti alle frontiere e demolire lo Stato amministrativo (le agenzie del potere esecutivo che scrivono, giudicano e applicano le proprie leggi), le istituzioni educative progressiste, le preferenze razziali e l’ideologia gender “woke”. Ma Trump 2.0 in poco più di un mese ha spinto me, un conservatore tradizionale, a concordare con i democratici su molte questioni chiave: che la Russia ha iniziato la guerra contro l’Ucraina e deve essere sconfitta, che l’America ha bisogno del libero scambio, di una forte alleanza Nato, di leggi anti-corruzione, di libertà di stampa, di una magistratura indipendente e del federalismo. Inoltre, ho fiducia nei vaccini, diffido delle criptovalute e rispetto l’esito delle elezioni presidenziali del 2020.
Queste divergenze con il Partito repubblicano hanno fatto sì che dopo 48 anni di lealtà al partito, ora mi ritrovi ad essere politicamente indipendente. Come siamo arrivati fin qui? La personalità di Donald Trump non è la risposta: lui è chi è. Piuttosto, la causa sta nel fatto che i repubblicani lo hanno scelto come loro leader tre volte. Come ha potuto un partito storicamente sobrio, discreto e associato a sale riunioni e country club, mettere da parte i politici convenzionali in favore di un outsider immorale, avido, litigioso, egocentrico, incoerente, impulsivo e volgare? In breve, la storia inizia nella turbolenta metà degli anni Sessanta, quando i radicali si scatenarono (nelle manifestazioni di protesta organizzate a Chicago nel 1968), dopodiché i liberal si spinsero troppo a sinistra (George McGovern) e divennero troppo morbidi (si pensi alla cosiddetta crisi degli ostaggi, sequestrati in Iran per 444 giorni). Quegli eccessi e quelle debolezze suscitarono la reazione del Morning in America guidata da Ronald Reagan, un clamoroso successo dei conservatori che spinse i democratici a tornare al centro, ad adottare la terza via ed eleggere Bill Clinton come presidente.
Ma negli anni Novanta, apparentemente tranquilli, una Sinistra rinvigorita ripudiò quel centrismo e si preparò alla lotta. La Battaglia di Seattle funse da spettacolare festa di debutto alla fine del 1999. Comparsi apparentemente dal nulla, circa 40mila manifestanti si riversarono nelle strade di Seattle in occasione del vertice dell’Organizzazione mondiale del commercio scontrandosi con la polizia e presero il controllo di gran parte del centro della città. Un anno dopo, le elezioni presidenziali del 2000, il cui esito rimase incerto, portarono alla rabbia liberal contro George W. Bush (che Charles Krauthammer definì “Bush derangement syndrome”). Le due presidenze di Barack Obama confermarono poi la virata a sinistra dei democratici. La destra reagì con una rabbia insolita, esemplificata per prima dal movimento del Tea Party. In modo significativo, l’intellettuale David Horowitz ha criticato i conservatori per la loro eccessiva cortesia e si è definito “un ex radicale (inviato) ai conservatori per insegnare loro le cattive maniere”, ovvero l’adozione dei metodi degli attivisti di sinistra. Le sconfitte elettorali di due candidati repubblicani moderati alla presidenza, il senatore John McCain dell’Arizona, nel 2008, e l’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney, nel 2012, hanno alimentato la frustrazione, preparando il terreno per l’intemperante Trump.
Il tycoon è riuscito a sfruttare il mix di rabbia, disprezzo e radicalismo. Come ha affermato il presidente della Camera Paul Ryan, Trump “ha sentito una voce in questo Paese che nessun altro ha sentito”. I sostenitori di Make America Great Again hanno iniziato a idolatrarlo e a considerarlo un genio degli scacchi a 4 dimensioni, seguendolo ovunque li conducesse, non importa quanto fosse triviale (Grab 'em), infantile (Little Marco), corrotto ($Trump), mendace (stop the steal), agitatore (6 gennaio 2021), imperialista (Canada, Groenlandia, Panama, Gaza), senza scrupoli (i minerali ucraini) o anti-conservatore (grande governo, enormi deficit). I sostenitori del Maga lo hanno acclamato per aver infranto i tabù, violato le norme e fatto infuriare gli oppositori. Si sono perfino rallegrati quando è stato condannato come un criminale. Da parte sua, Trump è diventato quasi una divinità passando dall’avere la delicatezza di un elefante in un negozio di porcellane all’essere un uomo forte, esperto, altamente qualificato e determinato. Contrastato dagli “adulti nella stanza” durante il suo primo mandato, ora esige e riceve obbedienza alla sua immagine arrogante. Si definisce “re” e flirta con un terzo mandato incostituzionale. La sua cosiddetta strategia “flood-the-zone”, inondare la zona, travolge gli oppositori e apre potenzialmente la strada all’acquisizione di poteri senza precedenti nella storia degli Stati Uniti.
Questo momento pericoloso solleva interrogativi sul futuro di questo conservatorismo arrabbiato. Mi aspetto che il movimento Maga ecceda, tagliando i bilanci con una motosega anziché con un bisturi e indebolendo gli Stati Uniti a livello internazionale. Il suo programma radicale fallirà senza ottenere grandi risultati. I conservatori ripenseranno all’intera parentesi come un imbarazzante periodo di caos, eccessi e culto della personalità. Mi aspetto che questa situazione anomala e i fallimenti esauriranno lo stato d’animo rivoluzionario che attualmente domina il Partito repubblicano. Il Maga non sopravvivrà un altro decennio, dopo di che torneranno le buone maniere, insieme all’etica, alla coerenza, alla competenza e ai principi. Nel frattempo, rimango un conservatore, indipendente e decisamente non affiliato.
(*) Tratto da Middle East Forum
(**) Traduzione a cura di Angelita La Spada
Aggiornato il 06 marzo 2025 alle ore 09:35