Ppe: bisogna rivedere il Green Deal

Una sterzata alle politiche climatiche. Secondo il Partito popolare europeo, scuderia della presidente della Commissione Ursula von der Leyen, c’è bisogno di una proposta che punta a rendere la transizione ecologica più vicina al Paese reale, e quindi alle esigenze dei cittadini europei. Con previa conferenza stampa, il Ppe ha presentato un documento di sei pagine dove sì ribadisce l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, ma cambiando alcune regole dell’agognato Green Deal. Il messaggio? L’ambiente è una priorità, ma servono pragmatismo e realismo. Tra le proposte più significative c’è l’anticipo al 2025 della revisione delle normative sulle emissioni di CO2 per le auto, attualmente prevista per il 2026. Non solo: il Ppe vuole che, accanto agli e-fuel, trovino spazio anche i biocarburanti nel processo di decarbonizzazione. Alla base c’è un concetto semplice ma potente: la neutralità tecnologica. Tradotto, significa che tutte le soluzioni utili a ridurre le emissioni devono avere pari dignità, senza favorire una tecnologia rispetto alle altre. Una visione che tra le righe – ma neanche troppo – sembra strizzare l’occhio anche alle richieste italiane, spesso in rotta con Berlino su questi temi.

Ma non finisce qui. Il Partito popolare propone di utilizzare i proventi delle sanzioni per il mancato rispetto dei target di emissione in modo più mirato. Oggi quei soldi finiscono nel calderone del bilancio generale dell’Ue. Domani, secondo i Popolari, potrebbero finanziare infrastrutture di ricarica, incentivi per le famiglie e progetti per digitalizzare il settore automotive. Un modo, insomma, per trasformare le multe in opportunità. Non tutti, però, sono d’accordo. Wopke Hoekstra, il commissario europeo per il Clima e membro dello stesso partito di von der Leyen, ha parlato di prudenza. “Le aziende hanno bisogno di regole stabili, non di cambiare gioco ogni volta che si incontrano difficoltà”, ha dichiarato a Politico. Il riferimento ai troppi aggiustamenti della Commissione che rischiano di creare incertezza è chiaro. Un lusso che in questo momento il settore industriale non può permettersi.

Nello stivale questa presa di coscienza del Ppe è stata accolta con piacere. In primis da Letizia Moratti, europarlamentare di Forza Italia, che ha mostrato entusiasmo verso le proposte dei Popolari. Per lei, salvare il settore automobilistico è una questione di sopravvivenza. “Parliamo di quasi 14 milioni di posti di lavoro e di un contributo al Pil europeo che sfiora il 7 per cento. Dietro ogni fabbrica che chiude ci sono famiglie e competenze che rischiamo di perdere per sempre”, ha detto senza giri di parole. Il problema, per Moratti, è che il mercato non è pronto per un passaggio totale allelettrico. “Le infrastrutture sono poche, i prezzi sono ancora troppo alti. Oggi l’auto elettrica è un privilegio, non può diventare un obbligo imposto con scadenze rigide. L’Europa non può puntare su un solo cavallo per ridurre le emissioni, deve tenere aperte più strade”, ha chiosato l’europarlamentare azzurra.

Aggiornato il 12 dicembre 2024 alle ore 15:08