#Albait. C’erano una volta i buoni. E tu c’eri?

Un tempo, eravamo tutti convinti che un americano che avesse tentato di assaltare un palazzo del potere sarebbe stato sepolto dalla storia e dal popolo americano. Nei film americani questa realtà era palese.

Poi è arrivato House of Cards. Più spregevole e più machiavellico era il disegno, più riusciva.

Kevin Spacey, interprete del cinico protagonista della serie, Frank Underwood, è stato però travolto dallo scandalo per molestie sessuali. Sulla spinta della protesta del “Me too”, in difesa delle donne molestate nel mondo del cinema, l’attore si ritrova con il contratto rescisso all’istante. Il programma cancellato e tolto da tutte le piattaforme. Passa il tempo. Kevin Spacey è assolto. La sua vita devastata. Frank Underwood torna sulle piattaforme e possiamo vederlo di nuovo. Riabilitato Underwood, meno Kevin Spacey.

Donald Trump ha subito le stesse accuse di Spacey. Ha patteggiato un paio di accordi per evitare i processi. Potrebbe anche essere colpevole. Ma non ha sofferto inciampi di vita. Non solo molestie. Trump ha anche assistito, forse spronato, alcuni suoi sostenitori che assaltavano il Campidoglio. Una figura come quella trumpiana sarebbe stata tra i cattivi perfetti, cinematograficamente parlando.

Invece ha vinto le elezioni. Gli americani lo hanno scelto. Gli hanno garantito la maggioranza nelle due camere. Può contare su una maggioranza sicura alla Corte Suprema. Una concentrazione di potere enorme, per gli standard americani.

Trump è stato accusato anche di fascismo. In Europa taluni intensificano adesso questa accusa.

È bene dire che l’accusa di fascismo negli Usa è inconsistente. Gli americani sanno cosa sia il socialismo, che osteggiano in automatico, ma non hanno opinioni sul fascismo. In Europa, al contrario, per molti il fascismo è oggi questione superata.

Come ogni idea, il fascismo non è affatto superato. Le elaborazioni comunicative contemporanee, dense di studi di Programmazione Neuro Linguistica e propaganda pura, hanno disinnescato il potenziale descrittivo della parola. Il ricorso esasperato all’accusa di fascismo in contesti fuori luogo, ne hanno distrutto il potere evocativo e anche accusatorio. In sostanza, in parte per la vergogna dei fascisti a chiamarsi in questo modo, in parte per il vizio di molti di dare del fascista a chiunque, l’idea della fine del fascismo è stata sdoganata. Ma il fenomeno che la parola descrive non evapora.

Ora la domanda seria: Trump è fascista?

La risposta è no.

Ha fatto dichiarazioni pesanti, come quella di voler usare la Guardia Nazionale contro i “nemici interni”, ma resta nel perimetro delle libertà, degli emendamenti e delle garanzie della costituzione americana. Il fascismo poi ha caratteristiche precise: azione giustificata in sé stessa, assenza di ideologia, riconoscimento nel capo che incarna la nazione, negazione della sottomissione del capo a regole, disprezzo per democrazia, costituzionalismo, assemblee parlamentari, istituzioni.

Da questo punto di vista, è più facile riconoscere queste caratteristiche in alcune formazioni politiche europee che non in Trump. A destra come a sinistra, spesso, si realizzano autentici attacchi a organi costituzionali, rei di promulgare atti contrari ad una sorta di morale superiore. In questo si integra la famosa coincidenza tra fascisti e comunisti. Non a caso, in Italia è nato un partito dove confluiscono fascisti e comunisti. Poiché esiste questa realtà, esistono sia i fascisti che i comunisti. E Trump non c’entra.

Cosa non piace di Trump agli europei?

Innanzitutto, è americano. Molti in Europa disprezzano gli Usa per la loro ricchezza e potere. Fantastichiamo di essere colonia americana. Chi afferma questa sciocchezza, ha in odio Trump o Harris, senza differenze. Per i pro-Harris, Trump ha anche altri difetti: Ha minacciato i “nemici interni” di essere perseguiti dalla Guardia Nazionale; ha fatto apprezzamenti pesanti su cose e persone con parole come cretino e incapace; ha mimato atti sessuali in convention pubbliche; ha invitato a usare epiteti peripatetici per descrivere la sua avversaria e chiunque lo abbia criticato. Trump è inelegante, sessista, anche razzista e volgare. È vero.

Ma è stato votato anche dai neri, dagli asiatici, dai latinos e dagli italiani perché con linguaggio semplice e diretto, perché ha fatto a pezzi la cultura woke, ha seguito l’idea della realtà di due sessi naturali, ha criticato l’ambientalismo esasperato, affermato la centralità delle donne e gli uomini nell’ambiente terrestre.

Fermo restando che ognuno deve essere libero di vivere come meglio crede, le critiche a Trump partono dall’idea dem di voler costruire mondi paralleli, secondo un modello di società “superiore”, figlia di un iperuranio, quello sì inesistente.

La politica discende dalle scienze umane. Nelle scienze umane, le cose che esistono non si devono dimostrare. Esistono. L’uomo esiste, la donna esiste, la volontà della specie umana di piegare l’esistente al proprio benessere esiste ed è naturale. Dobbiamo fare attenzione a non fare troppi danni alla Terra, il nostro pianeta, ma non c’è dubbio che la tendenza di otto miliardi di donne e uomini, gender o no, sarà quella di sopravvivere tutti. Negare l’uomo in favore di un fantomatico ambiente naturale che rifiuterebbe l’uomo è innaturale per noi.

In Europa, quel che non piace di Trump è anche una questione politica: vuole farci pagare la copertura dell’ombrello di difesa americano. Per un continente che è tuttora il maggiore aggregato economico del pianeta non dovrebbe essere un problema. La somma della spesa per la difesa dei singoli Paesi europei supera e di molto quella russa. Tecnologicamente siamo tra le elites mondiali. Ci manca però uno Stato Europeo. Senza quello, un esercito unico è impossibile.

Se non avremo questa Europa nazione sarà inutile proseguire con gli insulti al nuovo Presidente americano. L’alternativa è pagare o andare per la nostra strada. Possiamo farlo. Proprio perché non siamo una colonia americana. Trump lo ha chiarito.

C’era una volta un mondo nel quale l’America ci proteggeva e ci garantiva anche sviluppo. Ora i tempi sono cambiati. Li abbiamo cambiati noi e anche gli altri popoli del mondo. E tu c’eri, mentre i tempi cambiavano? La risposta è sì, non puoi mentire. Ora decidiamo che fare.

Aggiornato il 08 novembre 2024 alle ore 10:41