Il cappio iraniano si stringe

Dopo diverse revisioni tra Parlamento e Consiglio dei Guardiani, l’Iran ha approvato una nuova legge, sempre incentrata sulla “protezione della famiglia tramite la promozione della cultura della castità e dell’hijab”, che prevede l’utilizzo di telecamere per individuare tutte le donne che non portano il velo o comunque lo portano nella maniera ritenuta non corretta. Tutte coloro che verranno segnalate, rischiano fino a 15 anni di carcere.

I dettagli della nuova legge iraniana sull’hijab, che comprende 74 articoli e sarà ufficialmente comunicata alle agenzie di controllo il 13 dicembre, sono stati svelati sabato scorso dal governo, ed includono requisiti per istituire gruppi “popolari” incaricati di emettere avvertimenti verbali e scritti agli individui che non rispettano la nuova legge.

La nuova legge criminalizza anche “l’incoraggiamento” alla violazione delle regole dell’hijab, così come la “derisione e gli insulti” nei confronti delle donne che lo indossano: tali reati saranno punibili con multe in denaro, rifiuto del permesso di uscita per lasciare il Paese, divieto da sei mesi a due anni di attività sui social media, pena detentiva da due a sei anni o 74 frustate.

Domenica, in un tweet, l’attivista della diaspora Elham Omidvari ha criticato l’enfasi posta sul permettere ai “cittadini stranieri” di emettere avvertimenti sull’hijab agli iraniani. Ha sostenuto che la legge sull’hijab dovrebbe essere contrastata nella sua interezza, poiché viola fondamentalmente i diritti umani fondamentali delle donne iraniane.

Ma questa legge, oltre a prendere di mira le donne con il pretesto di far rispettare le regole dell’hijab, impone severe sanzioni anche ai dipendenti pubblici, agli imprenditori e a tutti coloro che rifiutano di collaborare con le misure di applicazione del regime. Coloro che non denunciano o agiscono contro individui che si oppongono all’hijab obbligatorio, o che si rifiutano di far rispettare la legge, rischiano punizioni che includono dai cinque ai sei anni di sospensione dal servizio pubblico, multe equivalenti a due o sei mesi di reddito d’impresa, e altre sanzioni pecuniarie.

Il regime sta continuando a stringere il cappio al collo che ha messo a tutti i cittadini iraniani, uomini o donne che siano. E sarebbe arrivato il momento di una piena condanna da parte della comunità internazionale.

Aggiornato il 02 dicembre 2024 alle ore 16:57