La guerra globale nord-sud: le alleanze-ombra

Ha ragione Vladimir Putin: l’Occidente libero è moralmente in guerra contro di lui. Motivo? Noi crediamo che esista il Diritto internazionale e vi sia un “giudice a Berlino” (in grado, cioè, di condannare nazisti, stalinisti e autocrati di ogni tipo), mentre “lui” la pensa all’opposto, tenendo in nessun conto la condanna della Corte internazionale nei suoi confronti, e violando impunemente in armi i confini internazionali. Evento quest’ultimo che ha riportato in Europa, dopo ottanta anni di pace, la guerra imperialista granderussa per la riconquista di terre nel cuore dell’Europa. Ora, Putin arriva a sostenere che l’America e l’Inghilterra sarebbero direttamente in guerra (magari per proxy?) contro di lui, se dovessero autorizzare Kiev a utilizzare missili a lungo raggio, in grado di colpire in profondità il territorio russo e di smantellare le linee di rifornimento (ferrovie e strade) verso il fronte del “suo” esercito invasore. Bene, allora non si capisce per quale ragione le diplomazie occidentali non gridino forte e chiaro, prendendo per buono e ineccepibile il ragionamento di Mosca, come sia “teleologicamente” conseguente per l’Ucraina e i suoi alleati ritenersi direttamente attaccati e, perciò, in guerra con Iran e Corea del Nord, che fanno la stessa cosa nei confronti dei rifornimenti di armi avanzate a Putin, in grado di colpire in tutto il territorio ucraino e anche molto oltre (cioè, i Paesi Baltici e la Polonia, Paesi Nato!). Ora, a un’attenta analisi, questa lamentatio da parte dell’uomo forte del Cremlino appare del tutto fuori luogo. Come ampiamente analizzato in precedenza, la guerra russo-ucraina è una sorta di sabba infernale degli strumenti di jamming, per cui chi è un passo tecnologico più avanti del suo avversario riesce a deviare un numero percentualmente molto elevato di missili e droni, allontanandoli dai loro bersagli prefissati.

E la Cina? Come la dobbiamo considerare in tutto questo gioco di “cache-cache”? Putin, se non avesse i semiconduttori cinesi necessari a rendere “intelligenti” i sistemi a guida gps dei suoi missili, avrebbe già dovuto ritirarsi da un pezzo dal Donbass. Piuttosto, diciamola tutta: Putin deve ringraziare “San Joe Biden” e la pusillanimità dell’Occidente se, al momento dell’invasione, non è stata dichiarata immediatamente la “No-fly-zone” sull’Ucraina, che avrebbe fatto fare alla ipertrofica Armata rossa la stessa fine delle interminabili colonne di mezzi iracheni, bruciati e devastati dai caccia anti-tank americani nel 1991, a seguito dell’invasione del Kuwait da parte di Saddam Hussein. E identica sorte, sarebbe toccata a quei 60 chilometri di mezzi blindati russi che procedevano arrogantemente, nei giorni successivi al 24 febbraio 2022, verso la conquista senza colpo ferire della capitale ucraina, forti dell’assoluta mancanza di copertura aerea da parte di Kiev. Se Putin oggi può assistere ancora alla parata sulla Piazza rossa lo deve proprio al cuore bianco, anzi bianchissimo, di questo Global North che avrebbe dovuto replicare, ogni volta che i suoi ventriloqui minacciavano l’Armageddon nucleare, che per ogni testata che dovesse essere utilizzata contro di noi, ne avrebbe ricevute decine in risposta, visto che tecnologicamente il vantaggio della controreplica è sempre dalla nostra parte. “Lui”, al posto nostro, non avrebbe avuto nessuno scrupolo a farlo, se ne può stare certi. E, a quel punto, persino i mandarini di Pechino avrebbero capito che la candela non valeva il gioco planetario della supremazia armata, visto che anche i cinesi senza la globalizzazione ricadrebbero nella più totale miseria di un secolo fa.

Ora, piuttosto, Vladimir Putin dovrebbe spiegare al mondo intero perché ha scelto proprio Cina e Iran come compagni di viaggio, in quella che si può definire la più bieca delle alleanze tra autocrati. Storicamente, infatti, i tre rispettivi imperi non sono mai andati molto d’accordo. Anzi, per nulla, dato che storicamente si sono combattuti senza esclusione di colpi per il controllo delle rotte commerciali terrestri e marine. Il loro riavvicinamento ha una sola causa: il comune contrasto all’egemonia americana e alle sue sanzioni ai danni di Mosca e Teheran che, qualora vincesse Donald Trump, sarebbero estese anche a Pechino. Questo perché la Cina è stata tre volte scorretta nei confronti degli Usa, per quanto riguarda le seguenti questioni fondamentali: il sostegno indiretto alla Russia e alla sua economia di guerra; la concorrenza sleale sui mercati internazionali, sussidiando con capitali di Stato la manifattura di beni destinati all’esportazione, con tanto di dumping e vendite sottocosto; le forniture illegali agli hub latinoamericani dei cartelli della droga di tonnellate di principi attivi per la fabbricazione di Fentalyn che, a oggi, provoca per overdose qualcosa come centomila morti all’anno di cittadini statunitensi. Questa sì che è una guerra globale contro le nuove generazioni occidentali!

E così, senza nessuna ideologia a supporto, in alternativa alla democrazia e allo Stato di diritto occidentali, il trio di autocrati va costruendo un mondo multipolare alternativo e antagonista a quello della pax americana, di cui si iniziano a vedere gli effetti destabilizzanti con le due guerre in corso in Ucraina e a Gaza. Per la loro alleanza, soprattutto di natura economica, hanno scelto un contenitore opaco come quello dei Brics che dovrà strategicamente costituirsi in area di libero scambio tariff-free, con un suo sistema di pagamento che estrometta il circuito Swift del dollaro, e costruisca nuove Vie della seta in grado di bypassare quelle oggi controllate dall’Occidente. Un vero incubo per il Global North. Infatti, un simile asse anti-occidentale esteso all’India sarebbe in grado di ignorare qualsiasi sanzione, vincere tutte le guerre e attrarre nella sua orbita molte altre autocrazie e Paesi in bilico. Del resto, il cerchio dei Brics allargati si chiude economicamente alla perfezione, visto che ne farebbero parte i tre principali petrostati (Russia, Iran, Venezuela) assieme ai più forti consumatori di energia fossile del mondo, come Cina e India. È a questo che serve la guerra di Putin?

Aggiornato il 16 settembre 2024 alle ore 10:22